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DRAGHI – SALVINI ABBANDONANO IL FIORETTO PER USARE LA SCIABOLA

 

Non mi sembra sia una buona mossa quella di Draghi, irrigidirsi su una politica di estremo rigore

prendendo con sufficienza la posizione aperturista di Salvini. Siamo tutti coscienti della situazione e di quanto si sia aggravata negli ultimi giorni -chi più di noi sardi può riconoscere questa situazione-, è vero, la salute innanzi tutto, ma bisogna pur pensare che sani ed in estrema povertà potrebbe essere ancora peggio.

Pur non condividendo in pieno la posizione di Salvini non si disconoscere il fatto che Lui  ha il contatto più diretto con la strada e sarebbe quanto mai pericoloso fargli cavalcare una protesta  pronta ad esplodere, se questo accadesse sarebbe difficile da controllare. Sono ormai tutte le categorie allo stremo delle forze. E’ una fortuna che i sindacati stiano dimostrando grande sensibilità e senso di responsabilità, ma quanto può durare? Anche per loro potrebbe diventare difficile controllare il malcontento che sta diventando disperazione.

Torniamo a Salvini: è di ieri proprio mentre Draghi teneva la conferenza stampa dove informava la stampa della stretta che bisognava ancora dare, Matteo Salvini diffondeva una nota che spaccava verticalmente il governo: “E’ impensabile tenere chiusa l’Italia per tutto il mese di aprile”. La risposta immediata del Presidente del Consiglio che sostiene che tutti sarebbero ben felici di poter aprire, poi si domanda se sia pensabile aprire o se non sia meglio farlo decidere quando i dati lo

permettono. Per ora queste misure- secondo Draghi- hanno dimostrato di non essere campate in aria.

La replica di Salvini appare più ragionevole, appellandosi al buon senso di Draghi, chiede che almeno nelle città con situazione sanitaria sotto controllo vengano riaperte le attività chiuse e si ritorni alla vita  ad iniziare dai ristoranti, teatri, palestre, cinema, bar, oratori negozi, così, per svelenire il clima e, pur senza tornare indietro dalle sue posizioni, aggiunge: “Qualunque proposta in Consiglio dei Ministri e in Parlamento avrà l’ok della Lega solo se ci sarà un graduale sicuro ritorno alla vita”.

La differenza tra le posizioni di Draghi e quelle della Lega rimangono a metà del guado, Il primo dice che almeno sino al 30 aprile la chiusura sarà pressoché totale, solo dopo, se i dati lo permetteranno si potrà pensare di aprire e quelle regioni virtuose potranno avere il giallo che consente una certa apertura.

Momento difficile, le posizioni del Presidente del Consiglio non sono certo favorite dalla situazione politica del Paese segnato dai cambiamenti che si stanno verificando nel Paese, almeno secondo gli ultimi sondaggi: Alla pari posizione della Lega che rimane il primo partito con il suo 22,5 % con una sostanziale stabilità del Centro-destra, mentre cala di ben 7 punti il gradimento per Draghi ,  sono in aumento sia il PD che i pentastellati che godono della nuova leadership che hanno acquisito con Letta e Conte, a pagare il fio sono i partiti minori che perdono frazioni di punti.

DRAGHI – UNA INIEZIONE DI FIDUCIA PER AFFRONTARE L’IMMEDIATO FUTURO

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Oggi le lamentele non mancano, arrivano anche da coloro che manifestavano a Conte il loro dissenso, i soliti scontenti? Direi di no, piuttosto li definirei distratti: Draghi ha cambiato quasi tutto, da persona pratica preferisce il fare più del dire e a confermarlo sono le piccole cose che, forse perché piccole rimangono nell’ombra. Non si vedono più quelle conferenze stampa sempre ad anticipare i telegiornali, la sua presenza televisiva è quanto mai moderata e, quando Draghi appare vi è sempre un motivo, vi è qualche cosa da dire. Credo proprio e bisogna dargliene atto, che ogni giorno di più sta dimostrando che apparire continuamente sul piccolo schermo conta poco se a fronte dell’immagine non vi sono fatti, atti concreti.

Non è cambiato nulla, come se nulla è aver cambiato il commissario Arcuri, il Capo della Polizia, il Capo della Protezione Civile, e non mi sembra affatto poco l’aver scompaginato l’andazzo politico che stava imperando nel Paese, immobilizzato, cristallizzato nel nulla, mischiando le carte sia a sinistra che  a destra. Tutto questo può non piacere ma se dalla crisi pandemica ne uscisse un Paese rinnovato, un Paese che torni a crescere, un Paese che, come avvenne negli anni del dopoguerra, riparta con quello spirito che torni a imperare la fiducia e da essa, l’iniziativa e l’idea del crescere.

Bisogna dare tempo, siamo ancora agli inizi, l’emergenza non è ancora terminata, la vita umana è sopra ogni altra urgenza, il Presidente Draghi è quanto mai convinto: :”Ogni vita conta  -ha aggiunto- il nostro compito è salvaguardare con ogni mezzo la salute dei cittadini per tornare presto alla normalità. Questo non è il momento di dividerci o di riaffermare le nostre identità, ma di dare una risposta alle tante persone che soffrono per la crisi”.

Non più tardi di ieri ha messo le prime pietre sulla riforma più importante fra le riforme: una Pubblica Amministrazione rinnovata, aggiornata ai nuovi tempi, alle nuove esigenze è la “pietra miliare” per una nuova società, quella che dovrà riportare il nostro Paese al posto che gli spetta nella società globale. Forse l’accordo sottoscritto con tutti i sindacati per il rinnovo del contratto degli statali, dove oltre ai benefici economici che gli interessati ne riceveranno, vi è ben chiaro che si dovrà raggiungere un lavoro più agile, a formazione, più premi e nuove assunzioni. Il Premier ha voluto precisare: “Il buon funzionamento del settore pubblico è al centro del buon funzionamento della Società,  questo è sempre vero, con la pandemia è ancora più vero”.

Questo è il primo passo verso quella normalità che tutti noi speriamo e che con la volontà di tutti speriamo di raggiungere al più presto.

BT

 

 

 ZELINDO PUCCI – Puisii:  L’ANIMA CANTA  LICE’RI

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Passo davanti alla sua abitazione in una mattina di sole che è a preannunciare una primavera precoce dopo un lungo inverno piovoso come non mai, Lui, Zelindo e li fuori al giardino a curare le sue piante, ad aiutarle a uscire dal lungo letargo. Sicuramente gli parla, lo arguisco da alcuni suoi versi che avevo letto. L’immagine che ne traggo è di un uomo che esprime serenità, una gioia interiore, la parola ‘pace’ è quella che più si addice alla circostanza: una espressione che non si tratta di ciò che si ottiene dopo una guerra, bensì quel sentimento che è difficile trovare le parole per esprimerlo, talmente profondo che diventa gioia.

Mi fermo per salutarlo, scambiamo qualche parola, accenno alla poesia che avevo avuto modo di leggere e subito, con voce pacata, mi dice che quello che ho letto è solo una piccola parte di quella poesia, uno stralcio, manca la conclusione che dice tutto.

 Conosco Zelindo da qualche anno, persona di grande intelletto, non sapevo di lui, la vena poetica che possiede, finché non mi è capitato di leggere quei pochi versi pubblicati sui social scritto nella dolce lingua gallurese. La dolcezza, la musicalità che ne deriva quando è usata in versi e, nel caso specifico, quando esprime quel purpuri di sentimenti che entrano dentro di te dopo aver esplorato l’animo umano.

Questo è lo Zelindo che ho trovato leggendo le poesie pubblicate nel suo volume “L’Anima canta Licèri”. La dolcezza che trovi nella prima poesia che trovi in apertura della sezione “Puisii d’affettu” ‘Poesie d’affetto’ : Caminu d’amori, -Cammino d’amore-, dove narra ‘la dolorosa separazione  dalla moglie’, si, il suo Amore non lo ha lasciato, un allontanamento solo apparente che gli ha dato quella grande sofferenza del distacco, il vuoto sembra incolmabile, una perdita che sembra non poter trovare rassegnazione, per rendersi conto che quell’amore continua a essere dentro di lui  e conclude con gli ultimi  versi che raccolgono lo stato di serenità che ha raggiunto.

….

Ditimi ‘oi undi mi socu paldutu,                   

(ditemi voi dove mi sono perso)

Pa fammi agattà lu c’aggiu gudutu             

(per farmi trovare quel che ho goduto)

In calche agnata ci sei di siguru,                  

(in qualche cantuccio sei di sicuro)

Chena cunfini, làccani, ne muru.                 

(Senza confini, ne muro.)

 

Ma  d’impruisu un coru s’intendi                

(Ma d’improvviso un coro si sente,)

ciòia e dulori abbracciati cantendi.             

(gioia e dolore abbracciati cantando.)

Lu celi e la tarra cialdinu di fiòri,                 

(Il cielo e la terra giardino di fiori,)

la ‘ita e la molti paradiso d’amori.              

(La vita e la morte paradiso d’amore.)

 

Malcata è la stritta chi c(i)’à fattu incuntrà   

(Segnato è il vicolo che ci ha fatto incontrare)

Dui animi in una, cuntintesa d’amà!        

(Due anime in una, contentezza d’amare!)

“NO TI POLTU PIU’ IN CORI                           

(“NON TI PORTO PIU’ NEL CUORE)

PALCHI’ SEI LU ME CORI”                               

(PERCHE’ SEI IL MIO CUORE”)

 Quello che Zelindo Pucci ha pubblicato posso definirlo un compendio di sentimenti che maturano durante una piacevole lettura che ti porta ad immergerti in essi cercando di scoprirli dentro di te, tanto aderenti sono alla realtà della vita.

LUI porta a conoscenza se stesso, immergendosi nella lettura del suo libro, ognuno si trova alla ricerca di scoprire dentro di se quello che prova l’autore.

Grazie Zelindo per i tuoi versi che mi hanno aperto un nuovo modo di pensare, un nuovo modo di vedere la vita sapendo che se la si saprà apprezzare per quello che è, non avrà fine, ma solo traguardi da raggiungere.

BT