E se fosse vera la mossa a sorpresa di Berlusconi?

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Matteo Renzi, secondo alcune Agenzie estere, avrebbe recuperato qualche sponsor internazionale, per iniziare dalla Merkel e per finire con alcuni contatti USA. E, secondo queste fonti, la riprova sarebbe nella massiccia discesa in campo di Giorgio Napolitano a sostegno del “sì” nel referendum costituzionale di ottobre. Questo malgrado  l’attacco durissimo portato al governo, con il suo estemporaneo intervento al Senato, contro l’affidamento della gestione del costituendo centro scientifico   in parte dell’area ex-Expo.

Renzi, dunque, si sarebbe riallineato ai voleri di una parte degli sponsor  indispettiti per  certi suoi atteggiamenti e, soprattutto, per certe sue decisioni  al punto da avere anche  suggerito una parte  delle accuse  al “cerchio magico fiorentino”, Carrai compreso,  comparse sul web.

Tutto questo porterebbe, inoltre, a quella mossa a sorpresa   che alcuni osservatori si attendono  da Silvio Berlusconi  e che, secondo indiscrezioni abbastanza attendibili, potrebbe addirittura consistere in un  clamoroso ritorno del Cavaliere al Patto del Nazareno ( per qualcuno una conferma)  e, quindi, al Partito della Nazione. La motivazione: contro Renzi sarebbe in atto lo stesso complotto che, nel 2011 costrinse l’allora  premier a lasciare il campo al governo Monti, fatto smentito, anche nei giorni scorsi, da Napolitano, ma avallato  da fonti americane.

Riferisco queste voci, secondo le quali starebbero anche  per arrivare documenti esplosivi dagli Usa,  perché se avessero un fondamento cambierebbero profondamente il quadro politico italiano  e troverebbero una spiegazione nell’atteggiamento aggressivo e provocatorio della ministra Boschi  che alcuni vedono come aspirante, in un futuro più o meno lontano, a Palazzo Chigi.

Di certo, la rottura determinata da Silvio Berlusconi nel centrodestra  a Roma, con Salvini infuriato e  la Meloni fortemente delusa, non è senza significato anche se il Cavaliere  polemizza con Renzi e dice che intende ricostituire il centrodestra , ricevendone, comunque dinieghi dal leader leghista . Né va sottovalutato che i renziani ,nell’attaccare i partiti dell’opposizione  ,vanno molto soft nei confronti di Forza Italia. Si dirà: ma questo partito sta implodendo. A parte il fatto che negli ultimi sondaggi è quasi alla pari della Lega, è vero che i big del Nord  hanno mal sopportato la rottura di Roma anche perché senza i leghisti molti di loro non verrebbero rieletti  con l’Italicum, mentre , soprattutto nel Sud, altri leader sono tentati di andare con l’Ala di Verdini  per essere così nella maggioranza parlamentare  e sperare nel futuro.

Il rischio, quindi, che Forza Italia imploda  rimanendo sulle attuali posizioni è evidente, ma tornare al Patto del Nazareno e, di conseguenza, al grande Partito della Nazione, obiettivo al quale Berlusconi potrebbe non aver, in realtà, mai rinunciato, ricompatterebbe i forzisti, riaprendo la strada, oltre  alla rielezione, addirittura posti di governo e presidenze parlamentari future. Ecco un’altra importante motivazione dell’eventuale clamorosa giravolta berlusconiana. Aggiungete che negli Usa, Donald Trump , che non nasconde le sue simpatie per il Cavaliere è ormai certo d’essere il candidato repubblicano, mentre la Clinton sta perdendo, giorno per giorno, colpi,   sì che potrebbe andare alla Casa Bianca, fatto che creerebbe non pochi problemi anche in Europa, ma che consentirebbe a Berlusconi di portare in dote al segretario-premier, sostenitore della candidata democratica sconfitta, un prezioso collegamento con il nuovo presidente Usa.

Fantapolitica? Tentativo di distogliere, con voci messe in giro ad arte, l’attenzione sui veri problemi  con gli ordinativi delle industrie  e, dunque, con un calo della produzione industriale, con la stagnazione che permane, la lenta ripresina che non decolla, l’Ue che ci attende al varco  con la finanziaria 2017 dove dovremo fare i conti con il debito e con la restituzione dei miliardi ottenuti oggi  grazie a  che sono, di fatto, prestiti   e con il Fondo Monetario Internazionale che   ritiene, sì,  positive le riforme del governo, ma non  dimentica il flop del Jobs Act e  mette in guardia dal cambiare, se non in peggio per chi deve andare in pensione, la legge Fornero ?

Può anche essere. Il fatto certo è , comunque, che le influenze  “esterne” sono state  sempre forti e lo sono ancor più oggi sulla politica italiana. Siamo, non va dimenticato, una portaerei sul Mediterraneo , serbatoio energetico ed area di interesse di varie grandi potenze , dunque l’Italia è in una posizione strategica  oltre ad essere un Paese fondatore dell’Ue, c’è da meravigliarsi se in molti cercano  di condizionare non solo la nostra  vita politica e, magari, spesso ci riescono?

Tutto, dunque, può accadere,  come, ad esempio, che rispunti un Enrico Letta  che il duo Prodi-Bersani sta tentando di rilanciare  con il sostegno – ecco la novità, di un Massimo D’Alema  che, con la sua Fondazione e quella socialista Europa, che presiede,  sta preparando la sua rivincita  su Renzi e qualcuno lo vede già ministro degli Esteri in un futuro governo Letta, che, non dimentichiamolo, ha anche i consigli dello zio Gianni Letta, vero consigliere e braccio destro di Silvio Berlusconi e ben introdotto in quel Vaticano dove considerano il segretario-premier un “voltafaccia”.

Sì, nella politica italiana  tutto può, davvero, avvenire. Anche che il Cavaliere faccia un ribaltone nel ribaltone.

Perche’ Renzi ha anticipato la campagna referendaria?

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Da oltre una settimana le note politiche sono tutte orientate verso il referendum che si terrà ad ottobre prossimo. A dare inizio alla ‘bagarre’ è stato proprio Matteo Renzi ed il suo staff più ristretto, capeggiato dalla ministra Boschi, con il risultato di far passare le riforme costituzionali, che a detta del fior fiore dei costituzionalisti del nostro Paese, sarebbero, addirittura, pasticciate.

Come scriveva nei giorni scorsi il direttore del”Corriere della Sera” , Luciano Fontana, dal titolo significativo “ Referendum, gli errori d evitare- Serve discutere, non tifare”, con sottotitolo “I toni sono già accesi e lo scontro si concentra su temi a volte surreali. La campagna elettorale per eleggere i sindaci delle più importanti città italiane risulta oscurata”?

Ma, chi ha , di fatto, aperto la campagna referendaria, addirittura attribuendole un significato  improprio di “sì” e “no” al governo ed al premier? Non v’ha dubbio che sia stato Matteo Renzi a dare questa impostazione, dicendo, prima, “ se la riforma viene bocciata io vado a casa” e mettendo, poi, un altro carico da novanta con l’anticipare il Congresso del Pd e, quindi, offrire alla critica minoranza interna, diciamo la sinistra dem, l’occasione per presentarsi in alternativa ai renziani. E, quindi, d’essere tentata di farlo anche nel referendum, considerando le forti riserve sull’Italicum che il segretario-premier non intende cambiare come chiesto da Cuperlo, Bersani e Speranza. Né agevola, certamente, un sereno esame della riforma, per valutarne i pro ed i contro, l’atteggiamento aggressivo della ministra Boschi  che oltre ad aver accomunato chi s’è pronunziato per il “no” a Casapound ,  estrema destra  che estrema di più non si può, ha addirittura attaccato la maggioranza dell’Anpi  che, con un congresso, aveva scelto il “no”, sostenendo che i “veri partigiani votano sì’”, quindi indirettamente sostenendo che gli altri sono quasi falsi partigiani. Renzi è stato costretto ad intervenire ed a correggere la sua più stretta collaboratrice, sostenendo che non ha commesso alcuna gaffe e che non ci sono polemiche perché   “noi rispettiamo –ha detto– tutti i partigiani e tra quelli che hanno fatto la Resistenza qualcuno voterà si’ e qualcuno voterà no”.

Difesa debolissima quella del premier  anche perché alcune tv hanno mandato in onda la registrazione delle dichiarazioni delle Boschi e la sua gaffe appare evidente, non a caso ha provocato la durissima reazione del direttore del Tg de La7  Mentana che non mi pare un antirenziano schierato.

C’è da chiedersi, allora, perché Renzi abbia non solo anticipato la campagna referendaria, ma anche dandole   un’impostazione provocatoria  sia legandola ad un plebiscito nei confronti della sua persona e del suo governo, sia  accusando chi è contrario d’essere un conservatore, legato alle poltrone, ai privilegi, mentre chi sostiene il sì è il futuro, è il cambiamento, è l’anticasta. In sostanza, ha dato  ad un evento programmato per l’ottobre il carattere di uno scontro decisivo per l’Italia, da una parte, quello del si’, tutto il bello e il buono; dall’altra, quella del no, il vecchio, la difesa della casta, dello statu quo.

Siamo, dunque, alla logica dello scontro oltretutto su una materia come la riforma della Costituzione, approvata da una maggioranza parlamentare eletta da una legge  decretata anticostituzionale dalla Suprema Corte,mentre avrebbe avuto bisogno di un più ampio dibattito e di più vasti consensi  e non collegata a voti di fiducia nei confronti del governo per evitare, mettiamo al Senato, di non avere i numeri necessari nonostante l’aiuto dei verdiniani.

Il segretario-premier vorrebbe stravincere con questo aut ed invece rischia di fare da sponda ai non pochi che, veramente, lo vorrebbero fuori dalla politica. E, se è vero che il segretario-premier  sa d’avere molti nemici, sa anche che la situazione economica e sociale  dell’Italia  non è affatto allegra, come ha fotografato anche l’Istat, con la disoccupazione giovanile che morde ancora, il milione di italiani sotto la soglia di povertà, un debito che aumenta  quando l’impegno è di farlo diminuire  e la ripresina che stenta a decollare. Sì, l’Ue, grazie al fatto d’essere tornato sotto le ali della Merkel, ci ha concesso un po’ di respiro con i miliardi recuperati dalle concessioni ottenute, ma siamo sotto osservazione sempre per il debito e ce lo ha detto anche la Banca Centrale Europea e ci attendono al varco per la prossima manovra economica .

Renzi, che sprovveduto non è, guarda pure i sondaggi e si rende conto che sta calando troppo nelle simpatie degli italiani, spesso i 5Stelle appaiono superare il Pd, sempre in stallo, siamo ben lontani dal famoso 40% delle europee, e nelle amministrative non ci sono previsioni  di grandi trionfi, rischiando di perdere Roma, di non andare al ballottaggio a Napoli e di essere alla pari con il centrodestra a Milano. Aggiungete che i proposici relativi al referendum d’ottobre non erano esaltanti  e quei sette ex-presidenti della Corte Costituzionale favorevoli al “no” insieme ad altri illustri  studiosi stavano dando troppo fastidio. Da qui, probabilmente, la scelta dello scontro, del  plebiscito  nei confronti del premier, partendo subito nella campagna referendaria per cercare di avere già un ritorno nelle amministrative.

Non so, onestamente, se tutto questo sia dovuto ad una situazione che può sapere di disperazione e, quindi, da ultima spiaggia od a una precisa strategia e lasciano pure perplessi gli appelli, a dire il vero, abbastanza patetici di Napolitano a tranquillizzare il premier, ho, comunque, l’impressione che, al di là dei sorrisi, della sicurezza e della grinta  che vorrebbe  dimostrare, Renzi sia estremamente preoccupato. Il “tanti nemici tanto onore” potrebbe tradursi in sconfitta e non sarebbe, forse, meglio tentare la strada d’una crisi di governo, magari giocando la carta della  Stepchild Adoption con la Boschi, alla quale ha affidato la delega per le adozioni, negandola al ministro della famiglia Costa, notoriamente contrario a questa soluzione come tutti i centristi governativi.Il capogruppo alla Camera del Nuovo Centro Destra  Lupi, per quel che conta, è stato chiaro: se si insiste con le adozioni anche per le coppie gay, il governo rischia.

L’ultima sfida di Matteo Renzi con Boschi-gaffe.

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Lo ammette anche Giorgio Napolitano: “se Renzi perde il referendum per lui la situazione sarebbe difficilmente sostenibile”. Va bene che quanto dice il nostro emerito va preso con beneficio di inventario data la pateticità dei suoi interventi, ma, su questo potrebbe averci azzeccato. Questo lo sa bene il segretario-premier che ha aperto la campagna elettorale referendaria all’insegna: “o me o il caos, con il no alle riforme saremo un paradiso di inciuci”, ”noi siamo il cambiamento, siamo gli anti-casta”. E giù su questa linea, sciorinando i provvedimenti del governo, tutti, ovviamente, positivi, ma glissando sul rapporto Istat che fotografa un’Italia colpita da una crisi economia profonda, mai vista prima nei 90 anni di vita dell’Istituto e dalla quale lentamente si sta uscendo, purtroppo con una ripresa “a bassa intensità”.

Il segretario-premier è sostenuto, nella sua campagna, ad esempio da un Tg1 così renziano che censura persino la ministra Boschi, autrice di una clamorosa gaffe nei confronti dell’ANPI, schierata ufficialmente per il “no”, definendo veri partigiani coloro che, dissentendo, si pronunciano per il “sì”. Ovviamente, le reazioni sono state durissime anche all’interno del Pd al punto che Pier Luigi Bersani ha  chiosato : “come si permette la ministra Boschi di distinguere tra partigiani veri e finti ? Chi crede di essere: Siamo forse già arrivati ad un governo che fa la supervisione all’Anpi? E’ evidente che siamo ad una gestione politica sconsiderata ed avventurista. In nome di una mezza riforma del Senato si rischia di creare una frattura insanabile nel mondo democratico e costituzionale.”  Il riferimento bersaniano, chiaramente, è al tentativo che, ad avviso della sinistra dem, i renziani stanno portando avanti per arrivare a quel Partito della Nazione che vede già in maggioranza i verdiniani che, dopo i voti di fiducia al governo, appoggiano ora ufficialmente  candidati dem a Napoli e Cosenza, provocando la durissima reazione di Gianni Cuperlo, per il quale “il referendum costituzionale è già il congresso del Pd” e con il “sì” si aprirebbe la strada, appunto, al partito della Nazione. “Se accade una cosa simile – spiega – è morto il Pd. Nasce una cosa rispettabilissima, ma non sarà il mio partito”. Ovvio che il leader della sinistra dem propende per il “no” che tenta non solo Bersani, ma anche l’altro leader dell’opposizione nel PD, ossia Speranza che per votare sì, chiede che si cambi l’Italicum, proposta avanzata anche da altri dem, ma sempre respinta, come ha fatto, anche di recente, la Boschi. Che ha detto, chiaramente: “se vince il no anch’io, insieme a Renzi, lascerei la politica” e che dopo la clamorosa gaffe sui veri e falsi partigiani ha costretto il segretario-premier ad intervenire per difenderla e sostenere: “non vedo né gaffe né particolari polemiche: Tra i partigiani che hanno fatto la Resistenza alcuni voteranno no e qualcuno voterà sì: e noi rispettiamo tutti i partigiani”. La stessa Boschi è intervenuta di nuovo per sostenere che la sua dichiarazione a Rai 3 era stata strumentalizzata. Peccato, per il premier e la ministra, che il Tg1, pur non citando  i “veri partigiani votano no” nel titolo, poi ha fatto sentire, nel servizio, la voce registrata dalla diretta dell’esponente renziana e s’è udito benissimo l’espressione “i veri partigiani”. Del resto è la stessa ministra che, per offendere chi nella minoranza dem s’è schierato per il no, ha detto che vota come Casapound, ripetendo questa accusa in direzione e non certo scusandosi come aveva chiesto Cuperlo.

Siamo, quindi, alle prime battute di una campagna elettorale referendaria che si annuncia devastante e che più che nel merito di una riforma che, con una maggioranza parlamentare uscita da una legge elettorale dichiarata anticostituzionale, cambia molti articoli della nostra Costituzione, s’è, ormai, trasformata in un plebiscito su Matteo Renzi e, di conseguenza, anche in un congresso del Pd. E’, di fatto, l’ultima sfida del segretario-premier, ma non ha scelta –come si vorrebbe far credere dai renziani– tra cambiamento positivo e conservazione di privilegi. Sarebbe, quindi, meglio tornare ad un confronto sui contenuti di una riforma che sta dividendo l’Italia. E Renzi dovrebbe ascoltare l’invito rivoltogli, nell’editoriale di ieri su ”Repubblica”, da Eugenio Scalfari di modificare la legge elettorale, aprendo, così, la strada ad un “sì” consapevole e vasto: “Pensaci bene, Matteo, se anche vincessi per il rotto della cuffia sarai un padrone. Ma i padroni corrono rischi politici tremendi e farai una vita d’inferno  tu e il nostro Paese”.

 

Tra i nemici di Renzi ci mancava solo la Chiesa.

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In fatto di nemici Matteo Renzi non si fa mancare nulla. Ho voluto fare una breve riflessione: con i sindacati è rottura da un pezzo, con la magistratura   ha superato persino Berlusconi, con varie categorie è in conflitto, mettete lì anche l’alta burocrazia, con l’Unione Europea è “lotta continua”, pur tra baci e abbracci con i big  dopo accese discussioni, diciamo veri e proprio scontri, con una parte del suo partito è in conflitto perenne e alle opposizioni da solo schiaffi mettendo la fiducia su riforme istituzionali che richiederebbero invece larghe maggioranze e interpretando la democrazia a modo suo. Di recente persino il suo super sponsor  Giorgio Napolitano, presidente emerito della Repubblica (si, quello del colpo di stato), l’ha duramente attaccato, addirittura intervenendo al senato per contestare, con toni pesanti, la decisione renziana di affidare ad un privato senza concorso la gestione dell’importante centro scientifico che, con relativi cospicui finanziamenti, sorgerà in una parte dell’area dell’ex-expo.

A me è sembrato un messaggio condiviso anche da altri ex-sponsor. Comunque rimane la chiesa cattolica che era rimasta diciamo neutrale, non esprimendo, cioè, elogi o critiche.

Con la legge sulle unioni civili, tale neutralità è finita. Prima c’è stata la presa di posizione molto forte del segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, mons. Galantino, molto vicino a Papa Francesco e generalmente cauto e moderato, il quale aveva duramente criticato, come il teologico mons. Forte, il governo per aver posto la fiducia sulla legge, impedendo la discussione degli emendamenti.

Matteo Renzi aveva risposto con arroganza ai vescovi, dicendo in tono di sfida: ”ho giurato sulla costituzione, non sul vangelo” poi aveva affidato alla Boschi e non al ministro per la famiglia, il centrista Costa, il tema delle adozioni, che contiene anche la stepchild adoption, ossia la facoltà per le coppie gay di adottare il figlio di uno dei due partner, stralciata dalla legge perché contrari gli alfaniani. Inoltre, rispetto alle critiche dello stesso Costa perché alcuni magistrati, interpretando la legge esistente sulle adozioni, avevano di fatto applicato la stepchild adoption, aveva preso posizione, non smentito dal premier, il ministro della giustizia Orlando per il quale è giusto che i magistrati interpretino le leggi, se aggiungete che il leader della sinistra Pd speranza ha dichiarato: ora andremo avanti approvando quel tipo di adozione  com’era nel programma elettorale del nostro partito, Alfano se ne faccia una ragione”, avrete il quadro della sfida renziana.

Ora che si tratti, come credo, o no di una manovra del segretario-premier per andare al voto anticipato prima del referendum d’ottobre. Considerato che il capogruppo alla camera degli alfaniani Lupi ha detto: ”salterebbe la maggioranza”, rimane il fatto che il cardinal Bagnasco, nella relazione all’Assemblea dei Vescovi Italiani, non ha  duramente criticato il ricorso al voto di fiducia, ma addirittura la legge sulle unioni civili. Ha detto “sancisce di fatto un’equiparazione al matrimonio e alla famiglia” “le differenze sono dei piccoli espedienti nominalistici e artifici giuridici facilmente aggirabili in attesa del colpo finale dell’utero in affitto”. E tanto per far capire che anche Papa Francesco è su questa lunghezza d’onda ha ricordato la dichiarazione congiunta del pontefice e del primate di Mosca Kirill all’Avana, nel febbraio scorso, sulla famiglia che “si   fonda tra uomo e donna”, esprimendo ”rammarico” perché “altre forme di convivenza siano ormai poste al livello di questa union” snaturando lo “stesso concetto di paternità e maternità”.

In sostanza, un attacco al governo a tutto campo, anche perché il cardinal Bagnasco ha sottolineato che la disoccupazione è a livelli insostenibili, la povertà investe quattro milioni di italiani, la denatalità richiede urgenti interventi a favore delle famiglie, la corruzione imperversa.

Ora Matteo Renzi non avrà giurato sul vangelo, ma la sua storia personale, il suo passato facevano sperare che almeno rispettasse il vangelo, invece non è facile dar torto a quell’importante cardinale che mi disse: Renzi ci ha voltato le spalle. “Ed anche sul fatto che il premier ha giurato sulla costituzionale siamo proprio certi che le unioni civili non l’abbiano di fatto violata e, in particolare, la tanto sbandierata riforma costituzionale sia davvero nel solco della suprema carta frutto, non come l’attuale riforma, di una maggioranza (esigua al Senato) uscita da una legge elettorale incostituzionale e non già di una ampissima maggioranza che, come ha ricordato Agostino Giovagnoli, con tante forze diverse e tanti settori differenti che trovarono la loro unità”?

A TONINA ALIVESI

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E’ il 20 di maggio, il mese delle rose, il mese della Madonna, il mese dedicato al Santo Rosario, quella preghiera che Tonina (Alivesi) tanto amava, il giorno che ha scelto, forse il più bello di questo maggio, per lasciarci, per andare al cospetto di quella Madre comune che ha tanto sentito vicina, accomunata alla sua vera Mamma, Colomba.

Si, oggi ci ha lasciato per raggiungere i suoi cari in quella volta celeste. Il suo corpo ci ha lasciato, Tonina rimane e sarà sempre vicino a chi la ha conosciuta ed ha avuto modo di godere della sua amicizia.

Solo da pochi anni ho avuto il privilegio di conoscere Tonina: era stata insegnante di mia moglie,  Isabella, spesso mi parlava di lei anche in anni lontani, per lei aveva una venerazione. Gli era rimasta impressa nella mente, con quei ricordi che la riportavano alla fanciullezza. Mi diceva di questa giovanissima donna che  l’aveva introdotta ai primi passi dell’istruzione con quella severità tutta amorevole che solo chi insegna con il cuore prima che con la testa. Gli era rimasta talmente impressa da essere per lei un punto di riferimento nella vita di tutti i giorni. Eppure, è stata tantissimi anni senza mai incontrarla, pur pensandola e ricordandola ogni qual volta, episodi o avvenimenti richiamavano i suoi saggi insegnamenti.

Per tanto tempo, a Roma dove abitavamo e dove sapeva che la sua maestra viveva, ha avuto il desiderio di incontrarla ma, le circostanze non sono state mai favorevoli sino al ritorno in Sardegna a Santa Teresa. Così un bel giorno si decide e mi chiede di accompagnarla a Capotesta, voleva rivedere la sua Maestra Tonina. E così è stato.

Ecco come ho avuto modo di vederla per la prima volta, solo qualche anno fa. Un incontro sorpresa, una donna piena di vita, giovane dentro, piena di interessi, almeno quanti erano i disturbi che le impedivano di muoversi come avrebbe voluto. Ma, la mente, fertile piena di entusiasmi, di voglia di conoscere, di essere sempre al passo con il tempo. Lei, relegata in quella casa che tanto amava, volava verso orizzonti sempre nuovi.

Ho passato interi pomeriggi in sua compagnia, mi raccontava di Capotesta, della sua vita con Mamma Colomba, mi diceva di suo padre che era mancato prima che nascesse, ma che sentiva vivo ancora: mi diceva della casa che era stata dei suoi nonni e della stanza che lei occupava dove era nata, dove prima di lei erano nati tutti i suoi zii e la sua madre: mi parlava della pesca di Zia Colomba, mi diceva dei sacrifici che la mamma aveva dovuto fare perché lei potesse avere una istruzione, quella che lei per i tempi non era mai riuscita ad avere.

Non esagero sostenendo che Tonina è stata una vera fonte del sapere, il suo dire era un continuo espandere di un panorama sempre vasto su temi e tempi futuri.

Qualcuno, io stesso, quando ho saputo della sua dipartita, riferendomi a lei ho detto: “Tonina ci ha lasciato”. No sbagliavo, Tonina non ci ha lasciato, Tonina è con noi e rimarrà sempre con i suoi amici e con chi ha avuto il privilegio di conoscerla. Continuerò ad immaginarla, a vederla dietro quella grande finestra, affacciata sul golfo di Capotesta, ad ammirare quel panorama, continuamente mutante, quei colori continuamente diversi, fatti di luci e colori che seguono il trascorrere del tempo.

Tonina e con noi, non ci ha lasciato, continuerà ad esserci vicino ancora a raccontarci, a dirci le sue esperienze, a dispensarci consigli quelli che ci aiuteranno a trascorrere la nostra vita.

Ciao Tonina.

Ma qual è il vero obiettivo di Renzi?

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Sono in molti, soprattutto tra gli osservatori stranieri, a domandarsi : ma qual è il vero obiettivo di Renzi? Sarà che io ancora penso ancora vecchia maniera e non sottovaluto Renzi, pur non condividendolo. Il suo scopo, viste e assodate le difficoltà che ha dentro e fuori casa, punta tutto sul Partito della Nazione raggiungibile con le elezioni anticipate ad ottobre, prima, cioè, del referendum costituzionale. Ci arriverebbe votando con il Consultellum, ossia con la legge elettorale uscita dalla sentenza della Suprema Corte che ha dichiarato incostituzionale il “Porcellum”, sul quale si reggono l’attuale Parlamento e i governi a guida Pd. Il sistema sarebbe proporzionale con sbarramento al 4% per la Camera senza premio maggioranza che rimarrebbe per il Senato ancora in piedi come in passato. Ogni partito andrebbe, così, alle urne per proprio conto, tolto le alleanze obbligate per superare lo sbarramento: alfaniani-casiniani-Scelta Civica al centro, Sel-fuori-usciti dai dem e altri sull’estrema sinistra, ad esempio, con il ritorno dei verdiani alla casa madre berlusconiana e il ricompattamento degli spezzoni della destra.

Molto probabilmente nessuno vincerebbe al Senato e, così, ecco come per miracolo venire fuori una maggioranza che, in breve tempo, si riunisce nel Partito della Nazione, in realtà un centrosinistra vecchia maniera, cioè un grande centro insieme ad una sinistra moderata con Renzi che torna alle origini centriste ,mentre una parte degli ex-diesse se ne va, riscoprendo i vecchi amori. Il risultato sarebbe che chi, in Italia e all’estero (soprattutto certi poteri forti ) voleva far fuori il segretario-premier si troverebbe con un pugno di mosche in mano e sarebbe costretto a cambiare strategia. L’unica variante potrebbe essere la posizione dei verdiniani che per accelerare l’uscita dal PD della sinistra che contesta Renzi, entrino nel partito del segretario-premier.

Solo seguendo questo filo logico si può comprendere, a mio avviso, ammesso che in politica esista ancora una logica, l’atteggiamento di Renzi. Che sa bene di avere molti nemici, ad iniziare dagli States dove l’improvvisa, imprevista e recente morte di un suo potente sponsor, l’oriundo siciliano Scalia che dominava la Corte Suprema Usa, l’ha privato di un sostegno forse fondamentale. E altri nemici se ne procura di continuo, ampliando la platea degli anti-renziani che, ora, comprende anche alcuni ex-suoi amici, costringendo qualche osservatore a ripetersi la domanda: ma qual è il vero obiettivo di Matteo?

Proporre, ad esempio, la tregua alla minoranza dem, sia abbinando elezioni amministrative al referendum costituzionale, sia inviando la Boschi sul podio della Direzione Pd non per scusarsi, come chiedeva Cuperlo, per l’offesa rivolta a quella parte non secondaria di minoranza dem tentata di votare “no” a quel referendum, ma a confermare brutalmente l’insulto. Non è, certo, questa la via per risolvere la frattura interna nè lo è l’apparente concessione di anticipare il Congresso dopo ottobre perché spinge gli oppositori interni a rimarcare – come ha fatto Speranza – la diversità di posizioni rispetto alle impostazioni renziane.

L’ultima clamorosa dimostrazione di questa volontà di crearsi avversari viene dall’aver posto, alla Camera, la fiducia sulle Unioni Civili, scatenando anche l’ira dei grillini impossibilitati a discutere gli emendamenti ad una legge da essi ritenuta restrittiva e, quindi, da correggere. Il risultato è che anche gli scarsi benefici in voti alle “amministrative” sperati dal segretario-premier con un antidemocratica accelerazione, quando a Montecitorio non c’erano, come al Senato, possibili problemi di maggioranza, verranno ampiamente superati delle dure polemiche dei 5Stelle e, soprattutto, dalla reazione dei cattolici che hanno ritenuto il ricorso alla fiducia su una legge per essi così controversa, una vera e propria sfida. Non a caso Massimo Gandolini, presidente del Comitato Difendiamo i nostri figli” e portavoce del Family Day, Renzi va fermato, ce lo ricorderemo al referendum “, Non a caso, soprattutto, il segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, solitamente molto cauto, abituato a smussare gli angoli invece di alimentare contrasti, è stato costretto, lui strettamente collegato a Papa Francesco e in predicato di essere il prossimo presidente dei vescovi italiani, a prendere decisa posizione , definendo una forzatura il voto di fiducia che “è una sconfitta per tutti” e ricordando il valore della “ famiglia fatta di padre, madre e figli” e il dovere per i politici di tutelarla.

Forse – direte – Renzi ha sbagliato nel valutare i “pro” ed i “contro” nel porre la fiducia per le Unioni Civili . Forse, ma il risultato è per lui pessimo e quel che accade sulla scena politica e sociale, col “tutti contro tutti”, dimostra che si tratta di errori voluti. Si possono dire peste e corna del segretario-premier, ma non che non conosca almeno la furbizia, dunque siamo dinnanzi ad una precisa strategia.

Il fatto è che la situazione generale è sempre più preoccupante con la quasi disgregazione dell’Ue, le crescenti difficoltà di gestire l’arrivo di altre masse di disperati dall’Africa e dall’Asia, la Banca Centrale Europea che insiste sulla pericolosità di un debito pubblico eccessivo, la deflazione che rende difficile una ripresa esaltata dal governo,ma negata dalle cifre . Aggiungete la fiducia al lumicino , appena il 3%, nei confronti degli attuali partiti, la rabbia dei cittadini per una corruzione sempre più estesa, i sondaggi che danno, per la prima volta, il “no” vincente nel referendum d’ottobre ed il Pd sorpassato dai 5Stelle, beh , probabilmente converrete con me che non siamo in presenza tanto di errori da parte di Renzi, quanto di un “piano” messo in atto per sopravvivere politicamente, andando al voto anticipato per far sorgere dalle macerie il Partito della Nazione.

Il “tanti nemici tanto onore” , il “tanti nemici perché cambio l’Italia”, il ripetere : “stavo rinnovando l’Italia per portarla fuori dalle secche di una crisi che altri avevano provocato, me l’hanno impedito per un Parlamento eletto con una legge incostituzionale e frutto delle logiche del passato. Votatemi” potrebbe anche funzionare e, male che vada, far emergere una maggioranza più logica e coesa di quella attuale, esprimendo,comunque, un leader accettato ed avallato, finalmente, dal voto popolare.

Cosa penserà di tutto questo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella , sempre a rispettare i dettati costituzionali ed a tutelare gli interessi dei cittadini? Questa è la vera incognita del segretario-presidente in attesa del novembre elettorale negli Usa.

La tregua impossibile proposta da Renzi

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Ieri, i telegiornali ed oggi i quotidiani ci hanno proposto Renzi in tutte le salse. A sentire lui sino al prossimo referendum dovrebbe esserci un continuo martellare di “strusciamento” ed un attaccarsi sugli specchi, tutto perchè, convincere la sua opposizione interna a restargli accanto. Insomma, chiede una tregua impossibile alla minoranza. Ma, l’appello all’unità è caduto, di fatto, nel vuoto sia perché il segretario-premier non ha fatto alcuna concessione sulla legge elettorale ed ha collegato l’impegno per le amministrative al “sì” al referendum sulla riforma costituzione, sia per l’intervento improvvido della Boschi che non solo non si è scusata come richiesto da Cuperlo per aver accusato chi tra i dem sostiene il “no” referendario aè praticamente uguale a Casapound, ma addirittura, ribadendo quell’infelice equazione. Aggiungete che l’aver anticipato il Congresso dopo il 15 ottobre, giorno in cui i cittadini si pronunzieranno sulla riforma costituzionale, non farà altro che accentuare le divisioni interne. Non a caso uno dei leader della minoranza come Speranza, pur confermando che si impegnerà nelle amministrative, non ha escluso di candidarsi alla segreteria per sostenere una alternativa politica a Renzi, come a dire il centro-sinistra contro il partito della nazione .

“Come fai sbagli” direbbe qualche renziano, parafrasando un recente sceneggiato televisivo e ribadendo le accuse della maggioranza dem secondo la quale la sinistra interna critica aprioristicamente segretario e governo. Il fatto è che le previsioni elettorali in grandi città come Roma, Milano e Napoli sono fosche per il Pd e sulla stessa linea si pongono i sondaggi per le “politiche” visto che i grillini, per la prima volta, superano il Pd, 28,4% contro il 28%, mentre in testa sarebbe, se unito- fatto molto incerto – , il centrodestra (oltre il 30% anche con la Destra e senza gli alfaniani) con la Lega stabile al 13 e Forza Italia che, con il 12,6%, è in crescita. Né può confortare Renzi il primo sondaggio che vede prevalere il “no” nel referendum, quel “no” sostenuto con forza da cinquanta costituzionalisti, tra i quali ben sette ex-presidenti della Suprema Corte, tutti definiti con disprezzo “archeologi” dal segretario-premier.

In queste condizioni la tregua proposta (vocabolo infelice – ha rilevato Speranza- perché presuppone una guerra) non ha alcuna possibilità di essere realmente accettata. Forse, in parte, per le amministrative, ma la vedo difficile, ad esempio, a Roma, dove i dalemiani simpatizzano per Marchini, ed a Napoli, dove pesa l’esclusione di un big come Bassolino.

Né credo sia un messaggio positivo per Renzi il convegno tenutosi a Bologna per ricordare Beniamino Andreatta, proprio in contemporanea con la Direzione dei dem, disertata da un personaggio del calibro di Pier Luigi Bersani per essere alla riunione emiliana insieme a Romano Prodi ed Enrico Letta. Baci ed abbracci tra i tre -riferiscono òeagenzie-, battute dirette e indirette nei confronti di Renzi per sottolineare il suo egocentrismo, il suo ignorare che “la politica è il noi, non è l’io” (Letta); per ricordare la stagione dell’Ulivo con il “siamo gli ex-giovanotti della sinistra di Governo” (Bersani). Ci si è messo anche Prodi a far battute e quando ha visto il caloroso abbraccio tra Letta e Bersani è subito accordo anche lui a fare altrettanto, dicendo: “volevo venire tra i reduci”, chiaro riferimento alla dispregiativa definizione renziana di ex-leader ulivisti che non la pensano come lui. E lì, in quel convegno bolognese, non sono mancate dure critiche alla legge elettorale che “non va bene” e “va cambiata”, cavallo di battaglia della sinistra dem che, in Parlamento, ha, con poche defezioni, votato la riforma costituzionale, sempre abbinando quel “sì” alla richiesta di modificare l’”Italicum”, proposta respinta da Renzi anche di recente.

In questa situazione parlare di tregua mi sembra, di fatto, impossibile e la Boschi, che non prende quasi mai la parola nella Direzione Pd, come ha ammesso, questa volta l’ha fatto per dare uno schiaffone verbale ad uno dei due leader della minoranza, ossia Cuperlo che voleva le scuse boschiane perchè profondamente offeso dalla ministra, secondo la quale chi sostiene il no referendario vota come Casapound, quasi politicamente accomunando due inconciliabili ed antitetiche posizioni politiche.

Non credo sia questa la strada per ottenere la tregua renziana. E l’aver unito, come ha fatto il segretario-premier, campagna elettorale per le amministrative del 5 giugno e campagna per il “sì” nel referendum costituzionale del 15 ottobre non farà che peggiorare la situazione. Era questo che si voleva? Qualche maligno dirà di sì. Io invece sostengo: “Che sia la volta buona?”.