TRA IL VECCHIO E IL NUOVO PREFERISCO CHI HA FATTO GRANDE IL NOSTRO PAESE

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Ho da sempre sostenuto che chi riesce ad intravvedere in Matteo Renzi un democristiano, magari “progressista”, stava, pressoché, bestemmiando. Il segretario-premier, al massimo può definirsi un “ibrido” e, la dimostrazione più lampante è emersa chiaramente nell’incontro-dibattito su La 7, nella trasmissione condotta da Enrico Mentana “SI o NO”, tra lui, Renzi e Ciriaco De Mita, quest’ultimo vera espressione della Democrazia Cristiana.

Qualcuno obietterà che, appunto, quella DC è stata tutto il male del mondo. Ebbene, che vi siano stati scandali in quell’epoca è superfluo negarlo, ma veniamo ad oggi: possiamo rimembrare fatti aberranti come “mafia capitale”, e l’uso della migrazione per fare businnes? In cinquant’anni di governo DC le cronache mai hanno riportato uno schifo pari a quello che stiamo vivendo.

Ma torniamo alla trasmissione: Purtroppo per sentirla nella sua interezza sono dovuto ricorrere ad una registrazione che, grazie ad Internet, è stato possibile riascoltare.

Sin da subito è emersa una differenza, tra i due, sostanziale: De Mita, un vegliardo, un uomo che sostiene la politica come scienza, la storia indispensabile per governare il presente ed immaginare il futuro, la cultura filosofica per affrontare i problemi quotidiani dei cittadini; Renzi, la scioltezza della “lingua”, l’esaltazione di se stesso, una visione del futuro, demagogicamente, rivolto solo verso se stesso.

Tutto questo lo si avverte dalle prime battute del dialogo tra i due: “Io ascoltando Renzi ho l’impressione che lui ricostruisca la storia non dall’anno in cui comincia, ma dall’anno in cui lui è arrivato”. Renzi: “ Si sono fatte tre Commissioni bicamerali e De Mita ha partecipato a tutte e tre, tutte fallite”.

Si ma Renzi non ha voluto rilevare che si è trattato di commissioni pluripartitiche che non sono riuscite a trovare un accordo comune. Nessuno può negare che l’attuale riforma “Non esteticamente comprensibile” come dice De Mita, citando Napoleone che sosteneva che le leggi devono essere “brevi e oscure”, è stata fatta con una verbosità esasperante, scritta male, sostenuta da un solo partito, votata a colpi di maggioranza. Credo che chiunque di questo possa prenderne atto.

La riforma del Senato, il più concreto motivo per votare NO, non solo per De Mita che sostiene che, per una vera riforma, lo si sarebbe dovuto abolire, magari pensando ad un Senato dei notabili, rappresentanti del migliore patrimonio culturale del nostro Paese, diverso da quello proposto da Renzi, un Senato delle autonomie composto da senatori nominati, frutto di una  terza scelta.

In effetti, personalmente, per ottenere il tanto decantato risparmio dai sostenitori del SI, avrei preferito o l’eliminazione totale del Senato, compreso tutti servizi annessi, o, quanto meno una drastica riduzione delle due camere portandole ad un numero non superiore ai 500/600 massimo, tutto con relativa riduzione del personale di servizio. Ma, questo per i nostri governanti è pura utopia, meglio avere due Camere che possono essere controllate visto che risulterebbero nominate.

I Motivi per votare NO sono molteplici e, almeno dal mio punto di vista, tutti validi, quello che maggiormente si spera, che la vittoria del NO sia per un cambio di marcia nei problemi che stanno affliggendo il nostro Paese, compreso quello riguardante quel debito pubblico che il Premier ha rimproverato a De Mita ma, che egli stesso sta contribuendo in modo tangibile ad aumentarlo senza far neppure intravvedere un minimo di cambio di tendenza con la sua politica.

Cosa non si fa per un voto!

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Cosa non si fa per un voto? Prendiamo il nostro Premier: pressato dalla sua minoranza è costretto a rimettere in discussione quella legge elettorale che più insulsa non potrebbe essere definita; i sondaggi che gli sono contro e tutti vanno verso una sconfitta sul referendum per le riforme costituzionali; la situazione economica impazza e lui non ha più alcun ascendente sui suoi partners europei, aveva il pallino in mano e se lo è lasciato sfuggire convinto di poter giocare le sue carte sulla testa di una Merkel e di un Holland in apparente difficoltà, riuscendo ad ottenere come risultato quello di isolarsi; parlare di immigrazione è un azzardo: Così, cosa pensa il nostro? Una bella tournèe negli States (costi a parte). Mister Obama, con lo sfratto in mano e con il rischio di perdere la Casa Bianca in favore di mister Tramp accetta un incontro, anzi una cena ufficiale con cuoco italiano, “l’ultima cena” nella sua residenza presidenziale, dove, lo gnomo italiano, accompagnato da Benigni, cade nella trappola di tentare i nostri ex connazionali a votare per quella signora, anche lei vittima dell’uomo abbronzato, che la sta lanciando come esca convinto che dopo di lei possa toccare alla signora Michelle. Lui in cambio, nella conferenza stampa, si lascia andare ad un consiglio, disinteressato, agli italiani in Italia, di votare Si a quel referendum che è panacea per tutti i mali, teoria secondo Renzi.
Si capisce bene come stanno le cose: due personaggi in difficoltà (ovviamente il nostro in pole position), per un voto sarebbero disposti a sottoporsi pure all’ultima barzelletta di Benigni.
Ebbene chi sia il “nostro” credo che lo sia sia imparato tutti a conoscerlo, ogni aggiunta forse diventa superflua. Ma su Mister Obama qualcosa potrebbe esserci sfuggita, certo non di secondaria importanza. Forse non ci siamo ancora resi conto di quanto potrebbe risultarci scomoda la sua politica estera ultima. Purtroppo, allo stato delle cose, così non va proprio con Obama che impone  all’Occidente, di conseguenza a noi,  una nuova “guerra fredda, facendoci tornare indietro di quasi 30 anni , quelli dell’”equilibrio del terrore”: Allora, però, gli Stati Uniti ci difendevano dal comunismo  aggressivo  dell’Urss, oggi la Russia è nostra alleata contro il terrorismo, contro  l’Isis. E il suo leader, Vladimir Putin,  rilancia i valori cristiani dell’Europa  da noi europei troppo spesso dimenticati e continua a inviarci il gas che alimenta le nostre industrie e riscalda le nostre case, nonostante l’errore di aver seguito gli Usa nelle assurde sanzioni contro la Russia, sanzioni che ci danneggiano anche economicamente.
Certo,noi dobbiamo molto agli yankees: sono venuti tre volte a salvarci, sia dal nazismo, sia dal comunismo e sia dalla fame e distruzione dopo una guerra devastante. E dobbiamo continuare ad essere loro alleati, ma in una vera partnership, non subendo le conseguenze dei clamorosi che ha commesso Barack Obama e che continua a commettere nello scacchiere geopolitico del Mediterraneo-Medio Oriente. E noi ora paghiamo in missioni militari pseudo-pacifiche imposteci dalla Nato in aree del mondo ben distanti da quelle, per noi strategiche ( come dice il “libro bianco” del Ministero della Difesa) del  Mediterraneo. Lo ha ben documentato Gianluca Difeo su “La Repubblica”, sottolineando che, ad esempio, per il nostro contingente in Afghanistan abbiamo già speso 6 miliardi di euro, avendo 53 caduti, mentre l’anno scorso per “difendere” la frontiera UE in Lituania  i nostri aerei militari per intercettare quelli russi che violavano tali frontiere ci sono costati 4 miliardi in otto mesi. Ora, mentre Obama ordina alla Cia un attacco informatico alla Russia, provocando le giuste ire di Mosca, ecco che la Nato non trova di meglio che aggravare la situazione annunciando per il 2017  la presenza di una forza militare dell’Alleanza in Lettonia, lì al confina con la Russia, compresi 140 alpini italiani. Non solo: gli Usa vogliono altre sanzioni contro Mosca, spalleggiati in questo dagli inglesi usciti dall’Ue, aggravando il clima di tensione. Il tutto con l’alibi di interventi di hacker russi  per appoggiare Trump, rubando informazioni alla Clinton ed ai Democratici americani.  “State scherzando con il fuoco” ha detto Putin, il cui portavoce ha rilevato che “la politica della Nato è distruttiva. L’Alleanza è impegnata a costruire nuove linee di divisione in Europa”.
La situazione, dunque, è preoccupante anche perché, per favorire la Clinton nelle elezioni presidenziali americane, Obama  fa la voce grossa con Putin e costringe la Nato a far manovre ed inviare truppe ai confini con la Russia, soprattutto in quella penisola baltica, dove si trova la Lituania , ossia il Paese dal quale partirono emigranti che ora sono anche grandi industriali negli States  ad iniziare da Chicago e la California, realtà dove la potente lobby lituana può muovere molti voti.
No, così non va proprio,forse sarà opportuno chiedere a  Papa Francesco ancora una volta aiutarci,  come fece quando, insieme proprio a Putin, bloccarono il duo Obama-Hollande che volevano bombardare Damasco per cercare di far fuori Assad  così come avevano fatto con Gheddafi.
Proprio così: cosa non si fa per un voto.
 

L’economia, la famiglia, la teoria gender

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Come si può pensare che il def  (legge finanziaria) sia truccato, eppure, con il Nostro può succedere anche questo, a dirlo, sono proprio gli ex amici di Renzi, il vice amministratore della Banca D’Italia, il Centro Studi della nuova Confindustria (non meravigliatevi, gli stessi che osannavano al premier solo quanche giorno fa), ma, ancor peggio, il Comitato parlamentare istituì ad hok. Insomma, qualcuno potrebbe dire “non c’è più religione”. Anche lì, però, c’è maretta, lo si deduce dalle ultime prese di posizione di Papa Francesco sulla famiglia, messa in discussione dalla divulgazione del popolo gender.

Nell’occidente cristiano, infatti, gli antichi valori vengono dissolti e Papa Francesco è costretto ad un duro intervento per richiamare tutti al dovere di tutelare la famiglia e il  matrimonio   minacciato, quest’ultimo, dalla teoria gender “che è –ha detto- la grande nemica” perché  vuole “distruggere con le idee la cosa più bella che Dio ha creato”.  Di contro  in Russia, ex-patria del comunismo, ed in Cina, dove il comunismo, si pure un po’ annacquato, vige ancora,  i capi  supremi sono sulla stessa linea del Pontefice.

Il big cinese Xi Jinping  ha, ad esempio, dato il via ad una vera e propria crociata  a favore della famiglia  e contro il divorzio che sta dilagano in Cina. A sua volta, in Russia, Putin rilancia i valori cristiani dell’Europa, ormai ignorati, a suo giudizio, dai Paesi dell’Ue  in decadenza morale anche a causa della teoria gender.

Forse sarebbe opportuno riflettere  su questo rovesciamento etico di posizioni, chiedendoci se  non sia stata fatta grande confusione tra  giusta e dovuta tutela dei diritti  e “fughe in avanti” che scardinano valori e tradizioni. Di certo  la decadenza europea appare  evidente sotto vari profili, iniziando dall’impetuoso rifiorire di esasperazioni nazionalistiche, dall’esplodere di  un estremismo populista e da  leggi che, in alcuni Paesi, consentono addirittura le nozze gay equiparate,quindi, al matrimonio tra uomo e donna. “Si deve fare di tutto per salvarlo”  afferma deciso Papa Francesco che, proprio riferendosi alla “cosiddetta teoria del gender”, ha chiosato quasi provocatoriamente: “mi domando  se non sia anche espressione  di una frustrazione e di un rassegnazione che mira a cancellare  la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa”.

Se ritroveremo la consapevolezza che la famiglia è la cellula fondamentale della società , se non lasceremo solo a  Putin l’iniziativa di rilanciare le radici cristiani dell’Europa  probabilmente potremo ricollegare tradizioni positive e innovazione per uscire da una crisi ed una decadenza che sta devastando i Paesi dell’Ue  e per  collaborare all’affermazione di quel “nuovo umanesimo “che un grande Pontefice ha tratteggiato nell’Enciclica “Laudato Sii”