REFERENDUM – IO VOTO  “NO”

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Una vera riforma sarebbe dovuto essere votata punto per punto per due scopi : il primo, perché si sarebbe spersonalizzata, come dovrebbe essere, automaticamente, solo così ci sarebbe stato il trionfo della vera democrazia, una riforma popolare decisa dal popolo sovrano. Al secondo posto metterei quella possibilità per ogni elettore di votare, mettendo la sua mente ed il suo intendere per quei quesiti che riteneva condivisibili ed avrebbe potuto votare contro quelli che riteneva ingiusti secondo il suo modo di vedere, oppure avrebbe potuto addirittura non ritirare la scheda  e votare solo quelli a cui è interessato.

Renzi ha voluto fare una prova di forza ed ora si trova con il Paese spaccato a metà con la probabilità di perdere non solo il referendum  ma addirittura il governo lasciando una economia in coma o quasi. Fuorchè,  conoscendo lo stato economico non abbia giocato la carta, “dopo di me la fine”

Be, non mi sembra una buona ragione. Io non credo assolutamente che dopo di lui il deserto, L’Italia non è la Grecia, se salta il nostro Paese non c’è Europa, se salta il banco Italia, altre economie farebbero una brutta fine, molto peggiore della nostra. Ma a questo è meglio non pensare. Di certo una cosa;io non vado a votare sotto paura: voglio esprimere il mio voto in piena libertà valutando tutti i punti di questa riforma.

Partendo dal primo punto, IL NUOVO SENATO, per il sottoscritto, accettando la soluzione Renzi, quella di diminuire il numero dei Parlamentari, la soluzione migliore sarebbe stata quella della totale abolizione. Sarebbe stato sufficiente  rimodulare il regolamento della Conferenza Stato Regioni, trasformando quell’Organismo in Conferenza (o, che dir si voglia) Stato – Istituzioni Territoriali, ottenendo così un vero tangibile risparmio di spesa, in quanto, non solo  sarebbero venuti a mancare i 335 Senatori, ma anche il personale avrebbe potuto avere un grosso taglio ed al personale del nuovo organismo si sarebbe potuto e dovuto applicare un nuovo contratto, quello del pubblico impiego. Ma, ritengo che una sforbiciata significativa si sarebbe potuta dare anche per la Camera dei Deputati: se si fosse pensato di ridurli di 200 unità, l’emanazione delle leggi avrebbe potuto avere una accelerazione non indifferente ed anche qui con un risparmio di spesa molto superiore a quello insignificante che ci viene prospettato con tanto clamore.

Come arrivare a questo tipo di riforma è abbastanza semplice: Renzi avrebbe potuto arrivarci nello stesso modo con cui è arrivato a quella attuale. Io ritengo che avrebbe trovato molte adesioni in Parlamento ed anziché farla a colpi di maggioranza sicuramente, avrebbe ottenuto il plauso del Paese.

Altra cosa non condividibile è la soppressione, toutcourt, del Titolo V. E’ giusto che lo Stato non debba rimanere bloccato nella costruzione di una autostrada che serve  a tutte le Regioni che questa attraversa, solo perché una di queste con le sue regole ambientali si oppone? Ma non è neppure giusto che un giorno qualsiasi salta fuori che ci sono scorie nucleari da smaltire e così, a caso, magari scegliendo quella più debole per economia e rappresentanza, lo Stato centrale penalizza quella regione in modo insindacabile e, tutti zitti, perché così è deciso. E’ vero che molto bello sarebbe che il cittadino di Pozzallo (estremo sud della Sicilia) ha il diritto di essere curato esattamente come quello di San Pellegrino Terme (estremo nord della Lombardia) e in questo caso andrebbe bene l’abolizione del Titolo V. Visto però che le Regioni, previste dalla Costituzione, esistono, nate dopo varie traversie ed arrivate sino alla tanto sospirata riforma Bastianini,  delle due l’una o le manteniamo magari rivedendo alcuni passaggi, oppure, piuttosto che “svuotarle” dei presupposti fondamentali, aboliamole.

Soppressione del CNEL. Male si è fatto a non abolirlo a suo tempo quando ci fu l’eliminazione degli Enti Inutili ( fine anni ottanta – inizio anni novanta), non serve a nulla ora così come non serviva a nulla allora, fatto salvo dover sostenere un presidente ex parlamentare trombato o un ex ministro prestato temporaneamente alla politica in difficoltà per mantenere la famiglia.  Punto questo che avrebbe ottenuto il massimo del plauso da parte dell’elettorato.

Si è preferito inglobare tutto in un’unica legge referendaria che prevede anche altri punti che ritengo controversi e comunque non accettabili come ad esempio l’aumento sproporzionato delle firme per la presentazione di leggi di iniziativa popolare. Mi si obietterà che, però, quelle leggi devono essere discusse, indicandone anche il periodo, che nel passato e sino ad oggi è difficile fare memoria su qualche legge popolare passata in Parlamento e sia stata emanata. Balle, i regolamenti parlamentari vengono fatti all’interno dell’organismo e si possono mutare ogni qual volta se ne ritenga necessario, è sufficiente riunire la conferenza dei capogruppo. Con le maggioranze bulgare che potrebbero saltar fuori dalla legge elettorale attualmente votata, in attesa dei risultati referendari,  chi ha la maggioranza può fare tutto, anche saltare la Costituzione.

Su tutte queste considerazioni che, ne Renzi, ne i suoi scherani, bisogna riconoscere, non si stanno risparmiando nel “battere” tutte le piazze d’Italia di dare una costante presenza in tutte le tribune radiofoniche e televisive, non hanno mai chiarito questi punti  al cittadino elettore al quale spesso si vorrebbe dare la patente dell’imbecille, il risultato finale è  uno stato palpabile di scontento che potrebbe portare ad una vittoria   del NO. In ogni caso io raccomanderei mai a chi mi legge di andare al buio, consiglio invece di leggersi quei punti che ho citato come esempio, ma non solo quelli, farsi una propria idea e non lasciarsi incantare dal canto delle sirene,  consiglio di fare una breve riflessione per valutare  e votare secondo il proprio pensiero.

Il mio, per quello che vale, è NO