CONSIDERAZIONI: UNA MANOVRA SCELLERATA CHE DIVIDE ANZICHE’ UNIRE

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Una manovra tutta da verificare, costruita con la presunzione di aver scoperto il toccasana che cura tutti i malanni del nostro paese , ma, chi per una, chi per un’altra cosa, non piace neppure a chi l’ha messa in gestazione, tanto che i malumori della maggioranza stanno a sottolineare quanto poco siano soddisfatti. Già un altro aveva creduto in tutto questo, il prof. Monti che, tanto era la sua convinzione che, a scanso di equivoci, aveva chiesto come contropartita la nomina a senatore a vita, ed abbiamo visto cosa è successo, sono passati diversi anni ed ancora ci lecchiamo le piaghe che quel governo ci ha procurato. Eppure allora, i partiti presenti in Parlamento, gioco forza tutti avevano chinato la testa all’editto Napolitano, noto vetero-comunista convinto, accidioso e vendicativo, tale da far ingoiare quel grosso rospo che gli era rimasto in gola per tutte le delusioni che aveva subito da compagni e avversari nel corso della sua lunga vita politica.
Ora ci troviamo questo nuovo professore, sconosciuto ai più sino a ieri, mal sopportato oggi, sicuramente nell’oblio domani.
Cosa ci può dare questo personaggio? Dolori, dolori ed ancora dolori.
Il Consiglio dei ministri ha varato, tra scontenti quasi di tutti i ministri, chi per l’una che per l’altra ragione, una legge di bilancio che, dovendo passare attraverso le tagliole del Parlamento altro non è se non una bozza destinata ad eventuali cambiamenti: infatti, ai grillini non piace il taglio dell’uso dei contanti e la penalizzazione che colpisce le partite IVA sulla parte del decreto fiscale. Chiusura totale da parte di Conte: la manovra non si tocca, eventualmente sarà il Parlamento a farlo.
Su questi due punti mi si consenta una trasgressione.
Diminuzione dell’uso del contante: questo provvedimento dovrebbe avere come unico scopo quello di far emergere quel nero nascosto, in maggior parte, risparmio delle formichine (chi ne ha accumulato in abbondanza sta provvedendo immediatamento attraverso una corsa all’acquisto di lingotti d’oro) che negli anni hanno accumulato, magari, sotto il materasso del suo letto, ripetendosi quotidianamente la classica frase: “non si sa mai”. Ebbene, se al posto di ridurre la sua possibilità di spendere, quel denaro si facesse qualche provvedimento per farlo emergere, la formichina con molte probabilità, potrebbe diventare cicala, quel risparmio potrebbe lasciare il materasso per tornare nel circolo della produzione, dando lavoro e vantaggio a chi lo spende a chi lo riceve troverebbe nuova linfa per gli investimenti. Ad esempio, se si potesse fare un provvedimento per incentivare l’acquisto di una casa, di un fondo agricolo o altro similare, ripartirebbe quella economia che ora è ferma.
Le partite IVA: intanto varare una flat-tax accettabile e sensibile da far ripartire l’iniziativa della piccola industria e l’artigianato. Però, non è quello lo scopo per cui è necessario argomentare questo punto: la sindrome di vari governi è quella dell’idraulico-grande evasore: questo artigiano, male esempio di lavoratore che entra nelle case fa il lavoretto e non rilascia fattura, beninteso, d’accordo con chi gli ha ordinato il lavoro. Lasciamo perdere tutte le elucubrazioni che si fanno su questo genere di partita IVA, nessuno riesce a spiegarmi perchè io ordinante dovrei preoccuparmi di farmi rilasciare fattura, e non mi si venga a dire che se gli mettiamo in mano un pos le cose cambiano, da cittadino normale, non traendo nessun beneficio, anzi al contrario, ricevo danno perchè l’eventuale fattura avrebbe un costo superiore, debba sollecitare quell’artigiano ad emetterla.
Se, invece di chiamare in causa il cittadino che ha necessità di una riparazione dentro la sua abitazione, si adottasse il sistema del tipo usato per le spese sanitarie e si adottasse l’uso delle detrazione anche per le fatture degli artigiani, allora si vedrebbe che l’artigiano non evaderebbe più l’IVA, maturerebbe il reddito di quella attività a tutto vantaggio dell’erario e questo perchè il cittadino sarebbe soddisfatto di poter a sua volta dichiarare una decurtazione di imposta per lavori fatti e fatturati. Mi si dirà che ho scoperto l’acqua calda ed avrebbe ragione chi dice questo, comunque tutti ci siamo arrivati da tempo, ma nessun governo lo applica e così, idraulici, falegnami, artigiani e commercianti in genere, non sollecitati, non emettono fattura evadendo con la complicità interessati di chi di loro ha bisogno.
Altra incongruenza, voler costringere la terza e quarta età all’uso del bancomat -questo provvedimento tutto per favorire gli istituti bancari: scontato che chi da anni ne ha acquisito l’uso, continua a farlo, ma volerlo quasi imporre al pensionato titolare di una pensione che è talmente misera da non dover essere presa in considerazione, costoro, intanto dovrebbero aprire un conto corrente e mantenere sempre presente l’estratto conto, cosa, quest’ultima, di non facile uso, comunque anche questo comporta un balzello dei costi, senza alcun ritorno. Prendiamo a caso il giornale quotidiano: chi lo vende deve accettare la moneta elettronica, deve pagare un agio alla banca che gli fornisce il pos, la percentuale che percepisce dalla vendita di quella copia di giornale non copre certo il costo dell’operazione, l’editore è costretto ad aumentare quella percentuale che va a gravare alla fine sul fruitore delle notizie, il cittadino. Lo Stato, ha aumentato una tassa che alla fine non gli ritorna, perchè quell’aumento, non ha prodotto reddito a nessuno se non alla banca.
Caro Prof. Conte, capisce perchè lei è destinato a tornare in quell’oblio da cui lo hanno estratto convinti di aver trovato il toccasana che invece non è? Non si illuda, lei non passerà alla storia del nostro Paese perchè cercando di scopiazzare quel suo malaugurato predecessore, non è riuscito, neppure in negativo, ad emularlo. Comunque, non si sa cosa ne sarà di questa legge sul bilancio, se, come moltissimi, quasi tutti sperano non passi, lei vada tranquillo torni alla sua professione e moltissimi auguri, non ci mancherà.

RENZI E SALVINI: SCONFITTI O PROTAGONISTI? (Se invece rappresentassero il futuro?)

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Opinioni: ognuno ha la sua, giustamente, ma non avere sguardo per l’evidenza, può essere un difetto di vista, allora, meglio gli occhiali. Non mi soffermerò su chi ha vinto nell’incontro-scontro tra Matteo Salvini e Matteo Renzi, non è quello ciò che, secondo me, interessa, è piuttosto ciò che i due rappresentano in questo momento nello scenario politico italiano. Non sono d’accordo con chi scrive che si tratti di “sconfitti che non se ne sono accorti”: non è un caso che Vespa abbia allestito uno scenario particolare per questi due uomini che fanno politica perchè l’hanno scelta come mestiere e così, ne dibattito si sono espressi. Esattamente come due protagonisti.
Capisco che molti possono non essere d’accordo con questa mia convinzione, ma, attenendomi agli atti anche ai recentissimi, traggo sempre più la certezza che si tratta dei due veri primo attori dello scenario politico.
I numeri: Renzi, con un tre per cento, tiene in scacco il Governo, lo lascia li finchè gli fa comodo poi, quando lo riterrà opportuno manderà nel dimenticatoio il povero Conte che da nano crede di essere diventato gigante mentre rimane un buon consulente e mai leader. Basti vedere la sua mossa per mettere in scacco un modestissimo Zingaretti, mettendolo in ridicolo nel lasciargli pronunciare il “mai con Di Maio” per poi fargli ingoiare il rospo di entrare nel governo in posizione di meschina subalternità e, sempre lo stesso Zingaretti, è lui a proporre un’alleanza perenne seppur innaturale: capolavoro del Matteo fiorentino.
L’altro Matteo, quello lombardo, all’opposizione, a sentire DiMaio e compagni di cordata, un uomo finito, Papete, mutande, attacchi di tutti i generi, mantiene il suo partito compatto, pochi mal di pancia, continua nella sua linea politica e, cosa di maggiore importanza, mantiene quel suo trentatre per cento che che impensierisce seriamente amici e avversari.
Ma di cosa vogliamo parlare se non della cronaca di questi ultimissimo giorni?
Zingaretti, nonostante lo scontro durissimo sulla manovra con i grillini, ha chiesto nella direzione del Pd il “via libera ufficiale alla ricerca di un’intesa stabile con il M5S”, lo hanno riportato i principali quotidiani e come ha chiaramente detto, lui stesso, il segretario dem. il rischio che corre è che Di Maio continui a dire ni e ripeta solo accordi civici, ma, soprattutto, apra una vera e propria fuga verso Italia Viva di Renzi. Povero ex partito di Berlinguer.
Le voci contrarie, infatti, non mancano: dicono no non solo i renziani rimasti nel Pd ad iniziare dal presidente dei senatori Marcucci, ma anche l’ex-presidente del partito Matteo Orfini. Abbiamo letto su “Il Tempo” l’elenco dei dem che hanno lasciato o stanno lasciando il PD. E sono in molti a ritenere che sia dopo il duello di Porta a Porta con Salvini e, soprattutto dopo la Leopolda a Firenze con il lancio ufficiale di “Italia Viva” ed un programma di governo più di centro che di sinistra l’addio al Pd sarà notevole e saliranno anche i sondaggi. Anche sul territorio ci sarà un terremoto tra i dem, considerando che i 2000 e passa Comitati d’Azione Civile si trasformeranno in sezioni del nuovo partito.
Tutto questo mentre Renzi fa da protagonista anche nella maggioranza parlamentare che ha voluto per evitare le elezioni anticipate e la vittoria, allora scontata, di Salvini , di volta in volta trovando a fianco il Pd e tal altra Di Maio, con il quale si scontra su Quota 100 che vorrebbe abolire per incrementare il cuneo fiscale che, comunque, anche i grillini ritengono insufficiente.
La manovra, è stata approvata, dovremo vederla e leggerla attentamente, dalle prime impressioni piace poco a tutti, poi dovrà passare al vaglio e all’approvazione del Parlamento: cosa faranno i due Matteo dai loro distinti fronti?
Sì, perchè Di Maio prepara gli emendamenti da presentare per cambiare la manovra, nei punti più caldi per i grillini. Reggerà l’urto il Pd probabilmente già depotenziato dalla fuga di altri parlamentari? E Renzi insisterà o no nelle sue richieste ?
Ha un bel dire il premier Conte (che è persino andato ad Avellino a prendersi l’applauso di De Mita e dei demitiani irpini ) d’essere il garante che “la manovra sarà nell’interesse degli italiani” considerato che alla fine, direttamente o indirettamente, ci sarà un aumento delle tasse come ha scoperto lo stesso Renzi indicando le sorprese tra le pieghe di taluni provvedimenti.
Così, mentre nella maggioranza parlamentare è rissa continua al centro si intensificano le grandi manovre e non mi meraviglierei che, alla fine, spuntasse di nuovo il Partito della Nazione, ma questa volta irrobustito dall’appoggio di Cairo, che secondo “Il Fatto” s’è incontrato con Berlusconi. Che smentisce così come smentisce contatti con Renzi,definito di sinistra . E se, invece, i tre, con il cemento dell’attivissimo Gianni Letta, fossero d’accordo nonostante le smentite berlusconiane e da Altra Italia, federazione lanciata dal Cavaliere a luglio e, dalla vicina anche nel nome Italia Viva si passare alla vecchia idea del Partito della Nazione punto d’arrivo del Patto del Nazareno?
Se se in questi sogni vi fosse anche l’approdo di Salvini, Di Maio e Zingaretti che hanno visioni che sanno di utopia quando immaginano e chedem e grillini saranno, almeno per dieci anni, saranno artefici anche dei futuri governi.

IL TAGLIO DEI PARLAMENTARI UN’OFFESA ALLA DEMOCRAZIA. DI MAIO PONE UN NUOVO ULTIMATUM: ORA RIFORMA DELLA GIUSTIZIA O CRISI

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Lo dicono i più grandi costituzionalisti: “il taglio dei parlamentari è un vulnus alla democrazia se non si apportano in breve tempo i necessari correttivi con un nuovo regolamento delle Camere, una nuova legge elettorale, ridisegnando anche i collegi al Senato, riequilibrando le regioni danneggiate ed operando altri aggiustamenti che rendano il taglio accettabile”. Anche se appare eccessivo e demagogico se confrontato alla consistenza dei deputati dei maggiori Paesi europei, con i Senati che non sempre hanno il diritto a dare la fiducia al governo come voleva fare la famosa riforma Renzi bocciata dagli italiani, con il referendum. Referendum che ora si avrà anche per il taglio di deputati che ha avuto un plebiscito alla Camera sia per ricatto grillino: o la riforma passa o il governo va a casa, sia perchè l’opposizione aveva anch’esso proposto il taglio in passato. Ora, però, viene il difficile come ha scritto Massimo Franco sul “Corriere della Sera” perchè non sarà facile, ad esempio, varare una nuova legge elettorale e accettare, nel nuovo regolamento delle Camere, il “no” grillino al cambio di casacca politica, considerato che il presidente dei senatori dem Marcucci ha detto “mai”.
C’è, inoltre, chi come un magistrato di altissimo rilievo, oggi in pensione, cioè Carlo Nordio, che nell’editoriale sul “Il Messaggero” ha fatto una vera requisitoria contro il taglio. Leggete alcune frasi: “il Movimento 5 Stelle ha imposto ai suoi riluttanti alleati il gravoso e umiliante pedaggio della riduzione dei parlamentari. Gravoso perchè ne ridurrà la rappresentatività e persino le entrate…Ed umiliante perchè li ha costretti a ripudiare quell’indirizzo conservatore che si era manifestato nelle precedenti votazioni contrarie ..”. Ed ancora Nordio scrive di “un ostinato capriccio di Di Maio di cui nessuno capisce la ragione, perchè i soldi risparmiati saranno pochi e i problemi sollevati saranno molti.” Ed un altro commentatore dello stesso giornale rileva “in una Repubblica parlamentare quando si toccano gli equilibri alla Camera si incide sulla democrazia.”. E quanto alle Camere sapete che in Germania il Bundestag ha 709 parlamentari, in Gran Bretgna la Camera dei Comuni 650, in Francia l’Assebea Nazionale 577, in Spagna 355.
Da noi, dopo questo capolavoro di demagogia in Molise avremo due soli deputati(-1), in Abruzzo 9(-5),nelle Marche 10(-6),in Sardegna 11(-6), nel Trentino Alto Adige 11(-4), in Calabria 13 (-7)in Basilicata 4(-2):
Il premier Conte lo ritiene un fatto storico e si sente blindato perchè per tre mesi, periodo nel quale si possono raccogliere le 500 mila firma per il referendum su questa riforma o lo possono chiedere cinque regioni o un quinto dei membri di una Camera. Se, come appare probabile, scatterà il referendum saranno altri tre mesi nei quali non si potrà andare al voto anticipato. Ma una crisi di governo si può sempre verificare e l’ultimatum lanciato da Di Maio o varo della riforma della giustizia, quella ovviamente preparata dal ministro grillino Bonafede o addio al governo giallo-rosso è solo la prima fase di una escaletion del capo politico del Movimento che oggi si sente vincitore (come si sentiva quando andò a manifestare dal balcone di Palazzo Chigi e tutti sanno che fine fece, poi, quel governo ..) e per risalire, anche personalmente tra i suoi, la corrente sta preparando un’escalation soprattutto per imitare Renzi e mettere in difficoltà il premier Conte. E non mi sembra un caso la colazione riservata che ha avuto, nel ristorante sul Tevere del Club del Ministero degli Esteri con Zingaretti. Che patto avranno fatto i due? E se Zingaretti, per poter poi rivendicare la discontinuità con il governo giallo-verde preferisse mandare a casa Conte, sempre più ingombrante anche politicamente? Direte, non si può in questi tre mesi più tre di “bianco” andare alle elezioni. Sì, ma si può fare un nuovo governo, concordandolo anche con Renzi ed inserendovi anche alcune truppe berlusconiane. E proprio il Matteo fiorentino nel dichiarare che non risponderà agli attacchi del premier ha detto: noi sosteniamo questo governo e la crisi la farà Di Maio. “E se a Palazzo Chigi andasse uno come Cottarelli che tranquillizzerebbe ancor più i mercati ed un feeling con il ministro dell’Economia Gualtieri che a Bruxelles stimano molto? Tutte ipotesi non suffragate da prove tangibili ma, la votazione sulla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza, di ieri alla Camera dove il è passata con solo tre voti sarà stata una prova generale o, se vogliamo, un avvertimento?

IL TAGLIO DEI PARLAMENTARI NON BLINDA IL GOVERNO CONTE COME SPERANO I GIALLO-ROSSI. CHE BRUTTA FIGURA HA FATTO IL PD!

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Che brutto spettacolo quel trionfalismo smodato da quel po, po di ministro degli esteri dopo quella votazione pressocchè unanime che ha stravolto la costituzione, sollecitata da un Di Maio che, quasi certamente non ha neppure capito cosa stava votando. Se il fior fiore dei costituzionalisti hanno predicato per giorni che l’operazione riduzione dei parlamentari non si doveva fare, e lo hanno argomentato anche a prova di ignorante, ci sarà stato bene un motivo.
Così, alla Camera, ha trionfato sia la demagogia, sia la sete di potere, sia il timore di perder voti. Così c’è stata la corsa a votare il taglio dei parlamentari con il clamoroso voltafaccia del PD e dei Leu che, per tre volte, nei precedenti passaggi, avevano votato contro. Questa volta, però, c’è stato il ricatto grillino: o il taglio passa o il governo cade. Cosi abbiamo assistito all’imbarazzata dichiarazione di voto del presidente dei deputati dem Graziano Del Rio che ha detto che oggi dice sì perchè “si è accolto le nostre ragioni”, ma ha aggiunto: “Altra cosa è dire che questa legge è perfetta. Io, anche se oggi voto sì, non dirò che questa legge è perfetta. Bisogna migliorare ulteriormente il contorno.” Ed è un contorno -nuova legge elettorale entro dicembre, nuovi regolamenti di Camera e Senato, voto ai 18enni anche per Palazzo Madama ed altri aggiustamenti concordati dai capigruppo della maggioranza- tutti da venire e chi garantisce che si faranno ed il taglio rischia di rimanere pari pari quello che dem e Lu per tre volte non hanno votato. Ma cosa non si fa per rimanere al potere!
Comunque c’è anche chi, come Italia Viva, ha votato sì , ma -con Giachetti ha annunciato la raccolta di firma per chiedere il referendum: si può fare entro tre mesi dal varo odierno della riforma costituzionale. Che da 965 parlamentari ne ha salvati 200, 400 alla Camera e 200 al Senato con alcune regioni, ad esempio la Calabria, pesantemente penalizzate ed anche gli italiani all’estero perdono 4 deputati su 12 e 2 senatori su 6, una vera falcidia .
Ora Sgarbi sarà anche irrituale ed un pò sguaiato, ma nel suo intervento, nel quale ha accusato Grillo ed il M5S di aver violentato il Parlamento costringendo in 553 deputati a votare sì, con il clamoroso voltafaccia dem ed estrema sinistra, c’è molto di vero. Ed ha ragione un parlamentare dilungo corso e molta esperienza come Casini, che non gode della mia stima, a dire: “è solo demagogia. In questo modo i migliori escono.”
Sì, perchè se si tornasse al proporzionale d’antan spunterebbero di nuovo i i signori delle tessere, tornerebbe la spietata lotta per le preferenze, lotta ancor più dura per il taglio dei seggi e non ci sarebbe da meravigliarsi che le consorterie, le multinazionali, i grandi capitalisti avrebbero buon gioco nel finanziare chi è al loro servizio. La storia della nostra Repubblica non insegna proprio nulla ad una politica che populisticamente privilegia la demagogia. Sì Grillo può essere soddisfatto: ha perso milioni di voti, ma oggi ha vinto lui che, come diceva Casaleggio padre, vuol distruggere il Parlamento, non riformarlo:

DA BLOGGER A BLOGGER – Opinioni: Ognuno dica la sua.

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Ho letto l’opinione di Lorenzo Tosa ( dice di essere un blogger ma null’altro so più di questo) su Salvini in mutande, come le ha definite con vera eleganza femminile, la signora Lilli Gruber, ripresa dall’intervistato Salvini chiarendo che si trattava di costume e che si trovava in una spiaggia di Milano Marittima in compagnia del figlio. Ma, i chiarimenti dell’ex Ministro degli Interni non sono stati sufficienti per il blogger Lorenzo Tosa che ci ha fatto omaggio della sua opinione che da giornalista blogger e blogger, ho trovato quanto meno opinabile almeno sul piano della correttezza che richiede l’informazione, travisando. tra l’altro, lo stesso spirito della funzione di chi fa blog. Questa, però. È un’altra cosa.
All’amico blogger, chiedo, di spogliarsi, solo per un attimo, di quella spocchia tra il sostenuto e il radicale che mal si addice, accendendo sensazioni di quasi nausea, da puzzetta sotto al naso di chi si sente saccente e padrone del mondo intero, un po da atteggiamento alla “marchese del grillo, cioè, “Io sono Io e tu non sei un …”.
Il giornalismo è ben altra cosa che quella di denigrare, tanto per fare un lettore in più, i vecchi, purtroppo scomparsi, ci hanno lasciato ben altro insegnamento, mi riferisco, senza andare neppure tanto lontano ai Biagi, ai Montanelli ai tanti altri maestri e allievi dei sopracitati (questo vale anche per la signora Gruber, alla quale non mi permetterei mai di dare lezione di etica), mai si sarebbero permessi di andare a infastidire Aldo Moro (solo un esempio) per dirgli che dalla sua personalità non ci si aspettava di vederlo in mutande (costume) sulla pubblica spiaggia di Terracina, dove trascorreva abitualmente le sue vacanze con la famiglia. Ma, lui, Moro, non era Salvini, alla Gruber forse sarebbe mancato il coraggio di invitarlo ad 8 e Mezzo e , anche lo avesse fatto, pensa che si sarebbe rivolta nello stesso modo verso quel personaggio? Lo capisce, lei, che se a Salvini si chiede un’etica istituzionale, prima c’è quella professionale? Certo alla Signora, per titolo di cavalleria, tutto è concesso, anche scambiare un costume, usato su una pubblica spiaggia, con una mutanda.
Mi capisce, caro amico blogger, perchè non posso santificare una giornalista che pratica la professione, non con il dovuto distacco, come dovrebbe, ma in piena malafede, approfittando di quel suo ruolo, in un palcoscenico pubblico per denigrare e tentare di far apparire il suo “ospite”, minimo e imbarazzato, parlando di un tema che nulla a che vedere con il suo ruolo, presente o passato.
Di fatto bisogna dire che quegli atteggiamenti stanno a dimostrare che seppur siano passati tanti anni che danno a tutti la giusta stagionatura, la nostra Signora del giornalismo è rimasta quella “ragazzina di bottega” che nella Redazione Altoatesina della Rai di Bolzano, dove anche allora, come continua a fare oggi, andava a caccia di scandaletti di poco conto del tipo “mutande”, e, dopo aver scocciato colleghi e superiori costretti a dover parare le sue intemperanze, con estremo piacere riuscirono a liberarsene adottando il vecchio adagio latino: “Promoveatur ut moveatur”.
Caro amico e collega blogger, noi non abbiamo la fortuna di poter essere promossi, dobbiamo solo rendere conto a chi ci legge, quando ci legge, poi ci rimane solo il rispetto verso noi stessi e alla nostra educazione.

CI SIAMO: TRA RENZI E IL GOVERNO SIAMO PIU’ CHE SCONTRO E’ RISSA

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Certo, se certe cose le dicessi io avrebbe poco valore ma, guarda caso a scriverlo questa volta è il “Corriere della Sera” che l’ha definita, poco elegantemente “una manovra galleggiante”, altri quotidiani hanno messo in rilievo che, per metà, è fatta aumentando il deficit per concessione dell’UE; altri ancora che mancano almeno 7 miliardi sui 30 previsti, mentre non c’è traccia dei 4 miliardi necessari per rinnovare il contratto dei 3 milioni di dipendenti pubblici scaduti nel gennaio scorso, nè ci sono i 2 miliardi che Leu chiede per il fondo sanità. Come corollario il piccolo taglio al cuneo fiscale partirà a luglio, di crescita si vede poco o nulla e tra le pieghe della manovra da 30 miliardi spuntano tasse, tassine e quant’altro, sino alla revisione delle rendite catastali che fa prevedere poco di buono per i proprietari di case. Insomma nulla è cambiato, in un modo o nell’altro questi grandi scienziati dell’economia devono tartassare chi con una vita di lavoro ha tirato la cinghia per avere un qualcosa per garantirsi una vecchiaia serena. Tutto questo è venuto fuori in quella che è stata definita “la lunga notte delle liti”, dove è andata in scena prima la telefonata del premier Conte a Matteo Renzi, mentre il leader di “Italia Viva” stava vedendo la partita di calcio Milan-Fiorentina, lui tifosissimo viola, per sapere se fosse d’accordo con la bozza di manovra. E l’ex-segretario dem ha risposto sì su vari temi, ma è stato categorico: l’Iva non si tocca. E su questo tema ci sono stati i fuochi di artificio tra il capo delegazione dem Dario Franceschini ed la capodelegazione di Italia Viva la ministra Teresa Bellanova e, soprattutto, sempre tra Franceschini e l’economista renziano Luigi Marattin ex-dem.
L’hanno vinta i renziani anche perchè Di Maio si è subito allineato contro la revisione dell’Iva, che significa aumentarla per alcuni prodotti in modo da pagare meno dei 23 miliardi necessari a mantenerla così?
Dopo, è seguito lo scontro con un singolare scambio di messaggi tra i due principali contendenti Franceschini, che è ministro della cultura ed ha scritto anche libri di un certo successo, ha, per la prima volta, citato Dante (Inferno Canto III):”Non ragioniam di loro,ma guarda e passa” Gli ha risposto Marattin sempre citando dall’Inferno, questa volta Canto XXVI: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza.” Certo che questi social hanno aperto tutte le porte. Riservatezza? E’ il nuovo modo di far politica
Successivamente il capo delegazione dem nel governo ha tweettato “Avviso ai naviganti: la smania di visibilità logora i governi. Già visto tutto: “Si inventano litigi sull’IVA, quando nessuno vuole aumentarla, solo per avere qualche riflettore acceso: Il Pd sceglie la serietà e si impegna sul cuneo fiscale per aumentare gli stipendi:”
La replica di Marattin non s’è fatta attendere : “Ciao Dario: A noi non interessa la visibilità, a noi basta non aumentare l’IVA: Stanotte proponevi di aumentare di 5 o addirittura 7 miliardi di Euro il gettito IVA: Se hai cambiato idea, buon segno! Buon lavoro” Un -dunque- Pia, incarta e porta a casa, come direbbero a Roma
Un fatto, comunque, appare certo: la manovra è una grossa delusione: non c’è – come annunciato, alcuna svolta, nè pare ambiziosa come sostiene il ministro dell’Economia Gualtieri che, però, ammette risente dei lasciti del passato governo e delle turbolenze politiche di quel periodo, turbolenze che si stanno riproponendo anche oggi al punto che il premier Conte è stato costretto ad intervenire sia per richiamare all’ordine i quattro partiti della maggioranza (che faranno orecchie da mercante ), sia per cercare di attenuare il successo renziano. Leggete cosa ha affermato: “Dire che Renzi ha un golden share è sbagliato. L’hanno anche il Pd, il M5S e Leu. E’ parte della maggioranza e lo sentirò quando serve, ma chiedo alle forze politiche di lavorare insieme e con spirito di squadra. Gli interessi di parte non oscurino gli obiettivi comuni.”. Questo ricorda tanto la lamentazione che aveva Romano Prodi con il suo governo dell’Ulivo, profondamente rissoso all’interno e con un ministro leader di un partito, ossia Di Pietro che andava in piazza a manifestare contro il governo. Come andò a finire è noto e mi pare che i giallo-rossi, stante le defezioni iniziate tra i grillini, stiano seguendo quella strada: Auguriamoci che, almeno, riescano ad approvare una manovra che, pur deludente, ci evita un drammatico esercizio provvisorio. Poi si può anche tornare alle urne in marzo-aprile , magari con una diversa legge elettorale.