Al duo Salvini-Meloni La vittoria ha fatto perdere la testa

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Forse sarà il tormentone della politica di questa strana calda estate che, inevitabilmente, precede  le elezioni politiche. La campagna elettorale è iniziata? Io sono propenso a dire che, in questi ultimi anni di berluscongrillsalvinmelonrenzismo, non si è mai interrotta, a prescindere che si vada al voto negli ultimi mesi del 2017 o nei primi sei mesi del 2018. Se si da uno sguardo alla cabala, non vi è dubbio che a votare si andrà nel 18, il 17 è un numero che porta sfiga, specie ai piddini che non ammetteranno mai, anche quando, come in quest’ultima tornata amministrativa, hanno preso una tale asfaltata da far invidia alle strade italiane e, principalmente a quelle romane, notoriamente, piene di buche.

Gli unici a non lagnarsi, anzi, per dirla con Brunetta, quelli del centrodestra è “una moderta vittoria”, oltretutto, aggiungo io, ottenuta con il concorso grillino e le alte astensioni, fanno, talvolta, perdere la testa a certi politici d’assalto. E’ accaduto anche dopo i ballottaggi che hanno premiato il centro-destra con i populisti che, presi da un entusiasmo eccessivo capace di portare a cocenti delusioni, lanciano in coro la sfida ad un Silvio Berlusconi, sempre più al centro della scena politica italiana.

Prima il leghista Matteo Salvini, poi addirittura con maggior foga una Giorgia Meloni formato missino puro pongono quasi un dicktat: o si piega al “metodo Toti” in salsa leghista-sovranista o addio alleanza, quelli andranno da soli verso il sol dell’avvenire  certi di vincere. Follia politica pura, questa, abbaglio colossale come un miraggio in pieno deserto del Sahara.

Il leader leghista, che con finta modestia si dice disposto a fare, personalmente, un passo indietro, ma non sul programma che lo vuole a trazione populista, rilancia il “modello Toti”, ma senza Alfano, che pure a Genova è stato determinante, e propone una legge elettorale maggioritaria. Ancora più dura la big di Fratelli d’Italia, probabilmente eccitata dai sindaci presi a Pistoia ed a l’Aquila, dimenticando le percentuali ottenute dai singoli partiti di centrodestra e l’attività elettorale svolta nel capoluogo abruzzese da personaggi come Gianni Letta e dall’ex-capo della protezione civile Bertolaso.  Leggete queste frasi della scatenata Meloni: “basta inciuci con Renzi, Silvio faccia una scelta, altrimenti avanti da soli”. “il Cavaliere parla di moderazione, ma è una categoria politica che non esiste. E’ il tempo di noi populisti”. Ed ancora : “tra me, Matteo e Toti c’è gioco di squadra  così possiamo vincere le elezioni.”  Vi risparmio il resto che è tutto un inno al sovranismo, al populismo, al politicamente scorretto, dimenticando, oltretutto, che su questo piano sono più credibili i grillini, i quali, non a caso, hanno rettificato la loro linea, meno populista, meno anti-Bruxelles.

Dimenticano quello che pare il trio Lescano della politica, l’altissimo astensionismo, il fatto che la stragrande maggioranza degli aventi diritto al voto hanno disertato le urne, segno di una crescente sfiducia   verso gli attuali protagonisti nelle istituzioni. Il rilancio di Silvio Berlusconi, pur costretto a star fuori dal Senato per quello che fu un colpo di mano allora avallato anche da Renzi ed accettato dagli alfaniani. Appare significativo perché l’aumento di consensi a Forza Italia è dovuta soprattutto alla sua leadership  che propone con chiarezza una coalizione di centrodestra  “liberale, moderata, basata su radici cristiane”, ispirata  al PPE ed a quelle esperienze di centrodestra “vincenti in tutta Europa e oggi anche in Italia”.

Siamo, come si vede, agli antipodi della linea proposta dal duo populista e inserita nel “metodo Toti”. C’è da meravigliarsi, quindi, se il Cavaliere insiste sul sistema elettorale proporzionale che pare ora convinca anche Matteo Renzi che rilancia il Consultellum adeguato al Senato, convincente anche per Grillo e tale da lasciare in sospeso le alleanze post-voto se nessuno conquista il 40%. Anche il Pd, in sostanza, eviterebbe in questo modo qualsiasi discorso di collegamento con la sinistra, in particolare Pisapia, spostandosi, così, più al centro e potendo sperare di attrarre   elettori moderati  come farà, ancor più proprio Forza Italia senza avere la palla dell’estremismo populista.

Si è aperta, così, di nuovo, se mai s’era chiusa, una partita apparentemente tripolare  perché, poi, nella sostanza  è giocata al centro, con un po’ di sinistra da un lato(pd) ed un po’ di destra moderata(Forza Italia) dall’altro, ossia con due giocatori destinati, probabilmente, ad incontrarsi per costruire il famoso Partito della Nazione .