Ma qual è il vero obiettivo di Renzi?

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Sono in molti, soprattutto tra gli osservatori stranieri, a domandarsi : ma qual è il vero obiettivo di Renzi? Sarà che io ancora penso ancora vecchia maniera e non sottovaluto Renzi, pur non condividendolo. Il suo scopo, viste e assodate le difficoltà che ha dentro e fuori casa, punta tutto sul Partito della Nazione raggiungibile con le elezioni anticipate ad ottobre, prima, cioè, del referendum costituzionale. Ci arriverebbe votando con il Consultellum, ossia con la legge elettorale uscita dalla sentenza della Suprema Corte che ha dichiarato incostituzionale il “Porcellum”, sul quale si reggono l’attuale Parlamento e i governi a guida Pd. Il sistema sarebbe proporzionale con sbarramento al 4% per la Camera senza premio maggioranza che rimarrebbe per il Senato ancora in piedi come in passato. Ogni partito andrebbe, così, alle urne per proprio conto, tolto le alleanze obbligate per superare lo sbarramento: alfaniani-casiniani-Scelta Civica al centro, Sel-fuori-usciti dai dem e altri sull’estrema sinistra, ad esempio, con il ritorno dei verdiani alla casa madre berlusconiana e il ricompattamento degli spezzoni della destra.

Molto probabilmente nessuno vincerebbe al Senato e, così, ecco come per miracolo venire fuori una maggioranza che, in breve tempo, si riunisce nel Partito della Nazione, in realtà un centrosinistra vecchia maniera, cioè un grande centro insieme ad una sinistra moderata con Renzi che torna alle origini centriste ,mentre una parte degli ex-diesse se ne va, riscoprendo i vecchi amori. Il risultato sarebbe che chi, in Italia e all’estero (soprattutto certi poteri forti ) voleva far fuori il segretario-premier si troverebbe con un pugno di mosche in mano e sarebbe costretto a cambiare strategia. L’unica variante potrebbe essere la posizione dei verdiniani che per accelerare l’uscita dal PD della sinistra che contesta Renzi, entrino nel partito del segretario-premier.

Solo seguendo questo filo logico si può comprendere, a mio avviso, ammesso che in politica esista ancora una logica, l’atteggiamento di Renzi. Che sa bene di avere molti nemici, ad iniziare dagli States dove l’improvvisa, imprevista e recente morte di un suo potente sponsor, l’oriundo siciliano Scalia che dominava la Corte Suprema Usa, l’ha privato di un sostegno forse fondamentale. E altri nemici se ne procura di continuo, ampliando la platea degli anti-renziani che, ora, comprende anche alcuni ex-suoi amici, costringendo qualche osservatore a ripetersi la domanda: ma qual è il vero obiettivo di Matteo?

Proporre, ad esempio, la tregua alla minoranza dem, sia abbinando elezioni amministrative al referendum costituzionale, sia inviando la Boschi sul podio della Direzione Pd non per scusarsi, come chiedeva Cuperlo, per l’offesa rivolta a quella parte non secondaria di minoranza dem tentata di votare “no” a quel referendum, ma a confermare brutalmente l’insulto. Non è, certo, questa la via per risolvere la frattura interna nè lo è l’apparente concessione di anticipare il Congresso dopo ottobre perché spinge gli oppositori interni a rimarcare – come ha fatto Speranza – la diversità di posizioni rispetto alle impostazioni renziane.

L’ultima clamorosa dimostrazione di questa volontà di crearsi avversari viene dall’aver posto, alla Camera, la fiducia sulle Unioni Civili, scatenando anche l’ira dei grillini impossibilitati a discutere gli emendamenti ad una legge da essi ritenuta restrittiva e, quindi, da correggere. Il risultato è che anche gli scarsi benefici in voti alle “amministrative” sperati dal segretario-premier con un antidemocratica accelerazione, quando a Montecitorio non c’erano, come al Senato, possibili problemi di maggioranza, verranno ampiamente superati delle dure polemiche dei 5Stelle e, soprattutto, dalla reazione dei cattolici che hanno ritenuto il ricorso alla fiducia su una legge per essi così controversa, una vera e propria sfida. Non a caso Massimo Gandolini, presidente del Comitato Difendiamo i nostri figli” e portavoce del Family Day, Renzi va fermato, ce lo ricorderemo al referendum “, Non a caso, soprattutto, il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, solitamente molto cauto, abituato a smussare gli angoli invece di alimentare contrasti, è stato costretto, lui strettamente collegato a Papa Francesco e in predicato di essere il prossimo presidente dei vescovi italiani, a prendere decisa posizione , definendo una forzatura il voto di fiducia che “è una sconfitta per tutti” e ricordando il valore della “ famiglia fatta di padre, madre e figli” e il dovere per i politici di tutelarla.

Forse – direte – Renzi ha sbagliato nel valutare i “pro” ed i “contro” nel porre la fiducia per le Unioni Civili . Forse, ma il risultato è per lui pessimo e quel che accade sulla scena politica e sociale, col “tutti contro tutti”, dimostra che si tratta di errori voluti. Si possono dire peste e corna del segretario-premier, ma non che non conosca almeno la furbizia, dunque siamo dinnanzi ad una precisa strategia.

Il fatto è che la situazione generale è sempre più preoccupante con la quasi disgregazione dell’Ue, le crescenti difficoltà di gestire l’arrivo di altre masse di disperati dall’Africa e dall’Asia, la Banca Centrale Europea che insiste sulla pericolosità di un debito pubblico eccessivo, la deflazione che rende difficile una ripresa esaltata dal governo,ma negata dalle cifre . Aggiungete la fiducia al lumicino , appena il 3%, nei confronti degli attuali partiti, la rabbia dei cittadini per una corruzione sempre più estesa, i sondaggi che danno, per la prima volta, il “no” vincente nel referendum d’ottobre ed il Pd sorpassato dai 5Stelle, beh , probabilmente converrete con me che non siamo in presenza tanto di errori da parte di Renzi, quanto di un “piano” messo in atto per sopravvivere politicamente, andando al voto anticipato per far sorgere dalle macerie il Partito della Nazione.

Il “tanti nemici tanto onore” , il “tanti nemici perché cambio l’Italia”, il ripetere : “stavo rinnovando l’Italia per portarla fuori dalle secche di una crisi che altri avevano provocato, me l’hanno impedito per un Parlamento eletto con una legge incostituzionale e frutto delle logiche del passato. Votatemi” potrebbe anche funzionare e, male che vada, far emergere una maggioranza più logica e coesa di quella attuale, esprimendo,comunque, un leader accettato ed avallato, finalmente, dal voto popolare.

Cosa penserà di tutto questo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella , sempre a rispettare i dettati costituzionali ed a tutelare gli interessi dei cittadini? Questa è la vera incognita del segretario-presidente in attesa del novembre elettorale negli Usa.

La tregua impossibile proposta da Renzi

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Ieri, i telegiornali ed oggi i quotidiani ci hanno proposto Renzi in tutte le salse. A sentire lui sino al prossimo referendum dovrebbe esserci un continuo martellare di “strusciamento” ed un attaccarsi sugli specchi, tutto perchè, convincere la sua opposizione interna a restargli accanto. Insomma, chiede una tregua impossibile alla minoranza. Ma, l’appello all’unità è caduto, di fatto, nel vuoto sia perché il segretario-premier non ha fatto alcuna concessione sulla legge elettorale ed ha collegato l’impegno per le amministrative al “sì” al referendum sulla riforma costituzione, sia per l’intervento improvvido della Boschi che non solo non si è scusata come richiesto da Cuperlo per aver accusato chi tra i dem sostiene il “no” referendario aè praticamente uguale a Casapound, ma addirittura, ribadendo quell’infelice equazione. Aggiungete che l’aver anticipato il Congresso dopo il 15 ottobre, giorno in cui i cittadini si pronunzieranno sulla riforma costituzionale, non farà altro che accentuare le divisioni interne. Non a caso uno dei leader della minoranza come Speranza, pur confermando che si impegnerà nelle amministrative, non ha escluso di candidarsi alla segreteria per sostenere una alternativa politica a Renzi, come a dire il centro-sinistra contro il partito della nazione .

“Come fai sbagli” direbbe qualche renziano, parafrasando un recente sceneggiato televisivo e ribadendo le accuse della maggioranza dem secondo la quale la sinistra interna critica aprioristicamente segretario e governo. Il fatto è che le previsioni elettorali in grandi città come Roma, Milano e Napoli sono fosche per il Pd e sulla stessa linea si pongono i sondaggi per le “politiche” visto che i grillini, per la prima volta, superano il Pd, 28,4% contro il 28%, mentre in testa sarebbe, se unito- fatto molto incerto – , il centrodestra (oltre il 30% anche con la Destra e senza gli alfaniani) con la Lega stabile al 13 e Forza Italia che, con il 12,6%, è in crescita. Né può confortare Renzi il primo sondaggio che vede prevalere il “no” nel referendum, quel “no” sostenuto con forza da cinquanta costituzionalisti, tra i quali ben sette ex-presidenti della Suprema Corte, tutti definiti con disprezzo “archeologi” dal segretario-premier.

In queste condizioni la tregua proposta (vocabolo infelice – ha rilevato Speranza- perché presuppone una guerra) non ha alcuna possibilità di essere realmente accettata. Forse, in parte, per le amministrative, ma la vedo difficile, ad esempio, a Roma, dove i dalemiani simpatizzano per Marchini, ed a Napoli, dove pesa l’esclusione di un big come Bassolino.

Né credo sia un messaggio positivo per Renzi il convegno tenutosi a Bologna per ricordare Beniamino Andreatta, proprio in contemporanea con la Direzione dei dem, disertata da un personaggio del calibro di Pier Luigi Bersani per essere alla riunione emiliana insieme a Romano Prodi ed Enrico Letta. Baci ed abbracci tra i tre -riferiscono òeagenzie-, battute dirette e indirette nei confronti di Renzi per sottolineare il suo egocentrismo, il suo ignorare che “la politica è il noi, non è l’io” (Letta); per ricordare la stagione dell’Ulivo con il “siamo gli ex-giovanotti della sinistra di Governo” (Bersani). Ci si è messo anche Prodi a far battute e quando ha visto il caloroso abbraccio tra Letta e Bersani è subito accordo anche lui a fare altrettanto, dicendo: “volevo venire tra i reduci”, chiaro riferimento alla dispregiativa definizione renziana di ex-leader ulivisti che non la pensano come lui. E lì, in quel convegno bolognese, non sono mancate dure critiche alla legge elettorale che “non va bene” e “va cambiata”, cavallo di battaglia della sinistra dem che, in Parlamento, ha, con poche defezioni, votato la riforma costituzionale, sempre abbinando quel “sì” alla richiesta di modificare l’”Italicum”, proposta respinta da Renzi anche di recente.

In questa situazione parlare di tregua mi sembra, di fatto, impossibile e la Boschi, che non prende quasi mai la parola nella Direzione Pd, come ha ammesso, questa volta l’ha fatto per dare uno schiaffone verbale ad uno dei due leader della minoranza, ossia Cuperlo che voleva le scuse boschiane perchè profondamente offeso dalla ministra, secondo la quale chi sostiene il no referendario vota come Casapound, quasi politicamente accomunando due inconciliabili ed antitetiche posizioni politiche.

Non credo sia questa la strada per ottenere la tregua renziana. E l’aver unito, come ha fatto il segretario-premier, campagna elettorale per le amministrative del 5 giugno e campagna per il “sì” nel referendum costituzionale del 15 ottobre non farà che peggiorare la situazione. Era questo che si voleva? Qualche maligno dirà di sì. Io invece sostengo: “Che sia la volta buona?”.

Ma Renzi ha davvero innovato il sistema?

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Stavo rivedendo alcuni documenti che conservo per verificare ciò che scrivo periodicamente ed ho ritrovato, dei vecchi appunti scritti su Renzi allora sindaco di Firenze. Allora discerneva sull’esigenza di realizzare un centrosinistra vecchia maniera, ossia un grande centro alleato di una sinistra riformista,  perché rispondente alla realtà largamente maggioritaria del nostro Paese. Sosteneva pure, che lui  era per quella soluzione politica, ammettendo che, però, era allora difficile da realizzarsi. Arrivato al vertice del Pd, dopo  voto un popolare,  quel centrosinistra d’antan riecheggiava nella sua linea programmatica, tanto   che, poi, lo premiò largamente nelle elezioni europee, suscitò non poche speranza di poter giungere, con lui, ad un reale cambiamento di sistema. Speranze alimentate ancor più con la sua conquista, forse un pò forzata, di Palazzo Chigi.

A due anni di distanza è possibile, per ciascun di noi, tracciare un bilancio  e, quindi, valutare se Matteo Renzi ha mantenuto le promesse. Ad ottobre, salvo colpi di scena come una crisi di governo, tutti i cittadini-elettori saranno chiamati ad esprimere un giudizio sulle riforme costituzionali attuate e, per volontà espressa dallo stesso segretario-premier, di fatto su Renzi e la sua leadership, quindi una specie di plebiscito nei suoi confronti. Se il giudizio degli italiani fosse negativo ha già annunciato che se ne andrebbe a casa . Eccesso di sicurezza? Convinzione, condivisa da non pochi, che al momento attuale non esistano alternative a lui  e, quindi, questa circostanza giocherà a suo favore? Forse un po’ dell’una ipotesi ed un po’ dell’altra. Di certo, sta rischiando molto anche perché quella che definisce “alleanza contro “, ovviamente di lui, esiste ed è alimentata anche da venti d’oltre-oceano, né credo che la Merkel e lo stesso Hollande  siano proprio neutrali. Inoltre la presa di posizione negativa  su quelle riforme da parte di una cinquantina  di studiosi ed esperti, compresi vari presidenti della Corte Costituzionale, non è proprio un bel segnale. Probabilmente sul Senato si poteva fare meglio e, per la Camera, il ballottaggio tra coalizioni sarebbe stato più logico. Dire, comunque, che è tutto da buttare, mi sembra eccessivo anche se il quesito così secco , sì o no, costringe ad una ovvia scelta secca  e persino i cinquanta  big-oppositori delle riforme lo sottolineano, ammettendo, così, di fatto che qualcosa di buono c’è pure nelle proposte approvate da un Parlamento oltretutto eletto da una legge  che la Suprema Corte ha giudicato anticostituzionale. Un bel pasticcio, non vi pare? Comunque, in autunno dovremo pronunciarci sulla riforma e su Matteo Renzi.  Sarà una lunga, durissima campagna elettorale, sempre salvo colpi di scena e sarà bene valutare, con attenzione, tutte le opinioni, tutti i giudizi per esprimere un voto consapevole. Un voto che incide fortemente sul nostro futuro. Per questo ho tirato fuori quei documenti dove era abbastanza chiara la linea di Renzi, in quel periodo. E’ passato un po di tempo ed ognuno può farsi una sua idea se ha mantenuto o no le promesse  di realizzare un profondo cambiamento. Lui sostiene di averlo fatto. A voi  cittadini-elettori il giudizio finale.      

L’appello-sfida di Renzi: sarà “guerra” fino a ottobre

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Da oggi sino al vero referendum, quello confermativo d’ottobre sulle riforme costituzionali,  sarà “guerra politica” tra il segretario-premier ed i suoi oppositori. Matteo Renzi, infatti, li ha apertamente e duramente sfidati con la sua dichiarazione in TV a reti unificate a commento  del  quorum non raggiunto dai referendari sulle trivelle.

Il suo appello, dal tono  apparentemente  patriottico  del vogliamoci bene nell’interesse dell’Italia, smettiamola con le polemiche, collaboriamo uniti per risolvere i problemi  ancora sul tappeto, è stato invelenito con le brucianti accuse rivolte agli anti-renziani di non essere in sintonia con il Paese, quindi lontanissimi dalla realtà  perché chiusi nell’autoreferenzialità dei social network (strano lo dica lui che di questi strumenti abusa…) e negli interessi personali.

Il messaggio, ovviamente, è per tutti , a partire dalle opposizioni parlamentari che hanno presentato, oltretutto, una nuova  mozione di sfiducia al governo, a mio avviso, sbagliando. Lo è, però, in particolare per la minoranza del Pd , per i  sei presidenti  dem di Regioni che, insieme a   due del centrodestra, avevano promosso il referendum sulle trivelle  e che, ora, sul piede di guerra nei confronti del presidente-premier con il governatore della Puglia , il battagliero Emiliano , il quale  ha immediatamente replicato: “il premier manca di rispetto:14 milioni di italiani alle urne vanno ascoltati.” E altri referendari sottolineano  l’oltre il 50% della Basilicata, il 42,64 della Puglia, il 37,88 % del Veneto  ed il fatto  che gli ultimi referendum, a parte quello sulle acque, abbiamo registrato affluenze del 25 e del 23%, mentre ieri, nonostante i ripetuti inviti di Renzi, spalleggiato da Napolitano, il disimpegno della Cgil anti-renziana , la scarsità di informazioni ,di dibattiti, la demagogia dei posti di lavoro che si sarebbero persi   , si è giunti al 32%   ed il si’ ha ottenuto ben l’85,8%.

Credo non abbiano torto a sottolineare, come ha fatto Emiliano, che  anche questi milioni di italiani meritino rispetto  e non possono essere trattati  come fossero nemici della patria .  Qui, nell’euforia dello scampato pericolo, Renzi    ha sbagliato  e dovrebbe considerare con maggiore attenzione il significato di quei votanti che possono costituire una forte base , per lui pericolosa, per il vero referendum, cioè quello  di autunno , dove  entrerà in campo contro la riforma costituzionale anche una discreta  parte di coloro che si sono ieri astenuti dal voto . Lo sa bene il segretario-premier  visto in tv un po’ nervoso, secondo alcuni osservatori, a me è sembrato solo molto deciso  nel far comprendere  ai suoi oppositori nel Pd  e, forse, a una parte di Forza Italia:  ultimo appello, venite con me, collaborate o sarete emarginati.

Il fatto è che l’ex-sindaco di Firenze sta giocandosi tutto  da qui ad ottobre. E si sente accerchiato, con quella che ha definito “grande alleanza” contro di lui, a partire da certe inchieste sulle banche e delle iniziative della Procura di Potenza  che ha inquisito persino un sottosegretario del Pd, un vice-presidente di Confidustria e personaggi   del giro dem, costringendo persino  la ministra Guidi a dimettersi. E siamo solo all’inizio delle indagini, mentre è stata bloccata l’estrazione del petrolio in alcuni siti della Basilicata con danni non secondari sotto il profilo economico .

Aggiungete gli attacchi e le richieste di dimissioni nei confronti della ministra Boschi,  segretaria generale della Fondazione Open, nata sulle ceneri della  Big Bang  e come essa cassaforte  renziana nel senso che lì confluiscono le donazioni per l’attività cultural-politica, compresa la Leopolda, e per le primarie. Né può lasciare tranquillo il segretario-premier  una situazione economica incerta sia  per le stime al ribasso sul Pil, sia per l’inflazione  sotto lo zero, rispetto all’anno scorso, negli ultimi due mesi e,quindi, con lo spettro della deflazione che, ormai, aleggia in tutta la zona euro.

Da tutto questo la volontà di uscire  da quella che vede come una gabbia politica e di giocare a tutto campo, sperando che il ministro dell’Economia Padoan , che gli fu imposto da Napolitano e che considera troppo amico di D’Alema, non gli blocchi, come ha fatto con gli 80 euro per le pensioni minime, la diminuzione delle tasse proprio prima del referendum autunnale. Sarebbe, infatti, questa la mossa che gli consentirebbe di presentarsi come lo statista del fare, del cambiamento positivo , ostacolato dai vecchi e nuovi partiti, da chi lucra  rendite di posizione e non intende mollarle.

Certo, il tentativo di dire ai suoi oppositori interni: avete perso, smettetela con le polemiche, collaborate con me ed avrete un futuro politico  non credo scaldi il cuore dei Cuperlo, degli Speranza e compagni. Anzi, li indurrà ad   usare  toni più duri e iniziative più incisive.  Renzi, probabilmente, ne è convinto, ma deve farlo per non dimostrarsi arroccato in quello che i maligni definiscono “cerchio magico”, ma pronto al dialogo ed all’incontro  nell’interesse, sì, del Pd, ma soprattutto del Paese .

Sa anche, il premier, che ha alleati infidi negli alfaniani  che insistono a chiedere, come i resti di Scelta Civica e la sinistra dem, cambiamenti all’Italicum , soprattutto  sostituendo il ballottaggio tra partiti con quello tra coalizioni; cambiamenti che non intenderebbe concedere. Ecco un’altra sfida, forse un modo  per sottolineare: hanno votato la riforma, ma, poi, pensano al loro particolare, agli interessi di bottega, non a quelli dei cittadini, non alla stabilità del governo. Di nuovo: o io o “loro”, ”io o il caos”, giocando sull’antipolitica, sul discredito delle attuali forze politiche.

Così, con atti concreti, può anche vincere la partita di autunno, semprecché non vi siano, prima, incidenti di percorso   come sperano e forse tentano di preparare certi ambienti di oltre-oceano.  Di certo, Renzi non se ne starà con le mai in mano ad attendere gli eventi. Non è nel suo stile e cercherà di anticiparli, di provocarli  , presentandosi sempre  più come l’uomo di Stato che ha solo a cuore gli interessi del Paese.

Non gli sarà, sicuramente , facile, ma ci proverà: Statene certi.

Un Parlamento eletto con una legge incostituzionale … partorisce un’aborto di riforma costituzionale

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Dice il segretario-premier, commentando il definitivo varo parlamentare della riforma costituzionale: ”ora l’Italia è il Paese più  più stabile d’Europa”. Poi, pomposamente, aggiunge: “Siamo entrati nella Terza Repubblica”. Riferendosi, inoltre, al referendum  confermativo d’ottobre. necessario per l’art. 138 della Costituzione perché la riforma non ha avuto i necessari due-terzi di voti in ambedue le Camere, ha trasformato quell’indispensabile appuntamento  in un plebiscito nei suoi confronti, annunciando: “ad ottobre mi gioco tutto, se il referendum non passa andrò a casa”.

Più cauta un ‘esultante ministra Boschi che, in Tv, dopo gli abbracci e le congratulazioni di molti renziani od aspiranti tali, dichiara: “oggi godiamoci questo momento: è un giorno storico  per un risultato storico. Poi penseremo al dopo”. E, per la verità, il “ dopo” non s’annunzia facile sia perché sono già scesi in campo, anche in piazza Montecitorio a manifestare mentre la maggioranza votava, gli esponenti del Comitato del “no” che annovera fior di costituzionalisti; sia perché la minoranza del Pd ha, sì, votato a favore della riforma, ma criticamente, cioè chiedendo, con una nota ufficiale firmata da Cuperlo, Speranza e Lo Giudice (a nome di tutte le componenti  dell’opposizione interna) di riaprire “il capitolo della legge elettorale”. Tradotto dal politichese: cambiare  profondamente l’Italicum  con  Renzi disposto, al massimo, a concedere  piccoli ritocchi. Se bersaniani e dalemiani non otterranno quel che chiedono è evidente che il fronte del “no” vedrà schierati anche alcuni big dem  sperando di sconfiggere definitivamente il segretario-premier forti della contrarietà, almeno oggi, di tutte le opposizioni parlamentari e delle modifiche avanzate anche dagli alfaniani.

Così, sulla carta, pare proprio che Renzi abbia imboccato una strada pericolosissima,ma è possibile che lui, estremamente furbo ed abile anche nei giochi partitici  come dimostra la velocissima scalata sia al vertice del Pd sia a Palazzo Chigi,  abbia commesso l’errore di infilarsi in un vicolo cieco? Credo proprio di no.

Innanzitutto, nella sua scelta di trasformare il referendum confermativo in un plebiscito  parte in testa come gradimento tra gli italiani nei confronti dei vari leder e non è cosa da poco anche perché, da qui ad ottobre, può varare qualche provvedimento popolare, tipo quegli 80 euro alle pensioni minime, che gli farebbe aumentare i consensi. Aggiungete il martellamento, anche televisivo, partendo da una Rai ormai renzianizzata,ma  probabilmente anche da altre tv, non escluderei persino una parte di Mediaset, sul dilemma: o Renzi o il caos; o Renzi o i vecchi partiti, o Renzi ed i grillini, in sostanza l’antipolitica e l’anti-Bruxelles  materia prima per l’innovazione ed il cambiamento alla Leopolda  sbandierato a tutti i livelli.

Se, come credo probabile, finirà anche per  ritoccare  proprio il ballottaggio dell’Italicum oggi riservato  ad un partito, ampliandolo come chiede a gran voce anche Alfano e come piace anche alla sinistra dem, nell’illusione di una coalizione di centrosinistra, beh!, il gioco per il premier  sarebbe proprio fatto. E  non solo per la vittoria nel referendum, ma anche perché così avrebbe aperto un’autostrada per il Partito della Nazione  che ricorda, a mio avviso, quel  Patto del Nazareno, guarda caso citato criticamente, proprio nel dibattito  di ieri sulle riforme  dal capogruppo  leghista alla Camera.

Tutto scritto, allora? Non ancora perché molto dipenderà dai venti esteri che si stanno contendendo il controllo del nostro Paese anche in termini di ingresso in  accoglienti enti e industrie  nostrane. Incideranno, inoltre e non poco, gli sviluppi negli Usa, lo scontro o l’incontro  di ambienti decisivi non solo oltre-oceano, alcuni ben noti ad amici dei renziani. L’Italia  è un Paese  strategico, non dimentichiamolo, è una portaerei nel Mediterraneo, mentre  oriundi italiani sono al potere  o in posti di comando in importanti nazioni dell’America del Sud e hanno posizioni  non secondarie negli States come ampiamente dimostrava  il big della Corte Suprema Scalia , scomparso di recente per un infarto mentre era a caccia nel Texas.  Voglio dire che i famosi poteri forti non possono ignorare il nostro Paese e se ne interessano anche troppo. Le loro iniziative, i loro interventi ,le loro azioni e le loro simpatie  hanno infatti, spesso, il risultato di  incidere anche sulla politica italiana , la storia lo dimostra.. Per questo sono sempre possibili sorprese .

Di certo c’è che le opposizioni, tra l’altro divise tra loro, in certi casi addirittura antitetiche, qualche volta agiscono in modo da fare un grande favore a Renzi come quando presentano mozioni di sfiducia che finiscono per rafforzarlo perchè costringono anche la sinistra dem ad appoggiarlo. In altri  casi –e qui il discorso riguarda soprattutto Forza Italia– pare che nei momenti decisivi in realtà aiutino il premier.

Mi sorprende, inoltre, che politici navigati – e ve sono non pochi tra gli anti-renziani- non abbiano sollevato un problema di fondo: si vara una riforma costituzionale  con una maggioranza parlamentare,   figlia di una legge elettorale dichiarata anticostituzionale. Una maggioranza  che, secondo  insigni  giuristi, presenta nell’Italicum sospetti di non aderenza al dettato costituzionale, mentre con il Senato ha fatto un gran pasticcio  con il risultato di non semplificare le cose, oggi caratterizzata dal bicameralismo, e addirittura lasciando nel vago come si eleggeranno i cento componenti, consiglieri regionali e alcuni sindaci  che avranno , comunque l’immunità parlamentare  che potrà salvare quei senatori-consiglieri regionali inquisiti. Mi sembra un gran favore all’antipolitica come il fatto che i costi senatoriali diminueranno di poco e che addirittura sono stati nominati nuovi costosi dirigenti.

Credo, in sostanza , che se anche Renzi vincerà il referendum-plebiscito sarà, presto, costretto a riformare la riforma. Nulla di nuovo sotto il sole. Purtroppo

  1. Dimenticavo: ottobre, comunque, non è così vicino come ritiene la Boschi: da qui ad allora ci sono le elezioni amministrative, emerge il peggioramento della situazione economica, si celebrerà domenica il referendum sulle trivellazioni petrolifere in mare , osteggiate da vari presidenti di regione guarda caso in grande maggioranza del Pd e quasi tutti anti-renziani, con il segretario-premier che invita a disertare le urne, prendendosi gli indiretti rimbrotti addirittura del Presidente della Corte Costituzionale che, invece, dice a gran voce: andare a votare è un dovere.  In sostanza molti eventi si possono verificare prima dell’ottobre , facendo saltare  qualsiasi previsione.

A Ballarò un sondaggio di giornata non è stato esaltante per  Renzi, sceso nella fiducia degli italiani al 29,5%, ossia per la prima volta sotto alla percentuale accreditata al Pd : 31%, mentre, ad esempio, è in crescita Forza Italia giunta al  13,5% quasi alla pari, ormai, della Lega (13.9%)  sì che un eventuale centrodestra unito giungerebbe al 32,4 grazie al 5% di Fratelli d’Italia. Sono sondaggi è vero e c’è quell’oltre 33% di indecisi che possono cambiare, con il loro voto, le carte in tavola. Altro che Terza Repubblica  anche perché la Seconda non è mai nata, qui siamo ancora agli strascichi della Prima. Il guaio, poi, è che molto non dipende da noi  e, forse, nemmeno dai nostri politici.  Ci rimane solo un’arma: il voto. Speriamo. almeno, di usarla  e usarla bene.

E’ necessario un esame di coscienza collettivo

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C’è un clima che ricorda Tangentopoli e per gli italiani, stando ai sondaggi, è peggio di allora. Tutto questo è conseguenza dei non pochi politici, “servitori dello Stato” ed imprenditori presi con le mani nel sacco, sono quasi quotidiani gli episodi per corruzione e peculato con relativi arresti. Poi, ecco i “casi” delle banche popolari fallite e l’”affaire” petrolifero della Basilicata con le dimissioni della ministra Guidi ed addirittura i sospetti dei magistrati sul capo di Stato Maggiore della Marina Militare.

Intendiamoci è sbagliato fare di tutta l’erba un fascio ma nessun partito politico può scagliare la prima evangelica pietra, nemmeno i Movimento 5Stelle, pur se i loro sono casi isolati anche perché hanno meno potere e, quindi, minori occasioni “maligne”.

C’è, per fortuna, un’Italia che lavora e produce e non fa notizia sensazionale. Ci sono le molte “eccellenze” italiane chiamate anche a posti di grande responsabilità all’estero e ci sono politici che, al centro ed in periferia, fanno il loro dovere, rispettando il bene comune. Il problema è che gli attuali partiti , nella loro assurda autoreferenzialità, scatenano continue risse e si scambiano accuse persino infamanti , spesso infondate, sperando in un voto in più, mentre ne perdono molti , favorendo l’assenteismo elettorale e rischiando l’autodistruzione .Non a caso un recentissimo sondaggio dimostra che gli italiani ritengono tutti i partiti ampiamente non credibili nella lotta alla corruzione. Ad un noto sondaggista, alla domanda di chi sia più credibile in questa lotta, nemmeno i grillini la sfangano con un misero 31 %, mentre la Lega (11 %), PD ( 9%) e Forza Italia (4%) sono a livelli irrisori, mentre gli altri partiti registrano un pauroso zero e ben il 41% ritiene “nessuna forza politica credibile”.

Il fatto è che anche certa magistratura ci mette del suo, considerando i politici dei nemici e, quindi, facendo invasioni di campo istituzionali. Lo scontro in atto tra il premier-segretario Pd Renzi e la Procura di Potenza richiama alla mente quella tra l’allora presidente del consiglio e premier Silvio Berlusconi e la Procura di Milano.

Direte: nulla di nuovo sotto il sole. D’accordo, ma continuando così si imbocca la strada dell’autodistruzione del Paese, mentre sarebbe necessario uno sforzo unitario per uscire da una situazione che si sta facendo insostenibile sotto vari punti di vista.

Se non recuperiamo l’abitudine ad esaminare senza accentuato spirito di parte o preconcetti la realtà, riconoscendo ciò che è valido e ciò che merita d’essere criticato e modificato, non sarà possibile realizzare quel nuovo umanesimo indicato da Papa Francesco capace di cambiare positivamente un sistema che non funziona più da tempo.

Del governo Renzi, ad esempio, possiamo criticare vari atti, compresa una riforma del Senato che porterà scarsi vantaggi ai cittadini e non si sa bene che tipo di elezione verrà determinato. Egualmente è sbagliata una comunicazione tutta al positivo, senza, cioè, ammettere di non aver ancora risolto alcuni problemi non secondari. Non v’ha dubbio, però, che abbia determinato anche alcuni cambiamenti positivi, innovazioni interessanti , anche se mi è difficile riconoscerlo, iniziando una battaglia per sburocratizzare e tagliare le troppe rendite parassitarie esistenti a tutti i livelli. Una battaglia, però, dura e necessaria di maggiore decisionismo.

Le reazioni degli ambienti che si sentono colpiti dimostrano che , per il momento, esiste una forte resistenza al necessario cambiamento richiesto anche da importanti strutture esterne, ossia internazionali, che si stanno contendendo la supremazia nell’acquisizione di realtà imprenditoriali italiane, decisive anche per una incisiva proiezione mediterranea.

La verità è che rischiamo una colonizzazione economica e culturale se non reagiremo a difesa di settori vitali. Per questo è l’ora di smetterla nel proseguire la disastrosa guerra degli ultimi 25 anni . Per questo dobbiamo compiere tutti un severo esame di coscienza nella consapevolezza che la ragione non è tutta da una parte così come l’errore.

Non sarà, certo, facile questa impegnativa riflessione, ma va compiuta prima che sia troppo tardi e rimangano solo macerie. Le macerie di un paese chiamato Italia, che, in ogni modo, sarà un cammino irto di difficoltà se non si rispettano i valori altrui, appropriandosi di quelli che più fanno comodo.

L’ambiente al servizio dell’uomo o l’uomo al servizio dell’ambiente?

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Diventa ogni giorno più difficile stare su facebook e lo di più per chi vive in questo paese benedetto da Dio.
Un giorno lontano, più di mezzo secolo fa dei nostri giorni, un certo signor Levi Carlo scrisse un saggio dove raccontava la vita che si conduceva in terra di Lucania, quella che era la civiltà contadina così come l’aveva conosciuta Lui che vi era arrivato dal nord come esiliato politico.
Lo scrittore si soffermò su una realtà immobile, descrivendo la rassegnazione di quel popolo ed è qui che individua quella sosta di Cristo in quanto Dio dove si era fermato tempo e progresso per lasciare indifferenza, insofferenza, malessere e povertà accettata con rassegnazione. Con qualche variante in positivo, qualche analogia potremmo trovarla dalle nostre parti, non certo nei panorami dove il creato è la dimostrazione della bellezza e della grande magnanimità del Creatore. L’analogia potremmo scorgerla sui comportamenti individuali, sull’immobilismo intellettuale, spesso, nel non riuscire a vedere ciò che succede al di la della punta del proprio naso, salvo, poi, scatenarsi, senza un minimo di riflessione, quando un lieve frinir di fronde scuote animi e coscienze.
Se volessi atteggiarmi a quel signor Levi inizierei a ricercare la radice filosofica nel dilemma se l’ambiente è al servizio dell’uomo o l’uomo è al servizio dell’ambiente. Ebbene io rimango della convinzione che viene dal mio credo che mi dice che quanto è stato creato sia stato fatto perché l’uomo, nel rispetto e nella conservazione, debba goderne.
Ora mi si scatenerà addosso un’onda lunga di ira repressa che mi accuserà di essere un distruttore dell’ambiente, un deturpatore della natura ed ancora quanto di peggio, e peggio ancora si possa lanciare con improperi più o meno educati. Ma, vorrei chiarire subito, che anch’io sono amante delle cose belle e, se possibile, le cose belle mi piacerebbe migliorarle per farle divenire ancora più belle; non mi piacciono i grattacieli, non mi piacciono le “vele” di cemento armato, amo la basilica di San Pietro, rimango incantato di fronte al Battistero, trovo la torre di Pisa unica, ammiro l’ingegnere che ha progettato la Reggia di Caserta, odio il progettista di quel mostro posto li sulla collina de La Marmorata almeno quanto quello che ha pensato quelle costruzioni di Porto Quadro faccia mare. Eppure non sono un ambientalista.
A Santa Teresa, senza tema di smentita, obbrobi ne sono sorti tanti e tutti sono li a testimoniare la bruttezza ma, resistenti al tempo dopo aver modificato la natura e di conseguenza l’ambiente: eppure a nessuno salta in mente di proporre di buttarli giù, di demolirli, di fare qualcosa per alleviare la sofferenza di quei luoghi deturpati dalla violenza dell’uomo in ragione del Dio denaro.
Al contrario lo scandalo, contornato da insulti, urla, strepiti, conditi da uno starnazzamento spesso ingiurioso per cosà? La costruzione di un pontile in legno da appoggiare in uno specchio di mare meraviglioso, messo li magari con lo scopo di far godere anche a chi non conosce quella cala, il miracolo di Dio creatore.
Ma, dico, a nessuno è venuto in mente che, all’ideatore di tanto turpe impianto gli si poteva e gli si potrebbe imporre che quello schifo di pontile debba essere rimosso alla fine di ogni stagione estiva? No, questo mai, meglio spiagge senza bagni con un mare splendido a vedersi anche se pieno di pipì; meglio un depuratore dentro paese, non facciamo battaglie per queste cose, meglio sottoscriviamo proteste per banalità, che, data la semplicità, si rischia magari di ottenere la rinuncia all’opera e di vincere gloriosamente una battaglia.
Mi si consenta una parola di incitamento all’ambientalismo spinto: Forza, Forza per il bene del cosiddetto turismo salviamo l’umanità.

Il grave errore delle opposizioni ci porterà a Del Rio premier

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Che il governo sia in grande imbarazzo è più che percepibile e. di conseguenza anche Renzi è’ una fase di grande difficoltà, tanto da dichiarare, seppur non pubblicamente (alcuni giornali lo riportano senza virgolettarlo): ‘c’è una Santa Alleanza contro di me’, facendo intendere che non si tratta solo del versante politico. Probabilmente mette in conto anche alcuni magistrati e, soprattutto, potenti ambienti Usa che mal sopportano, ad esempio, l’alleanza Total (Francia), Shell (Olanda-Gran Bretagna) ed Eni (Italia) nella ricerca e nel ritrovamento di notevoli risorse di petrolio e di gas in Basilicata. Un’alleanza, questa, che pare ripetersi in Libia con un accordo per dividere questo tormentato Paese in tre nazioni, ognuno con influenza diversa: italiana, inglese e francese, con i transalpini che stanno acquisendo centri nevralgici italiani con Vivendi ad iniziare da Telecom, Generali per finire all’intesa che sarebbe stata siglata con Mediaset-Finivest nella pay-tv e nei prodotti televisivi.
A tutto questo – e chissà non sia collegata – la manovra messa in atto tra ex-renziani delusi dal leader ritenuto chiuso nel suo “cerchio magico”, dalla sinistra dem con l’aiuto addirittura dei “giovani turchi” del presidente del Pd Orfini e del ministro della Giustizia Orlando. L’obiettivo sarebbe quello di far cadere l’attuale governo non per andare alle elezioni anticipate, che difficilmente il Capo dello Stato concederebbe in una delicata fase economica come l’attuale, ma per costituire un nuovo Esecutivo guidato dal ministro Del Rio da molto tempo silenzioso a parte un “non si farà mai il partito della Nazione”. Il cambio avverrebbe anche nei dem o anticipando il Congresso, aprendo così la gara tra Speranza, Cuperlo e lo stesso Orfini o con una segreteria provvisoria, magari a tre.
Lo show-down era previsto in occasione del referendum sulle riforme costituzionali con la vittoria del “no” in conseguenza della quale Renzi, già indebolito probabilmente dai risultati non favorevoli delle amministrative, sarebbe costretto a dimettersi dalle due cariche. Dopo l’”affare petrolifero”, che ha portato alle dimissioni della Guidi da ministro, secondo alcune interessate fonti d’Oltreoceano verrebbe anticipato l’attacco definitivo al segretario-premier. Il quale ha avuto un regalo inatteso dalle opposizioni con le due richieste di sfiducia al governo da parte dei grillini e del centro-destra.
L’errore, infatti, compiuto da 5Stelle, Lega-Fratelli d’Italia e Forza Italia è clamoroso perché ha ricompattato sia il Pd con la sinistra interna che ha respinto con durezza l’invito grillino a sfiduciare il governo, sia i componenti della maggioranza parlamentare, schieratisi subito, verdidiani compresi, a difesa dell’Esecutivo.
Matteo Renzi ha potuto, così, passare al contrattacco, dicendo “non ci manderanno casa” e quasi sfidando i Pm di Potenza che avevano annunciato di voler interrogare la Guidi e la Boschi che, come ministro dei rapporti con il Parlamento, aveva inserito nella legge di stabilità il famoso emendamento per completare l’insediamento petrolifero di “Tempa rossa” e creare il necessario raccordo con il Porto di Taranto; emendamento sollecitato dalla Total e causa dell’incriminazione del compagno della ex-titolare del ministero dello Sviluppo.
Renzi, infatti, ha detto in TV, a chiare note: “L’emendamento è un’idea mia, la rivendico. Se i Pm vogliono sentirmi sono pronto. La Bossi ha fatto solo il suo lavoro: Dimissioni? Ma di che parliamo!”
Come se non bastasse “Se i magistrati vogliono sentirmi, eccomi. Con i nostri provvedimenti stiamo cambiando l’Italia: i magistrati possono interrogarmi non solo su Tempa Rossa, ma anche su tutto il resto che abbiamo sbloccato”.
Dalla Procura di Potenza solo un’indiscrezione: “non avevamo previsto di ascoltarlo”, come a dire: ora potremmo farlo. La sfida è, dunque, aperta anche perché Renzi intende querelare Grillo ed i suoi: “Grillo ha detto che abbiamo preso i soldi dall’Eni e di questo deve rispondere. Se dice che io sono complice e colluso con le mani sporche di danaro non mi sta dicendo che sono un incapace, mi sta togliendo la cosa più preziosa: il mio onore e la mia dignità e su questo non transigo”.
Lo scontro, dunque, si fa ancora più duro e tutto congiura sia ad offrire spazi a chi cerca di colonizzarci economicamente e culturalmente, sia ad allontanare i cittadini dalle urne perché se l’attuale politica continua così favorisce solo il qualunquismo di chi dice, riferendosi ai partiti, “sono tutti uguali” e, per questo, non va a votare, indebolendo una democrazia che ha tanta necessità d’essere democratizzata.

SANTA TERESA – ISOLA ECOLOGICA. Il buonsenso per soluzioni percorribili

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Più che isola ecologica direi “isola che non c’è”. “Stiamo sereni”, parafrasando il noto personaggio della politica nazionale forse ci ritroveremo a sfogliare margherite mentre l’isola ecologica diventerà stanziale di fronte al quel Teatro intitolato a Nelson Mandela. Se la Minoranza, continuerà nella sua demagogica quanto sterile opposizione, quella sarà la sorte che avranno i cittadini di Santa Teresa.

Che questa possa diventare una soluzione mi fa semplicemente inorridire, motivo per cui, con spirito di cronista, visto l’interesse suscitato anche sui social, ho voluto fare una mia piccola ricerca, raccogliendo anche qualche notizia spigolata, ho voluto farmi una mia idea, cosa difficilissima perchè, come la maggior parte dei cittadini teresini, il cuore direbbe salviamo Buoncamino. Ma, la testa, il cervello cosa dice?

Alla luce dei fatti, non è facile assumere posizioni che finiscono per contrastare con la realtà dei fatti. Ecco, la testa dice che bisogna prima di ogni cosa bisogna essere realisti senza mai trascurare quel problema che in economia si chiama valore dei “costi-benefici”.

Prima di affrontare ogni discorso che interessi la totalità della comunità (e, questo lo è.) sarebbe necessario approfondire una analisi sui suoi riflessi, tenendo conto anche lo spazio del tempo in cui il problema viene affrontato. Cosa fondamentale, a mio modesto e sommesso avviso, non si deve mai trascurare che questo nostro bellissimo paese vive e prospera solo grazie al suo sole, al suo mare, alle bellezze che madre natura gli ha donato, del lavoro , della splendida accoglienza del popolo teresino alle persone che vengono per ammirare e godere di tanta magnificienza.

Molto spesso, mettere in piazza qualche piccola magagna, anche se giusta, non giova a nessuno e può lasciare qualche neo nel contesto dove non deve apparire.

La discarica o isola ecologica? Se non vivessi a Santa Teresa mi farebbe pensare immediatamente alla sporcizia. Ebbene nemmeno il più in malafede degli osservatori può dire che il paese sia trascurato sotto quell’aspetto. Ecco, l’immagine del paese, specie verso l’esterno, dovrebbe essere interesse primario per ognuno di noi.

Torniamo all’isola ecologica. Mi ripeto, il cuore sarebbe tutto per tutelare l’area di Buoncamino e non solo dalla messa in opera dell’isola ecologica ma anche da altre iniziative in essere.

Esaminiamo con un ragionamento funzionale la cosa: innanzi tutto bisogna tener conto che l’isola deve essere installata ad una distanza non superiore ai tremila metri dalla periferia del centro abitato, cosa questa giusta per l’agibilità dell’utenza;

le amministrazioni comunali devono, prima di prendere in considerazione alternative diverse, vedere la disponibilità di propri standard, stato questo che è stato esaminato e che escluderebbe la possibilità di acquisto del terreno attualmente occupato ed utilizzato per il deposito degli automezzi, pena il rischio altamente fondato che vi possa essere una risoluzione di condanna da parte della Corte dei Conti, con addebito diretto sui responsabili politici di tale scelta;

l’isola ecologica di “li lucianeddi” dovuta dismettere per l’inadeguatezza del luogo dove era stata predisposta. Era stata una scelta errata perchè al centro di un’area artigianale e commerciale e pertanto non utilizzabile per il servizio che avrebbe dovuto assumere;

standard disponibili: ve ne sarebbero due, Marmorata e La Contessa. Chi, con un briciolo di buon senso azzarderebbe a proporre una di queste località?  Credo proprio che nessun teresino possa pensare ad una soluzione che tocchi queste aree, monumenti alla natura di bellezza incantevole.

Bisogna tener conto che, almeno da quel che sono riuscito ad apprendere, che il contratto di affitto per l’ecocentro attuale, scade o è scaduto proprio in questi giorni e, sembrerebbe che debba essere lasciato con urgenza su richiesta del proprietario che avrebbe ceduto quella proprietà. Sarà vero? Non mi è dato accertarlo.

Unica soluzione, almeno per quanto riesca a pensare la compagine di maggioranza del Comune, rimane Buoncamino. Vi possono essere altre soluzioni? Chissà?

Fuori dalle segrete cose della politica locale, io direi che, forse, venti menti a pensare potrebbero tentare di trovare altre soluzioni alternative e, anzichè “referendum”, tre/quattromila persone potrebbero essere sensibilizzate, magari con un passaparola, che la stessa minoranza oppure un comitato trasversale, costituito per questa necessità impellente, chieda alla cittadinanza di dare delle indicazioni sulla soluzione. Credo che per fare questo siano sufficienti relativamente pochi giorni e lo si potrebbe fare senza creare clamori ed allarmismi che vadano all’esterno.

E’ utopia la mia? Rimango convinto che Buoncamino Si; Buoncamino No, non da soluzione al problema anzi rischia solo di rendere la piazzetta prospicente il Tetro Mandela, definitivamente un’isola ecologica che mal si coniuga nell’arcipelago che la circonda.

TOTI LASCIA BERLUSCONI?

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Che sia un altro che crede di essere un mago della politica? Giovanni Toti come Sandro Bondi? Pare proprio di sì a leggere certe vecchie sue dichiarazioni filo-Salvini premier del centro-destra e, soprattutto, l’intervista pasquale, a tutta pagina, sul “Corriere della Sera” per dire che se Bertolaso rinuncia, Forza Italia  sceglierà la Meloni come candidato sindaco di Roma. Per carità! Niente Marchini, è un’ipotesi che non esiste, “oggi è un elemento di divisione”. Poco importa che Berlusconi avesse inizialmente indicato proprio Marchini, stoppato, guarda caso, proprio dalla Meloni su suggerimento del suo senatore Rampelli, sono suoi i voti di Fratelli d’Italia a Roma. Ed è nemico giurato, ai tempi del MSI ed ancor oggi, dell’on. Augello che, uscito dagli alfaniani, ha creato un suo gruppo per appoggiare a Roma proprio il candidato che piaceva al Cavaliere. E poco importa, anche, che Bertolaso abbia detto, con estrema chiarezza, che  se si accorgerà, dai sondaggi, di non poter andare al ballottaggio rinuncerà alla candidature e appoggerà Marchini che stima e che era stato indicato da vari big forzisti romani. No, lui, ex-consigliere politico di Berlusconi e governatore della Liguria, grazie alle divisioni nella sinistra ed alla Lega, interviene a favore di chi intende rottamare il leader di Forza Italia.

Il fatto è che l’ex-giovane socialista toscano Toti è da tempo su queste posizioni e non a caso si pronunziò per la leadership di Salvini nel centrodestra, ritenendo di poter fare un ticket  con lui: suo vice a Palazzo Chigi. Venne subito richiamato all’ordine dagli altri  big forzisti e fu costretto a starsene zitto, sempre meno inserito in quello che era il “cerchio magico” berlusconiano. Comunque, sperava sempre in Salvini e la rottura tra il Cavaliere ed il leghista iniziata a Roma, proseguita a Torino e Napoli con il rilancio di una Forza Italia centrista, partito dalla Sicilia con gran triduo anche di una consistente parte degli alfaniani, l’ha fortemente preoccupato. Immaginatevi voi come ha preso storto a leggere l’intervista di Bertolaso sul Corriere che non escludeva, anzi quasi favoriva, un’intesa con Marchini. Da qui  la sua contro-intervista di fatto a favore proprio di colei che ha pugnalato Berlusconi, prima annunciando in pompa magna di non potersi candidare a sindaco di Roma perchè stava attendendo un figlio, poi accettando, come del resto lo stesso Salvini,  l’ex-capo della protezione civile e, infine, dopo il voltafaccia del leghista, smentendo tutto quello che aveva detto, candidandosi probabilmente convinta del marcia indietro dei forzisti o, in alternativa, per fare con la Lega quell’estrema destra italiana che imiti quella tedesca. Errore politico clamoroso sia perché quello spazio e in una parte notevolmente coperto dai grillini, sia perché gli altri big leghisti la pensano diversamente. Non a caso Maroni e Bossi hanno criticato Salvini per la rottura con FI a Roma, mentre è stato notato il silenzio assordante del governatore veneto ed ex-ministro Zaia che il Cavaliere aveva accettato (almeno a parole …) come candidato premier del centrodestra perché moderato e con i ripetuti successi veneti.

In questa situazione chi s’è dimostrato ancor più un incapace, politicamente, è stato proprio Toti perché, convinto che ormai il Cavaliere sia finito, dunque rottamato, è sceso in campo al fianco di un Salvini che da tutta la vicenda esce fortemente indebolito nel suo partito, mentre, non a  caso, Forza Italia cresce nei sondaggi ed è ormai alla pari della Lega. Siamo, di fatto, al bis di Bondi che da ex-sindaco comunista del suo paese toscano “scopre” Berlusconi, collabora con lui, gli dedica persino ammirate poesie e ne viene, ovviamente, gratificato anche con un posto di ministro, anche con la sua compagna eletta in Parlamento, anche entrando nel Gotha forzista. Poi, quando cade in disgrazia e la stella berlusconiana non brilla più come prima, ecco che Bondi e compagna passano al nemico e votano la fiducia a Renzi.

Toti non li imita ancora fino a questo punto perché lui, anche se non fa più parte di quello che viene definito “cerchio magico” berlusconiano, è pur sempre governatore della Liguria. Ma è certo che  stia dando un contributo a chi intende rottamare il Cavaliere, ignorando che, invece, certi poteri forti d’Oltreoceano l’hanno rimesso in pista come allenatore con il compito di ricreare un grande centro.

Certi personaggi è bene tenerli sempre a distanza perchè i loro limiti rischiano di portar male. Berlusconi questo lo sa bene così come conosce il valore effettivo di questi personaggi che è uguale a zero o poco più. Alfano insegna.