DE BORTOLI: CHE VUOL DIRE? E’ la fine di un grande amore?

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L’editoriale di ieri del direttore del Corriere della Sera Ferruccio De Bortoli, ha sorpreso tutti gli osservatori politici della stampa e non, neppure nei confronti di Berlusconi, verso il quale non è mai stato molto tenero, aveva mai usato termini così pesanti e al limite della violenza, come ha fatto verso Matteo Renzi e lo ha fatto mentre il Premier si trova ad affrontare una difficile visita negli States e dove dovrà anche intervenire alla sessione delle Nazioni Unite, cercando di dare il maggior risalto possibile alla immagine del nostro Paese che si appresta ad ospitare l’EXPO nel maggio prossimo.

“Renzi non mi convince. …Quanto per come gestisce il potere:” Così apre l’editoriale De Bortoli e prosegue: “Il sospetto diffuso è che alcuni ministri siano stati scelti per non far ombra al premier.”; “L’irruenza può essere una virtù, scuote la palude, ma non sempre è preferibile alla saggezza negoziale. La muscolarità tradisce a volte la debolezza delle idee, la superficialità degli slogan. “; “L’oratoria del premier è straordinaria, nondimeno il fascino che emana stinge facilmente nel fastidio se la comunicazione, pur brillante, è fine a se stessa. Il marketing della politica se è sostanza è utile, se è solo cosmesi è dannoso. In Europa, meno inclini di noi a scambiare la simpatia e la parlantina per strumenti di governo, se ne sono già accorti. “; “ Auguriamo a Renzi di farcela e di correggere in corsa i propri errori. Non può fallire perché falliremmo anche noi. Un consiglio: quando si specchia al mattino, indossando una camicia bianca, pensi che dietro di lui c’è un Paese che non vuol rischiare di alzare nessuna bandiera straniera (leggi troika). E tantomeno quella bianca.”.

Questi alcuni stralci dell’editoriale che, dopo aver letto e riletto diverse volte nel tentativo di capire o, per meglio dire, scoprire, anche fra le righe, cosa vi potesse essere dietro le dure parole di De Bortoli.

Nulla, non sono stato capace di trovare niente che potesse indicarmi un filo verso la verità, verso un motivo valido per tanto freddo livore.

Qualche osservatore ha ipotizzato che questa uscita come un addio alla direzione del giornale, peraltro annunciata da qualche settimana, quasi che questo passaggio fosse attribuibile ad un malevolo intervento del Premier. Dare credito a questa ipotesi mi viene difficile anche perchè dopo il profluvio di parole indirizzate a screditare, a sminuirne la figura, pensare che Renzi goda di tanto potere da poter “tagliare” la testa del Direttore della prima testata del Paese, significherebbe collocarlo talmente il alto, in modo sproporzionato, da smentire se stesso.

Ritengo che solo De Bortoli, che per la sua riconosciuta, prestigiosa, indiscussa professionalità, possa chiarire questa sua uscita che, per ora reputo estemporanea, altrimenti non mi rimane che la convinzione che si sia proprio alla “fine di un grande amore”.

giustus

LE SANZIONI PER LA RUSSIA UN BOOMERANG PER L’ITALIA

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Siamo all’assurdo. Facciamo la mosca nocchiera di Obama-Merkel contro la Russia ed applichiamo sanzioni contro Arkadi Romanovich Rotemberg un amico di Putin, sequestrandogli un albergo di lusso a Roma, ville, appartamenti in Sardegna e nel Lazio, quote societarie e conti correnti bancari. In tutto 30 milioni di beni( ma si ricercano anche eventuali prestanome per operare nuovi sequestri) perché l’imprenditore russo e al quinto posto della lista nera stilata dagli americani e da noi e dall’UE supinamente accettata. C’è voluto anche un generale della guardia di finanza nell’ eseguire il provvedimento previsto “per prevenire, contrastare e reprimere il finanziamento del terrorismo e l’attività di Paesi che minacciano la pace e la sicurezza internazionale.”
Suona addirittura ridicolo questo virgolettato tant’è assurdo nei confronti della Russia come appare quasi inverosimile che l’Italia sia tra i primi Paesi dell’UE considerato che – come ha pubblicato con ampia evidenza il “Corriere della Sera”, la “rete di Mosca “ vede ben 91 società italiane possedute a vario titolo dagli oligarchi russi. Che faremo ora? Bloccheremo queste aziende , mandando a casa migliaia di operai ? E come ce la caveremo, ad esempio, con Alexes Miller, ad di Gazprom che, grazie agli accordi con l’ENI, rifornisce all‘Italia circa 19 miliardi di metri cubi di gas, ossia quasi un terzo dell’import totale? O con MIkail Fridman, oligarca “tra i più amati dal Cremlino, che nel 2011 ha rilevato Wind o Vagit Alekperov, magnate del petrolio con la Lukoil che ha acquisito la raffineria di Priolo in Sicilia, dalla quale passano tonnellate di petrolio? E come ce la caveremo con Igor Sechin, socio di Pirelli e della Saras dei Moratti, inserito com è nella lista nera americana?
Mi fermo qui perché la lista sarebbe lunga, ma appare evidente come i russi siano ben presenti in Italia, compreso in banche e nel settore della moda, mentre addirittura la banca centrale russa detiene quote consistenti di Eni ed Enel. Aggiungete anche il continuo flusso di ricco turismo russo e di investimenti immobiliari anche minori di non oligarchi. Va anche considerata la presenza di molte aziende italiane, si stima diverse centinaia e ve sono di importanti. Non a caso Putin ha definito l’Italia “partner privilegiato “, nonostante “danni temporanei”.
Se, però,non solo insistiamo nella follia delle sanzioni, ma addirittura facciamo i pierini come ci troveremo? Già a Mosca stanno preparando altre contromisure e le prime hanno colpito la nostra agricoltura con un danno alle esportazioni di frutta calcolato dalla Coldiretti in un miliardo e mezzo d’euro, figuratevi se addirittura si giungesse all’approvazione di un progetto presentato alla Duma per ottenere una compensazione monetaria, per “violazione dei diritti”, nei confronti di quegli Stati che bloccano proprietà russe inserite nelle liste nere Usa.
Stiamo proprio scherzando con il fuoco. E se Putin, forte dell’accordo fatto con la Cina per la fornitura di gas e petrolio per miliardi di dollari, bloccasse il rubinetto e ci lasciasse al gelo quest’inverno? Alla Polonia ha già diminuito le forniture dl 25%.
Tutto questo mentre gli estremisti del presunto sceiccato islamico lanciano continue minacce all’Occidente, Roma compresa. Da lì vengono il terrorismo e le attività che “minacciano la pace e la sicurezza internazionale.” Obama e l’Ue , però, preferiscono usare queste motivazioni per le sanzioni alla Russia che potrebbe, invece, essere un formidabile alleato nella lotta contro un nemico che si fa sempre più pericoloso. Renzi,presidente di turno dell’Unione dei 28 Paesi, se ci sei, batti un colpo ed un bel colpo prima che sia troppo tardi.

CHE IL VERO OBIETTIVO DI RENZI SIA…?

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Ho sempre ritenuto –credo di averlo scritto più volte- che uno degli obiettivi di Matteo Renzi, probabilmente il principale, sia spaccare il Pd, costringendo la maggioranza degli ex-comunisti (che controllano i gruppi parlamentari dem) ad uscire. I fatti sembrano darmi ragione a partire dal “patto del Nazareno”, che fece infuriare Bersani e company, e rilanciò politicamente il leader di Forza Italia per finire ad uno scontro interno che verte su tutto, non solo sulla riforma del mercato del lavoro occasionale casus belli.
L’intesa con Berlusconi sulla  legge elettorale e sull’abolizione del Senato come oggi lo conosciamo trova l’opposizione delle sinistre del Pd che chiedono profonde modifiche. La riforma della giustizia  recepisce molte impostazioni berlusconiane e non a caso ha provocato la durissima reazione dell’Associazione Magistrati che minaccia uno sciopero della categoria  e trova la solidarietà di non pochi democratici. Le nuove misure sul mercato del lavoro, il famoso Jobs Act (ma perché usare l’inglese?) –e tralascio altri temi del contendere tra i dem- viene addirittura considerata una provocazione  da Bersani, D’Alema, Cuperlo a Civati per l’abolizione, di fatto, del tanto discusso articolo 18 che i governi guidati dall’ex-Cavaliere hanno, più volte, tentato invano di eliminare. E alla Camera si parla già di cento deputati del PD pronti a votare contro il provvedimento tantoché il presidente dei deputati berlusconiani Brunetta ha detto: “se la riforma passa grazie ai nostri voti sarà crisi”. Di governo, ovviamente, ma non per andare subito ad elezioni anticipate, oltretutto non si è mai votato d’inverno, eppoi deve essere completato il semestre di presidenza italiana dell’Ue. Dunque? Dunque, se davvero la rivolta degli ex-comunisti portasse ad una crisi, probabilmente avremo   un nuovo esecutivo con una nuova maggioranza, qualcuno lo chiamerebbe di “grande coalizione”, come fu per Letta, quindi anche con ministri berlusconiani, Brunetta lo “definirebbe, invece, di coesione nazionale”.

Comunque venisse etichettato  ci sarebbe, però, l’incognita:  cosa farebbero i ribelli Pd capaci di votare contro il proprio governo? La scissione parrebbe l’evento più probabile anche per evitare l’espulsione, ma quanti sono quelli disposti davvero ad andarsene?

Non sono interrogativi di poco conto. Con tutta probabilità la maggioranza in parlamento potrebbe, comunque,esserci, ma lo scenario politico sarebbe completamente diverso con Renzi che potrebbe veder realizzato l’obiettivo di far andar via dal Pd la maggioranza degli ex-comunisti, compresa quella “vecchia guardia” che ha voluto rottamare, ma anche quello di realizzare un centrosinistra d’antan, se non addirittura un “grande centro” pronto ad allearsi con una sinistra moderata, formata, ad esempio,  dai “giovani turchi” di Orfini e del ministro della Giustizia.

Comprendo che sembra quasi fantascienza, ma  non riesco a dimenticare una lontana e mail, spedita alle 4.30 del mattino, in risposta ad un’altra, secondo la quale il Paese poteva essere governato solo da un centrosinistra con un grande centro ed una sinistra moderata. In quella e mail di tre anni e mezzo addietro si diceva in risposta: sono d’accordo, anch’io lavoro per questo, ma non è facile.

La firma era di Matteo Renzi. Quel Renzi che  alle contestazioni della sinistra del Pd   ha replicato, ieri, a muso duro, prima di volare verso gli States: “Nel mio partito c’è chi pensa  che dopo il 40.8% alle europee si possa continuare con un “facite ammuina” per cui non cambia niente e Renzi fa la foglia di fico: Sono cascati male, ho preso questi voti per cambiare l’Italia davvero”.

Bersani e Cuperlo si sono sentiti offesi. Il primo ha replicato: “con la mia storia conservatore no, non posso essere accusato d’esserlo, vecchia guardia posso accettarlo, ma più vecchia di Berlusconi e Verdini chi c’è? Vedo che loro sono trattati con educazione e rispetto, spero che prima o poi tocchi anche a me”: Il secondo  ha quasi gridato: “ basta propaganda, provocazioni e ultimatum”.

E’ proprio esagerare dire che renziani e sinistra  sembrano già far parte di due partiti diversi?

NECESSARIO RIVEDERE IL BELLICISMO NATO

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La politica interventista del Presidente Obama sta diventando sempre più invadente, sollecitando la NATO ad un “bellicismo” ai limiti del suo stesse statuto, che, come ben si sa, prevede essere un istituto difensivo. Pertanto, dovrebbe mantenersi lontano da interferire nel dialogo tra Paesi occidentali ed in particolare dell’Unione Europea e la Russia. Invece, sotto l’impulso del presidente Usa, s’è dato il via alle manovre militari nell’ovest dell’Ucraina sotto il comando degli Stati Uniti e con la partecipazione di 1300 soldati di Paesi dell’Alleanza (per fortuna non ci sono italiani), ma, quel che è grave, di nazioni “esterne” come, ad esempio, Azerbalgian,Georgia e Moldavia.

Questa operazione, criticata anche dallo staff del Presidente USA, è’ un’esercitazione che proseguirà sino al 26 settembre per varare una forza di rapido intervento e , nell’intento di Obama e della Merkel (ha mandato suoi militari, mentre gli americani sono 200), dovrebbe preoccupare, insieme alle assurde sanzioni che penalizzano l’Ue, il presidente russo Putin. Che ( ritengo) se ne ride alle spalle degli strateghi Nato visto, che intanto, l’Ucraina decide di dare una certa autonomia alle aree del Paese a maggioranza di etnia russa,prendendosi il consenso di Mosca.

La politica internazionale di Obama e della Unione Europea Merkel-dipendente ( ma la cancelliera non comprende che il suo autorevole collega, al quale ora s’è strettamente collegata, vuol far saltare lei, l’euro e la Ue ?) appare, ad essere ottimisti, incerta. In realtà è sbagliata. Qual è, infatti, oggi il nemico numero 1 da fronteggiare? Gli estremisti islamici, quelli del presunto Califfato che ora usano persino una comunicazione televisiva sofisticata come s’è visto nel video con il quale minacciano New York. Evidentemente stanno ricevendo non solo aiuti di manovalanza guerriera e di armi, ma grazie ai proventi della vendita del petrolio dai pozzi che hanno conquistato possono anche assumere esperti in vari campi , proseguendo in una strategia militare e in un proselitismo sempre più incisivi . E possono contare su cellule “nascoste” in molti Paesi, ad iniziare da quelli europei, grazie anche al continuo e massiccio afflusso di rifugiati , tra i quali possono agevolmente celarsi filo-jiadisti.

Ora, secondo voi, sarebbe stata o no essenziale la presenza della Russia nell’ampia coalizione voluta da Obama (anche con chi sino ad ieri finanziava gli estremisti)?

Se gli Stati Uniti non cambiano politica finisce che, a livello internazionale, troveremo una vera grande coalizione euro-asiastica. L’accordo, dopo anni di tensioni, tra India e Cina, segue all’intesa sul gas tra Cina e Russia che, nell’antartide sta facendo trivellazioni che consentono di acquisire veri e propri tesori naturali . Se considerate che i cinesi controllano da tempo in Africa le aree (perse dagli Usa o dall’Europa) che offrono materie prime indispensabili per le nuove tecnologie, aggiungete che in America Latina i sentimenti anti-USA sono diffusi, mentre la Cina sta lentamente posizionandosi al punto che, ad esempio, s’è garantita l’importazione quasi esclusiva di grandi quantità di stagno dal Venezuela (l’accordo fu fatto da Chavez), avrete un quadro, sia pure approssimativo . delle nuove realtà internazionali. Che vedono gli Stati Uniti ben lontani dalle presidenze definite “imperiali” quando erano indispensabile punto di riferimento persino degli avversari.

Il mondo sta cambiando, i rapporti di forza mutano di continuo, il terrorismo è una variante impazzita delle relazioni internazionali, talvolta alimentata addirittura da chi, poi, è costretto a combatterla. Proseguire con la vecchia mentalità , considerando gli antichi e superati equilibri significa imboccare una strada senza uscita: Ed una strada per di più pericolosa che può portarci  –Dio non voglia- verso quelle tre guerre mondiali locali citate dal Papa e che qualcuno ha identificato con un segreto di Fatina .

C’è ancora tempo per tornare indietro, per recuperare quell’indispensabile dialogo UE-Russia-Usa che comporta il rafforzamento della pace grazie anche ai positivi rapporti con la Cina e l’India . In questo contesto il ruolo dell’Europa per collaborare con l’America Latina e, in particolare, dell’Italia per una vera, incisiva politica mediterranea risulta estremamente importante. Auguriamoci che lo comprendano un Obama in fase calante ed una Merkel che sta rischiando molto. . Papa Francesco ci aiuta sulla via di una pacifica convivenza tra i popoli, indicando a tutti la strada da seguire

 

Lo Stato inserisce nel Pil ciò che proibisce per legge

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Siamo all’assurdo e stento a crederlo: ora lo Stato vuole inserire nella valutazione del Pil i risultati di quell’economia illegale come la droga e il prodotto dello sfruttamento della prostituzione che, contemporaneamente, proibisce per legge. Il professore ed ex-ministro Giovannini, quand’era presidente dell’Istat, sosteneva che eravamo obbligati a farlo perché ce lo imponeva l’Eurostat. Molti altri studiosi ed esperti contestavano questa impostazione, ricordando che l’indicazione dell’ufficio statistiche dell’Ue riguardava quei Paesi dove sono legali alcune attività illecite in Italia, ad esempio la droga in Olanda e la prostituzione in Austria, Ungheria, Germania e Grecia.

Ora l’Istat torna alla carica, sostenendo che inserire le entrate di queste attività illegali, che pure fanno parte del reddito globale italiano, rispecchierebbe la realtà. Qui siamo all’assurdo. A parte il discorso generale sul Pil, che viene sempre più contestato come ben sa lo stesso Giovannini che fece parte di una big-commissione istituita dal presidente Francese Sarkosy, ed a parte il fatto che quantificare i redditi derivanti dalla diffusione della droga e dalla prostituzione è pressoché impossibile, considerare i due presunti dati significherebbe legalizzare la criminalità che prospera proprio su queste due attività illecite.
Sarebbe fare –ha fatto notare giustamente l’Associazione Nazionale Magistrati– un grande favore alla mafia, alla camorra, alla ndrangheta e loro “colleghe”. Non sarebbe, quindi, il caso, visto che siamo nel semestre di presidenza italiana dell’Ue, il ministro dell’Economia e quello dell’Interno intervenissero a livello europeo affinchè si eviti un clamoroso spot a favore della criminalità e l’Eurostat faccia le sue statistiche senza entrare in campi minati com’è quello sul Pil? Un Pil, oltretutto, che ormai non rispecchia più da tempo la reale situazione economica di un Paese e persino l’Onu preferisce un diverso indicatore.
Comprendo che il premier Renzi ha molte gatte da pelare, ma anche questa mi pare una priorità. Sì, perché la difesa della legalità è fondamentale.

Il grande gelo Alfano-Renzi

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Le elezioni, con gli ultimissimi avvenimenti, sono sempre più vicine, anche se renzi continua a parlare in funzione di “mille giorni”. D’altra parte, lo spettacolo che ha portato all’undicesima votazione per l’elezione dei due membri della Consulta, non facilita la stabilità politica che, ovviamente si riflette sul Governo. I sondaggi, poi, portano tempesta negli alleati governativi del Pd che, come si legge su tutta la stampa, continua a perdere popolarità e, seppur sia sempre in limiti di sicurezza, anche per il premier non sono rose e fiori. Scelta Civica si è dissolta come neve al sole, mentre il Nnc e l’Ucd uniti se si votasse oggi, con l’Italicum o quel che resta del porcellum dopo la sentenza della Suprema Corte, non avrebbero rappresentanti in Parlamento. Il patto del Nazareno colpisce ancora, mette in crisi gli alfaniani e manda in bestia gran parte della sinistra dem ed irrita i forzisti dissidenti alla Fitto.I quali, però, è probabile si calmino visto che Berlusconi, considerato che tira aria di elezioni anticipate, tende a differenziarsi dal governo . Quanto al Nuovo Centro Destra il nervosismo di Alfano è sempre più evidente e, ormai, siamo al grande gelo con Renzi. Lo si è visto anche alla Camera quando il ministro dell’Interno ( fino a novembre ? poi potrebbe passare al ministero degli esteri) non solo non ha applaudito il discorso del premier sull’attività di governo, ma pur essendogli accanto se n’è andato senza stringergli la mano,come s’usa in questi casi, e addirittura senza salutarlo.

Dei centristi scarse le tracce . Solo Pierferdinando Casini , che non pare più in grande sintonia con la sua UDC guidata dall’amico di un tempo Cesa, è ricomparso sulla scena politica con numerose apparizioni tv e dichiarazioni nelle quali appoggia, sì, il governo, ma con sottili distingui o critiche camuffate da consigli. L’impressione è di chi si consideri una riserva di lusso,non si sa mai cosa può accadere con un’eventuale crisi governativa, non dimentichiamo che lui è anche presidente dell’Internazionale Dc e di centro. Comunque sia, l’ex-presidente della Camera è tornato in prima fila e le immagini trasmesse dalla TV della Camera l’hanno sorpreso a cordialissimo e sorridente colloquio con il presidente dei deputati forzisti Brunetta, mentre i maligni parlano di un suo riavvicinamento a Berlusconi e, come si sa, il figliol prodigo è più considerata dal figlio rimasto fedele.

Un quotidiano sostiene che quel figlio prodigo potrebbe essere Alfano.. Ho i miei dubbi, sarei propenso quasi ad escluderlo, considerato anche il suo nervosismo ed il pressing fatto da Verdini e company su vari parlamentari alfaniani affinchè tornino all’ovile e, quindi, ad un possibile futuro seggio, sempre più aleatorio se rimangono in compagnia dei Quagliarello, dei Formigoni e dei Cicchitto..

Il fatto è che il ministro dell’Interno è tra l’incudine e il martello. L’incudine è il “resuscitato” Berlusconi con l’intesa, sempre più stretta e, probabilmente,proiettata nel futuro, con Renzi, il martello è il premier che è stanco di simili inquieti e temporanei alleati che ad ogni piè sospinto dicono che rimangono al potere per amor di patria, ma sono antagonisti al premier e al suo partito. Per questo i renziani non hanno stima degli alfaniani, necessari per la maggioranza, ma destinati a prendersi, di tanto in tanto, qualche bastonatura , com’è capitato al ministro Lupi, e ad essere mandati a casa quando non serviranno più.

C’è, quindi, da meravigliarsi del grande gelo Alfano- Renzi con il premier che nel suo discorso alle Camere ha, sì, di nuovo parlato dei mille giorni “per far ripartire il Paese,” l’ultima chance per rimettere in pista l’Italia”, ma anche accennato, per la prima volta, anche al voto anticipato. “Non temo il voto” ha detto , prendendosela, in successivi passaggi, con la magistratura, i sindacati e tutti coloro che criticano essendo stati in posizione di primo piano in tutti questi anni facendo solo danni. Sì, ha anche aggiunto “ma puntiamo a finire la legislatura” e “la legge elettorale la faremo subito,non per andare a votare”, tuttavia è stato un modo per dire : o mi fate fare le riforme che voglio o si va al voto anticipato. E siccome gli ostacoli a quelle riforme non mancheranno, mentre la situazione economica peggiora sempre più con l’Italia “in piena recessione”, unico Paesi tra i sette grandi come testimonial’Ocse , secondo voi cosa è più probabile : elezioni anticipate o mille giorni ancora con questo governo ?

Attenzione, stiamo togliendo il futuro ai bambini

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Credo si sia tutti d’accordo nell’affermare che l’attuale politica promette molto, ma mantiene poco, sempre più autoreferenziale, lontana dalle vere necessità dei cittadini anche quando pare rivoluzionaria come nei “grillini”. Matteo Renzi ha riacceso speranze ed ancor oggi ha la fiducia della maggior parte egli italiani, non, però, i singoli ministri ritenuti, in genere, poco esperti e deboli, tali da rischiare di concludere poco. Il fatto è che il premier è considerato “un uomo solo al comando” ed è vero, spesso ha contro i suoi stessi compagni di partito e, come ha giustamente notato nell’editoriale domenicale Sergio Romano, deve fare i conti con le “corporazioni che difendono i loro privilegi, chiamandoli ampollosamente “ diritti acquisiti”.

Così gli ostacoli (anche dell’alta burocrazia che si sente colpita da giusti tagli e ridimensionamenti) aumentano e come si toccano posizioni di rendita le reazioni sono pesanti e il governo finisce, ingiustamente, per prendersela anche con chi, come le forze dell’ordine, non nuotano certo nell’oro e rischiano ogni giorno la vita per difenderci da una criminalità sempre più aggressiva.

La conseguenza che non si vede l’uscita dal tunnel di una crisi economico-sociale devastante. Una crisi che toglie il futuro a milioni di bambini, ecco il fatto più grave. I dati forniti dall’Istat sono, infatti, impressionanti: un milione e 436 minori su 10 milioni vive in povertà, con privazioni materiali, ma anche subendo un deficit sociale perché nell’impossibilità di fare sport, di partecipare ad una gita scolastica, di invitare un amico a casa, di andare in vacanza, di accedere a realtà culturali e, in non pochi casi, di continuare a proseguire gli studi, finendo, in questo caso, in mezzo ad una strada e, quindi, possibile preda della malavita.

Ieri Romano, nel suo editoriale, scrive che “Da tangentopoli ad oggi sono passati 22 anni”, ma ci siamo trovati con “una generazione perduta”, incapace di fare le riforme necessarie. Cosa scriverà il commentatore di domani di questi bambini già esclusi da tutto, ai quali rischiano di aggiungersi gli altri che si trovano in quella che gli esperti chiamano “zona grigia”?

Nel 2011, cioè quasi l’altro giorno, i bambini indigenti erano 723 mila, in due anni sono raddoppiati e, probabilmente, sono già aumentati nei primi otto mesi del 2014 perché sono ancora lì, minacciosi, i due motivi che l’Istat indica per il drammatico fenomeno. E, cioè, “crescita della povertà assoluta al Sud” e “peggioramento della situazione delle famiglie operaie e straniere al Nord, quelle che hanno più figli, nuclei familiari dove lavora solo l’uomo e in regioni dove si è fatta sentire di più la crisi delle fabbriche”.

E lo Stato che ha fatto per tentare di risolvere questa situazione, per irrobustire le reti di protezione? Purtroppo ha fatto il gambero, andando all’indietro, tagliando e tagliando risorse. Nel 2008 i fondi per contrastare la povertà assommavano a 2 miliardi e mezzo di euro, non poco. Poi, tre anni dopo, venne Monti e il suo governo andò a colpire molto anche lì: il fondo scese a 765 mila euro, una mazzata. Enrico Letta, succedendo al professore come premier, riuscì ad aumentare a 964 mila euro. Speriamo che ora Renzi riesca a ricreare quella rete che non esiste più ed eviti che i bambini di oggi, ossia i cittadini di domani, siano “una generazione perduta”. Perché per l’Italia non ci sarebbe più ne futuro, ne speranza.

 

Le elezioni anticipate, per Renzi il male minore

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Benchè siano state pronunciate parole tranquillizzanti dallo Presidente Chiamparino, quello che viene dalle Regioni contro il governo rimane’ un brutto segnale. Motivo del contendere, ricorderete, era la decisione di Renzi di tagliare le spese della Sanità in quella spending rewiew che colpisce anche tutti i ministeri. Poi vi è stata l’immerdiata marcia indietro del premier.

La reazione dei presidenti regionali era stata, infatti, pesante. Il presidente dell’Unione, il piemontese Chiamparino, renziano doc ha detto: “ violato il patto con il governo” e il veneto Zaia ha rincarato la dose : “vogliono distruggere il sistema” . Se a questo si aggiungono i mugugni dei ministri, le critiche alla riforma della scuola, le pesanti riserve dei magistrati su quella della giustizia, gli attacchi dei sindacati e le minacce di sciopero di militari e forze dell’ordine per la riforma della Pubblica Amministrazione, la difficoltà di uscire dalla morsa depressione-deflazione con aziende che continuano a chiudere ogni giorno, la disoccupazione che aumenta,mentre il debito si ingrossa, la povertà cresce ,l’alta burocrazia pone ostacoli ad ogni innovazione, ed avrete un quadro, oltretutto approssimativo, della situazione. nella quale si innestano anche gli attacchi a Renzi delle sinistre interne al Pd (“al posto suo – ha detto Bersani. Io non ci avrei pensato un momento a dimettermi da segretario”) e le vicende emiliane che hanno già eliminato un autorevole partecipante renziano e messo in difficoltà un altro renziano alle primarie per scegliere il candidato alla presidenza dell’Emilia Romagna.

I sondaggi per il momento danno ancora la maggioranza dei consensi al premier ( 60% ) e al governo ( 54%), pur se con un crollo del 15% rispetto a giugno con il Pd che è al 40% ed un centro-destra al 30% , coalizione che vede la Lega al 7%, Forza Italia in risalita supera il 18%, mentre i governativi NCD e UDC scendono addirittura al 3% e i5stelle attorno al 20%.

Il rischio per Renzi, come ho sempre sostenuto, è di perdere consensi andando avanti senza ottenere risultati concreti sotto il profilo economico-sociale, anzi la preoccupazione è che la situazione possa peggiorare per i riflessi internazionali, ad iniziare al blocco di importazioni europee da parte della Russia in reazione alle sanzioni europee. Ecco perché si  torna a parlare di elezioni anticipate anche per il fatto che il premier ha cambiato l’ordine delle priorità delle riforme annunciato in agosto. Ed ha anticipato la nuova legge elettorale che verrà esaminata dal Senato. Perché questa decisione su una riforma, approvata dalla Camera, ma che una parte del Pd chiede di modificare ed ora lo farà, con maggiore decisione, il Nuovo Centro Destra e l’UDC che rischierebbero di rimanere fuori dal Parlamento se rimanesse lo sbarramento del 4%.

In sostanza sarà battaglia a Palazzo Madama e questo provocherà qualche conseguenza , ma se Renzi avesse deciso che è meglio andare a votare il prossimo anno, mettiamo in marzo, magari dopo la bocciatura dell’Italicum si’ da andare al voto con il proporzionale e lo sbarramento al 4% , ossia di ciò che è rimasto dopo la sentenza della Corte Costituzionale ? Non mi sembra un’ipotesi da fantapolitica.

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ABBANOA: SENTITE QUESTA…!!!

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Oggi ho telefonato ad Abbanoa per sollecitare l’invio della bolletta relativa all’ultimo trimestre in pagamento, mi ha risposto una signora con una voce ferma ma gentile. Sentita la mia richiesta ha declinato ogni responsabilità della  società addossando le colpe alle poste alle quali è affidato il servizio di stampa, spedizione e consegna delle bollette.Secondo la signora Abbanoa, le eventuali proteste dovrebbero essere rivolte, per competenza, alle poste che non compiono il servizio di consegna.

Poiché questo disservio non è certo una mia eclusiva ritengo  sarebbe più opportuno che fosse la stessa società che distribuisce l’acqua, che, si fa per dire, dovremmo bere, a provvedere perché il servizio per il quale, sicuramente, viene corrisposto un compenso, forse anche lauto, venga svolto con diligenza e coscienza.

La mia telefonata non è terminata con la risposta a questo primo quesito. La signora sopracitata mi ha comunicato l’importo da pagare e, con la sua solita cortesia mi ha assicurato che avrebbe provveduto all’invio, via e-mail, della bolletta di cui sopra è con essa avrebbe allegato un estratto conto visto che sin dal 2004 non venivano fatte letture su quel contatore. Al mio perché ha risposto che, forse il contatore si trovava all’interno dell’immobile. Assicurando che da sempre si trovava all’esterno  chiedevo come mai da così tanto tempo non provvedevano alle letture, mi è stato risposto che era un compito dei letturisti e che avrei dovuto provvedere io a trasmettere la lettura, vigilando, nel contempo quando si fossero visti in giro i letturisti e qualora non avessero provveduto a leggere il mio contatore provvedere a denunciare la cosa ad Abbanoa che avrebbe potuto prendere i  provvedimenti  del caso. Poi si è dilungata nel sottolineare la serietà della società seria nei confronti del personale nel non lasciar correre certe inadempienze.

Se quanto descritto può dare un’idea di serietà credo che, come si dice dalle nostre parti, si è perso la Corsica di vista (attraverso le bocche di Bonifacio le due isole si vedono).

Se qualcuno avesse mai avuto dei dubbi, Abbanoa secondo me, è una società da eliminare per la sua inutilità,  per la sua incapacità a gestire quanto gli è affidato. Quando dico “eliminare”, intendo non solo la sua cancellazione dal registro delle imprese, ma anche mandare a casa dirigenza e personale, tutto per incuria, incapacità, negligenza ed ignominia. Che senso ha lasciar operare una società di servizi che non riesce a trovare quel letturista che per tanti anni non ha fatto il suo dovere su una utenza, dico una perché sarebbe sufficiente quella per mandarlo a zappar la terra.

Così si capiscono le bollete cosiddette pazze e tutti i disservizi che ne conseguono e che poi vorrebbero addebitare all’utenza.

VERGOGNA, vergogna la dirigenza, vergogna il personale tutto, vergogna i politici che li sostengono, vergogna quella magistratura che non interviene, vergogna i sindacati che sostengono questa vera VERGOGNA

Lo so che ciò che dirò ora può suonare impopolare, non mi interessa, mandare a spasso tutta quella pletora di inutili è l’unica cosa che meritano e non possono avere comprensione alcuna, neppure il seppur minimo gesto di comprensione e solidarietà.

 

La sfida di Renzi

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In questi ultimi giorni si è acuita l’opposizione a Renzi. Sono usciti allo scoperto gli oppositori  di Matteo Renzi nel Pd e gli alfaniani sempre più preoccupati dell’intesa premier-ex-Cavaliere, auspice Verdini. I primi hanno fatto scendere in campo anche i grossi calibri tipo Bersani e D’Alema; i secondi hanno posto dei quasi diktat su articolo 18 , altri temi economici e giustizia, creando problemi al governo oltre a lanciare una federazione parlamentare tra Ncd, Udc, Popolari per l’Italia e Scelta Civica, quest’ultima , per la verità, scettica sull’iniziativa.  

L’accusa, ora, sarà d’essere un populista della peggiore specie , un demagogo che, per il momento, raccoglie, sì, consensi (è salito al 64 % di gradimento), ma le sue sono solo promesse a vuoto e, quindi, “farà il botto”. Tutto, ovviamente, può essere in politica soprattutto se si ascoltano le “vocine” maligne, secondo le quali il premier porta avanti un disegno di distruzione del sistema suggerito dall’esterno, da imprecisati “poteri forti”che starebbero manovrando.l’ex-sindaco di Firenze. Certo la sfida che sta portando avanti non è facile , ma i suoi critici,ad iniziare da quelli del suo stesso partito che lo considerano un corpo estraneo, quasi un infiltrato, un Berlusconi giovane, sono, alla fine, loro che rischiano grosso.

Il sondaggio pubblicato ieri, a tutta pagina , del Corriere della Sera lo dimostra. La maggioranza degli italiani, appunto il 64%, ha fiducia nel premier, ma non approva i provvedimenti del governo- Pare una contraddizi9ne, ma gli analisti mettono in risalto che la responsabilità di misure insoddisfacenti viene imputata alla burocrazia, a chi detiene rendite di posizioni e privilegi, a tutti coloro, in sostanza, che ostacolano il rinnovamento e il cambiamento renziano.

Ho l’impressione, quindi, che Renzi , anche quando sembra in difficoltà come nel caso degli statali (ma si troverà un’intesa per militari e forze dell’ordine), in realtà giochi sul velluto. Non a caso evita d’andare a Cernobbio dall’annuale grande riunione economica e va ad inaugurare un’industria di rubinetteria (“io sto qui con gli operai,là c’è un convegno in un hotel a 5 stelle”) perché non vuol stare con i famosi “salotti buoni” In questo trova il totale consenso anche del presidente degli industriali Squinzi (patron della Mapei) che è lì al suo fianco .E dice “a Cernobbio non mi hanno mai visto e mai mi vedranno, Cernobbio è una fiera della verità, io sono abituato a stare in fabbrica”

Proprio in mezzo agli operai il premier rincara lo dose: “noi andiamo avanti cattivi e determinati. Io accetto le critiche, ma preferisco quelle della gente, non quelle dei soliti noti che stanno lì da trent’anni e non ne azzeccano una.” Ce n’è per tutti, quindi, economisti e sinistra Pd compresa, quella sinistra che ha rialzato le testa con D’Alema e Bersani , ai quali s’è aggiunta la Bindi che se l’è presa con le ministre promosse al governo solo perché sono giovani e belle.E lui, il segretario dem, ironizza: ”D’Alema e Bersani attaccano? Che posso volere di più? Mancava la Bindi, ora c’è anche lei”. Poi l’affondo finale: “Per fortuna vedo che tra la gente il sentimento nei miei confronti è ancora positivo.Non perché mi amino, ma perché vedono che io nell’Italia ci credo davvero”. Ed è un’Italia che vuole cambiare, come ha detto ieri concludendo la Festa dell’Unità a Bologna: “cambieremo il Paese, io non mi fermo” E tanto per chiarire ha annunziato che farà una segreteria unitaria: chi vuol starci, benvenuto, chi non ne vuol sapere tanti saluti.

Il messaggio renziano è chiaro rivolto ai suoi oppositori interni,ma anche al Nuovo Centro Destra, sempre più inquieto: la gente sta con me, se mi ostacolate, se mi tendete tranelli in Parlamento, se mi impedirete di fare le riforme salta tutto. Un modo elegante per dire che si va elezioni anticipate con Renzi che farà pulizia (“pulizia etnica” la chiama il lettiano Francesco Boccia) nel partito e si rivolgerà agli italiani per chiedere voti a favore del vero cambiamento, quel 64% degli italiani che oggi ha fiducia in lui sono incoraggianti e,comunque, dopo le elezioni ci può sempre essere il soccorso-Berlusconi.

Giorgio Napolitano, si sa, è contrario ad elezioni anticipate che il premier non scartava per ottobre, ricevendone un netto no, ma se il governo andasse sotto in Parlamento, mettiamo su un provvedimento per l’economia? Difficilmente potrebbe esserci un governo di transizione Amato, fatto balenare in passato. E non mi pare senza significato il vero e proprio panegirico che Renzi ha fatto, a Bologna, del Capo dello Stato, scatenando un uragano d’applausi e qualche lacrimuccia allo stesso Bersani.