“PRIMA O POI DOVEVA SUCCEDERE”

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“Prima o poi doveva succedere”, a parlare è un turista che assiste alla scena di un’ambulanza del 118 che, arrivata a sirena spiegata all’ingresso della spiaggia di Rena di Ponente a Capo Testa per soccorrere una signora colpita da un malessere, ha trovato difficoltà a raggiungere la spiaggia e quindi la signora che era riversa a terra sulla sabbia assistita da alcuni bagnanti volenterosi, si è trovata in difficoltà sia per raggiungere la paziente che per fare manovra e rientrare nella strada provinciale.
Sostenere che queste cose non devono accadere è una tale ovvietà difficile da credere, eppure succede e non è neppure la prima volta, queste situazioni si verificano tutte le volte che qualsiasi mezzo delle Istituzioni deve entrare nell’arenile per qualsiasi motivo di servizio. Nei mesi estivi, ci si trova con le solite difficoltà, poi, il solito biasimo seguito dall’indifferenza di chi invece dovrebbe preoccuparsi di questi problemi. La voce comune dove tutti coloro che vedono e ne parlano è verso il Comune che dicono essere indifferente ai problemi dei turisti. E li la solita tiritera: “Noi veniamo qui a spendere i nostri soldi, il posto è bello ma alla nostra sicurezza non ci tiene nessuno”.
Vedo Salvatore, titolare di una concessione demaniale che assiste sconsolato e impotente sia alle manovre dell’ambulanza che e con l’orecchio attento alle lamentele, mi vede e dice: “Vedi, anche questa volta, almeno spero, è andata bene, la signora ha avuto un malore e, da profano sembra non sia una cosa grave, sembra abbia calpestato una ‘tracina’ e noi sappiamo che di quella puntura pur essendo dolorosissima e se non sopraggiungono altri motivi, come uno choc anafilattico, non si muore, pensa se si trattasse di un infarto, un arresto cardiaco, problemi di annegamento, il paziente aspetta le manovre dell’ambulanza”?
Gli faccio notare la stradina di accesso al mare è quella e non si capisce cosa si possa fare, visto che ai lati vi sono proprietà private e lo spazio è quello.
“ Su questo argomento si potrebbe scrivere un romanzo di appendice e andare avanti a puntante giornaliere per qualche mese -aggiunge Salvatore-. Allora, sappi, anche la strada è privata, siamo tutti abusivi, tu, io, le Istituzioni, i mezzi di soccorso e chiunque voglia raggiungere l’arenile. Capisci l’assurdità il Demanio ci da le concessioni, noi e gli ospiti potremmo raggiungere l’arenile solo attraverso una teleferica. Forse per prendere qualche provvedimento per mettere ordine, si aspetta che ci scappi il morto oppure che la mattina, il Sindaco o un suo delegato con relativa fascia tricolore accompagnato dalla polizia municipale, si metta li e appellandosi a necessità di ordine pubblico non permetta al pubblico di raggiungere l’arenile per godersi una giornata di mare”.
Non ti sembra di esagerare?
“Assolutamente no. Non se ricordi, tanti anni fa successe qualcosa del genere: era il tempo dei figli dei fiori, questi avevano scoperto Cala Grande e le sue grotte e le avevano occupate, come è tutt’ora. Al proprietario dei terreni attraversati non andava bene e un bel giorno decise di mettere un cancello, ebbene, il Sindaco, fascia in spalla e ruspa al seguito, lo fece abbattere perché, secondo lui, ai figli dei fiori doveva essere permesso di raggiungere il loro paradiso. Ricordi come è andata a finire? Il proprietario ha rimesso il cancello è il Sindaco è tornato ad amministrare il suo Comune con le pive nel sacco. Questo è quanto”.
Tu pensi che possa succedere ancora?
“Mi auguro di no, comunque, spero tanto che quei tempi siano passati anche se il problema persiste ed i disagi continuano. Nessuno sembra rendersi conto del problema, nessuno sembra apprezzare la delicatezza del posto, una grande spiaggia senza un ingresso se non questo abusivo, un istmo che dovrebbe essere considerato quasi un monumento, un’opera d’arte della natura, piena di vincoli, alla quale si può fare violenza senza che alcuno provveda a prenderne la difesa, poi, arriva un’ambulanza, non può fare manovra, in qualche modo riesce a districarsi e tutto prosegue come prima”.
Salvatore, scusami ma, le soluzioni?
“Sono stanco ripetere sempre le stesse cose. Ci vuole una soluzione drastica, non so quale istituzione debba intervenire , ci vuole il coraggio di procedere ad un esproprio, che si proceda a fare le cose per bene, mettere le cose in modo che sia garantita la sicurezza, che siano tutelati tutti i vincoli che, credo, una zona sic richiede. Credo di aver detto le cose fondamentali e l’augurio che faccio più da cittadino che da operatore, anche se per me e per quelli come me, è ragione di vita”.
Consentimi di associarmi al tuo augurio, sperando che qualcosa riesca a muoversi in senso positivo, ber il bene di tutti. L’Amministrazione comunale non può rimanere sorda, speriamo tutti che faccia sentire la sua voce.