Giuseppe Ogno chiede al Sindaco una navetta per il cimitero di Buoncammino

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L’amico Giuseppe Ogno, con la lettera che ha inviato al Sindaco e che viene pubblicata sotto questo breve commento, affronta un tema sociale di grande rilievo.
Il problema di un servizio di trasporto per il cimiero di Buoncammino avrebbe dovuto interessare  l’Amministrazione che ha preceduto quella attuale e avrebbe dovuto prevederlo per poi, metterlo in pratica sin da quando era stato deciso l’ampliamento di quel cimitero. L’Amministrazione Nicoli non  ha mai pensato e, forse neppure gli interessava, se chi vi tumulava i suoi cari aveva o no la possibilità di raggiungere quel luogo. Ma, alle carenze di chi a queste cose non ci badava poteva certamente arrivarci chi li ha sostituiti.

Forse è pretendere troppo da chi idee ne ha veramente poche e in questi lunghi anni si è visto e lo ha ampiamente dimostrato.

Chissà, che sia il campanellino suonato da Giuseppe Ogno, assieme all’avvicinarsi delle prossime scadenze elettorali, a svegliare dal lungo letargo il signor sindaco e una volta sveglio decida di accontentare qualche vecchietta disagiata che vuole visitare i suoi cari.
Staremo a vedere. Anche se ci contiamo poco, la speranza è l’ultima a morire.

Testo della lettere del Consigliere Ogno

Al Sig. Sindaco di
Santa Teresa Gallura

Il sottoscritto Consigliere di minoranza Giuseppe Ogno, sollecitato da un gruppo di suoi elettori, nonché cittadini che hanno espresso le loro esigenze in tal senso, chiede che la Giunta ed il Consiglio stesso, prendano in esame l’esigenza inderogabile di mettere a disposizione, un servizio di navetta, a pagamento, ad orari e giorni prestabiliti, per un collegamento tra il capoluogo ed il Cimitero di Buoncammino.

Tale esigenza, che sarebbe dovuta essere stata presa in esame sin dalla espansione del nuovo cimitero, dovrebbe essere affrontata per soddisfare le difficoltà di coloro che hanno tumulato i loro cari in tale sito e, per i più svariati motivi, non possono disporre di mezzi propri di locomozione per rendere visita ai loro cari defunti.

Il sottoscritto si permette di consigliare che tale servizio, in via del tutto sperimentale, abbia inizio con la ricorrenza del 2 novembre in occasione della commemorazione dei defunti e per la durata del mese di novembre con un servizio settimanale. Se la sperimentazione trovasse il sicuro successo di partecipazione, solo allora si potrebbe prendere in esame la sua continuità.

Qualora la proposta trovasse accoglienza, data la brevità di tempo, potrebbe essere pubblicizzata dal parroco in occasione delle funzioni religiose.

Con speranza che la cosa sia presa nel giusto esame, ringrazia e porge distinti saluti.

Giuseppe Ogno

Santa Teresa G., 14.10.2009

S. TERESA G. -IL P.d.L. INCONTRA IL PARTITO DEMOCRATICO

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COMUNICATO STAMPA

 

Continuando la preparazione verso le elezioni amministrative, il coordinamento provvisorio del Popolo della Libertà di Santa Teresa Gallura, in adempimento a quanto era emerso nella riunione del 18 settembre u.s, ha iniziato un primo giro di incontri con le altre forze politiche, per verificare se vi sono le condizioni per promuovere una lista civica che abbia il più largo consenso possibile tale da consentire una azione politica amministrativa di largo respiro che possa produrre un forte rilancio economico e sociale del paese.

In un clima di cordiale collaborazione si sono incontrati i due coordinamenti PdL e PD. La riunione, pur superando la diversa concezione ideologica, ha permesso ai due schieramenti, di fare una attenta analisi della situazione in cui versa il paese. Entrambi gli schieramenti convengono che sulla necessità di lavorare per costituire una amministrazione non solo seria ma capace di affrontare tutti quei temi che possano far superare la crisi endemica cui versa la comunità teresina.

Dalla discussione è emersa la quasi totalità di vedute comuni sulle quali si può aprire un concreto dibattito che, attraverso incontri allargati anche ad altre eventuali forze politiche, porti poi sia alla formulazione di un programma comune, che alla scelta dei candidati.

Questo è il primo degli incontri che il PdL si propone di portare rapidamente avanti nello spirito di una ampia partecipazione di tutte le forze politiche presenti nel territorio.

Pierpalo Azara          

Giuseppe Ogno

Armando Soro

Giuseppe Tusacciu

FRANCESCHINI RESUSCITA IL FRONTE POPOLARE

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politica nazionale – da Comunità

Appello all’unità delle opposizioni, anche quelle extraparlamentari, contro Berlusconi. L’Unione, cacciata dalla porta del Pd, torna così dalla finestra. Difficile che l’Udc aderisca a questa crociata . Esulta Occhetto. Di Pietro, intanto, prepara la sua manifestazione per chiedere le dimissioni del premier che conserva la fiducia degli elettori.

Dario Franceschini resuscita, di fatto, il Fronte Popolare di antica memoria socialcomunista, clamorosamente sconfitto, nel 1948, da Alcide De Gasperi. Che ottenne, per la Dc, la maggioranza assoluta. Nella sua furia antiberlusconiana il segretario del Pd, ampiamente scavalcato nel voto degli iscritti da Pierluigi Bersani (55.13% contro il 36.95%), ha rivolto un appello a tutte le opposizioni, ossia comprese anche quelle extra-parlamentari, per far fronte comune contro il governo e, in particolare, il premier. “Stiamo attenti – è la sua tesi – alla distruzione degli organi di Garanzia e del Quirinale”, qui si rischia una dittatura di fatto, “rimaniamo in contatto.”
Esulta Achille Occhetto, approdato a “Sinistra e Libertà” :questa è l’occasione per unire tutte le forze di opposizione in un grande alleanza democratica. Franceschini ha scelto il terreno giusto”. E questa “grande alleanza democratica” è strettissima parente del Fronte Popolare che si risolse in un disastro per la sinistra e ho l’impressione finirebbe in un bis visto che tutti i sondaggisti indicano che la maggioranza dei cittadini rimane a fianco di Berlusconi che addirittura vede aumentare i consensi ed è considerato perseguitato dalla giustizia. Il premier, invece, ha ammesso un errore attaccando il Capo dello Stato: oltre il 70% lo crede, ma, nonostante questo, quasi la stessa percentuale conferma fiducia nel Cavaliere.
Mi pare, quindi, che quella di Franceschini sia una mossa disperata in funzione-primarie. Disperata perché, comunque, non riuscirà a mettere insieme, ad esempio, l’Udc di Casini con Rifondazione Comunista e l’Italia dei Valori. E perché perderà altri voti moderati, visto che riesuma l’Unione e, nonostante le molte richieste che vengono dal suo partito,non prende le distanze da Di Pietro, il quale farà oltretutto la sua manifestazione di piazza, probabilmente insieme al Movimento di Grillo, per chiedere le dimissioni del Presidente del Consiglio.
Sono già molti i delusi di un Pd che, con l’impostazione iniziale di Walter Veltroni, aveva attratto l’attenzione anche di una buona parte di moderati. Poi c’erano stati due errori gravi: l’accordo con i radicali e l’alleanza con l’ex-magistrato. L’aria di novità, comunque, aveva portato un bel 33% di voti, mica pochi. Le svolte successive, l’accentuarsi di un antiberlusconismo che fa solo il gioco del Cavaliere, le lotte interne sempre più feroci, pur se in parte sotterranee, e la mancanza di una vera linea politica hanno accentuato nei cittadini e persino tra gli iscritti grande delusione. Lo confermano la costante flessione elettorale e il fatto che, negli oltre 7 mila congressi locali, abbia votato per scegliere il segretario solo il 56.40% degli aventi diritto. Suona, così, strana, per non dire un po’ ridicola, l’esaltazione della segreteria Pd: “Straordinaria partecipazione”, “cifre sconosciute in tutte Europa”.
Tutto, comunque, all’imminente apertura dell’Assise nazionale e, soprattutto, alle primarie del 25 ottobre, alle quali potrà partecipare anche Ignazio Marino, avendo ottenuto il 7.99%, nettamente superiore al 5% stabilito dallo statuto.
Franceschini appare in netto svantaggio, ma ha sdegnosamente rifiutato di tirarsi da parte, facendo fallire la mediazione di Franco Marini che ufficialmente lo appoggia ancora, ma chissà se solo a parole. Né credo che gli ex-popolari abbiano gradito il suo appello alla sinistra extra-parlamentare e a Di Pietro, mentre un suo sostenitore come il capo dei deputati democratici Antonello Soro ha inflitto richiami “pesanti” a solo sei dei 22 assenti al voto sullo scudo fiscale. Ha colpito anche la teodem Paola Binetti, rea d’essere stata a una manifestazione per i 150 anni della Cri, mentre sono state salvate la Lanzillotta e la Meandri che si trovavano a Madrid per un convegno politico. L’interessata ha reagito con durezza; “è una sanzione sena precedenti. In base a quale criterio solo 6 hanno ricevuto una lettera di richiamo?” E ancora: “Siamo proprio sicuri che un convegno a Madrid valga più di una iniziativa per i 150 anni della Croce Rossa, in linea con i miei principi?”.
Sono, questi, interrogativi pesanti, insinuano una discriminazione interna al Pd nei confronti di chi assume posizioni cattoliche sui temi eticamente sensibili. Certo, se vincesse Bersani appare probabile l’uscita dei teodem e dei rutelliani, ma con le posizioni assunte da Franceschini, ad esempio, in difesa dei Dico e con la “grande alleanza democratica” che va fino ai due partiti comunisti, di fatto una nuova Unione, se anche venisse confermato l’attuale segretario osa accadrebbe? Se la sentiranno molti ex-popolari a rimanere in un partito laicista, ancora alleato a Di Pietro e nuovamente a braccetto con i due partiti comunisti? Ho l’impressione che in un caso o nell’altro si dissolverà quel Pd che tante attese aveva suscitato al suo sorgere.

sergio bindi

BERLUSCONI: “QUI VOGLIONO TOGLIERMI TUTTO”

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FORT GRAZIOLI – “QUI VOGLIONO TOGLIERMI TUTTO” – LETTA LO RINCUORA, GHEDINI PESSIMISTA – SENZA IL LODO ALFANO CONDANNA IMMEDIATA SUL CASO MILLS E AVVISI DI GARANZIA A GO-GO – Fini si è chiamato definitivamente fuori da ogni ipotesi di governo tecnico – DIMISSIONI? NESSUN NOME PER IL MANDATO ESPLORATIVO, SI VA ALLE URNE…

Tommaso Labate per “Il Riformista”

Chi ha avuto modo di sentirlo giura che alterna momenti di speranza a momenti di autentico sconforto. E che in certi istanti lui, Silvio Berlusconi, non sappia nemmeno scegliere un santo a cui votarsi. Come ieri mattina, quando all’ennesimo consulto con Gianni Letta e Niccolò Ghedini sul possibile destino che attende il lodo Alfano, l’eminenza azzurra abbia risposto in un modo e l’avvocato in quello uguale e contrario. Come andrà a finire? Andrà tutto bene, come sostiene Letta? O il lodo verrà bocciato, come va dicendo Ghedini?

Di certo c’è che al Cavaliere, forse per la prima volta dal 1995, è tornata una preoccupazione: «Non si tratta solo del governo. Qua vogliono togliermi tutto». Tutto, televisioni comprese. «È possibile che siamo alla battaglia finale», ripete il presidente del Consiglio alla fine dei tempi regolamentari di una partita in cui, aggiungono i suoi, «si agitano gruppi di potere pronti a tutto».

 

La grande preoccupazione del Cavaliere riguarda uno scenario già pericoloso, quello in cui la Corte è chiamata alla sentenza sulla norma blocca processi, reso ancor più «tetro» da due segnali. Il primo si è manifestato giovedì mattina, quando soltanto le assenze dell’opposizione hanno evitato che lo scudo fiscale di Tremonti venisse annientato dal voto di Montecitorio. Il secondo è arrivato sabato, con la sentenza di primo grado che ha condannato Fininvest a risarcire Cir (750 milioni) per la faccenda del Lodo Mondadori.

Sul primo segnale Berlusconi, a dispetto dei consiglieri che l’avevano messo in guardia rispetto a «una trappola costruita tra i banchi della maggioranza», aveva risposto con un’alzata di spalle, salutando comunque il buon esito dell’operazione (approvazione della Camera e immediata firma di Giorgio Napolitano). Sul secondo, invece, anche l’ottimismo del premier – «un corruttore», secondo la sentenza della decima sezione civile del Tribunale di Milano – ha dovuto capitolare.

 

Chiuso nella villa di Arcore, ieri, il Cavaliere ha dettato la controffensiva. «Sono letteralmente allibito: è una sentenza al di là del bene e del male. È certamente un’enormità giuridica», ha fatto sapere tramite una nota. «Un tentativo, con mezzi impropri, di contrastare la volontà democratica del popolo italiano», avevano scritto poco prima i vertici dei gruppi parlamentari del Pdl, compreso il finiano Italo Bocchino. Il tutto, per chiudere il cerchio, alla vigilia della sentenza della Consulta sul lodo Alfano.

E pensare che Berlusconi, nell’attesa della camera di consiglio dei giudici costituzionali, era convinto di aver fatto tutto il possibile per evitare un clima ostile. Come riassume un suo stretto collaboratore, «il presidente ha frenato sia il ddl sulle intercettazioni che la riforma della giustizia, per ristabilire un clima di armonia istituzionale col Quirinale»; poi, «ha incontrato Fini a casa di Gianni Letta, bloccando quell’atmosfera da guerra permanente che si respirava negli ultimi tempi».

Due operazioni andate a buon fine, non a caso gestite con la diplomazia delle «colombe» e non con le scorribande dei «falchi».

Il risultato? Gianfranco Fini si è chiamato definitivamente fuori da ogni ipotesi di governo tecnico. «Nel nostro sistema – ha spiegato ieri il presidente della Camera – la maggioranza è quella che esce dalle urne. Non a caso gli elettori che hanno votato nelle ultime politiche hanno trovato sulla scheda il nome del candidato premier». Un intervento che il Cavaliere ha apprezzato tantissimo, segretamente convinto com’era (ed è) che «l’unico esecutivo che può sperare di avere una maggioranza in Parlamento, oltre a me, è Gianfranco».

Scongiurata l’ipotesi Fini, cosa succederebbe se la Consulta bocciasse il lodo? «Sappiano comunque tutti gli oppositori che il governo porterà a termine la sua missione quinquennale e non c’è nulla che potrà farci tradire il mandato che gli italiani ci hanno conferito», è stata la risposta che ha dato ieri Berlusconi. Come lui stesso però confessa in privato, le elezioni anticipate possono rappresentare l’unica ancora di salvezza di un premier orfano del blocca processi.

Come spiegano nella war room di palazzo Grazioli, «se la Consulta cancella il lodo, il premier non solo sarebbe immediatamente condannato per l’affare Mills, ma si troverebbe immediatamente impelagato in una marea di avvisi di garanzia. Perché – proseguono i berluscones – ci sono procure che non aspettano altro che il via libera».

In questo caso, «il premier rimetterebbe il mandato nelle mani di Napolitano che però non avrebbe neanche il nome per il mandato esplorativo». Con buona pace di Confindustria, che ieri con il presidente Marcegaglia s’è espressa contro «il ricorso a elezioni anticipate».

Morale? Senza blocca-processi, la legislatura è al canto del cigno. Se invece la Consulta si limita ad «alcune osservazioni», raccomandando al Parlamento di intervenire in più punti sul lodo, lo scenario cambierebbe. Certo, in quest’ultimo caso il premier rischierebbe di finire ostaggio della sua maggioranza, dovrebbe cedere alla Lega i governatori del Nord e rendere il Pdl davvero collegiale. Ma, almeno per il momento, scaccerebbe la sua preoccupazione più grande. Quella che gli «tolgano tutto». Non solo il governo. «Tutto».

Silene – inchiesta per i pontili

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Ricevo e pubblico.

Caro Blog,
abbiamo letto  su “L’Unione Sarda” di venerdì 2 ottobre, a pagina 38 –
Provincia Gallura, un pezzo di Andrea Busia con il titolo “La Silene sotto
inchiesta per i pontili”.  Come  ti è noto, la Silene Multiservizi s.u.r.l. è
la società di servizi costituita dal Comune di Santa Teresa Gallura ai tempi
dell’amministrazione di sinistra per la gestione del porto turistico, poi ha
preso un altro indirizzo, cioè quello di asso piglia tutto.
Gli amministratori di allora si sperticarono in assicurazioni, ci
raccontarono che quella società sarebbe stata il toccasana per tutti i mali di
Santa Teresa: l’economia, il turismo, l’allungamento della stagione estiva, e,
perché no, con un po di buona volontà avrebbe risolto pure le avversità
atmosferiche. Così, malgrado le forze politiche di opposizione, nonché gli
operatori turistici di tutti i settori, fossero contrari, la Silene prese vita
e, così come era stato previsto, alla fine divenne una società tuttologa che,
nel corso degli anni è arrivata a fare una concorrenza spietata a tutti coloro
che operano nel settore cantieristico, dei parcheggi, giardinaggio, sicurezza e
quanto si presenta appetibile per un privato. Non vi è settore dove possa
sorgere un’idea che subito vi si fionda Silene. Ovvio, inutile protestare. Come
può un politico rinunciare a qualche poltrona da distribuire? Pertanto, guai a
disturbare il manovratore: non si può e non si deve.
Eravamo  in molti a credere che con il cambio di amministrazione sarebbero
cambiate le cose. Perché pensavamo questo?  Semplice: alla caduta dell’
amministrazione di sinistra fu grande il contributo dato dalle denuncie fatte
sulla gestione della Silene. Mi ricordo che Alleanza Nazionale fu in prima
linea a tenere informata la popolazione su quanto avveniva in quella società.
Questo fu fatto in modo sistematico e, alle elezioni, infatti, diede i suoi
frutti. Quindi, era ovvio pensare  che le cose cambiassero visto che i nuovi
amministratori si trovavano con una connotazione politica totalmente opposta
con chi li precedeva. Nulla, negli ultimi quattro anni le cose non solo  non
sono migliorate ma, per certi aspetti si potrebbe dire che sono peggiorate.
Dove si nota il peggioramento?
Ogni tanto si sente parlare a gran voce di utili prodotti dalla Silene, il
paese non se ne accorge, perché di benefici evidenti non se ne vedono: allora
sorge qualche dubbio e si pensa di andare ad esaminare il bilancio (che è cosa
pubblica), se si ha fortuna ci si imbatte su quello di due anni prima.
Tempo fa raccontavano che un Consigliere di minoranza ebbe la dabbenaggine di
chiedere che gli venisse fornito il bilancio della Silene e lo chiese
direttamente al Sindaco, che è titolare dell’intero capitale sociale. La
risposta? Non lo danno neppure a me!.
Forse questa è una barzelletta che veniva raccontata al bar tanto per fare
una risata. E’ mai possibile che l’unico quotista della società che deve
approvarlo il bilancio non possa disporne di una copia? Un fatto è certo, quel
consigliere il bilancio non l’ha mai avuto.
Ora ci sentiamo dire che Silene produce utili: non stentiamo a crederlo,
qualche dubbio ci viene se quegli utili siano più o meno sotto esposti.
Spieghiamo: siamo certi che Silene (pigliatutto) sfrutti al massimo la
potenzialità che gli è stata affidata? Da dove vengono gli introiti? Dalle
attività: allora, quanto produce il porto turistico? Quanto gli proviene dagli
affitti della stazione marittima? Quanto incassa dai parcheggi? Quale è l’
introito proveniente dai passeggeri in transito per la Corsica? Quanto riceve
per la cura del verde pubblico? La cittadinanza spesso si pone queste domande,
anch’io ogni tanto me le pongo e non chiediamo cose complicate, noi saremmo 
felici se riuscissimo ad  essere messi a conoscenza del c.d.s., che sta per
‘conto della serva’. Cose semplici ma forse impossibili.
Camminando per il porto ogni tanto mi cade lo sguardo su quella costruzione
che fu quasi un simbolo degli anni migliori di Santa Teresa, il Marina
Aquarius. La precedente amministrazione, partecipando ad un asta la fece
propria. L’operazione, secondo il parere di molti, era discutibile anche
perché, forse se fossero stati più illuminati avrebbero rivolto lo sguardo ben
oltre per cose di cui il paese avrebbe potuto trarne maggiori vantaggi, ma
andiamo sulle cose fatte. Dicevo, il Marina Aquarius, locale di tutto rispetto,
venne acquistato, restaurato ad un costo che, si diceva allora, abbastanza
esoso, affittato a trattativa privata per riportarlo al suo vecchio splendore,
ma forse  l’imprenditore che lo prese non era quello giusto e la cosa finì
miseramente.
Con il cambio di amministrazione, anziché darsi da fare per trovare l’
imprenditore, almeno questa volta quello giusto, è stato ritenuto più opportuno
lasciarlo chiuso, anzi, i magazzini sembra siano stati affittati per non si sa
cosa fare, così la struttura in legno sta di nuovo andando in malora, tutto
questo benché, si dice, che vi sono dei seri imprenditori locali che ne hanno
fatto richiesta ed ai quali non è mai stata data risposta, tanto è che,
sembrerebbe, sia stata iniziata una azione per conoscere il motivo di tale
silenzio.
La cosa diventa anche più grave se si pensa di voler allungare la stagione
turistica.  Santa Teresa
è carente di servizi di svago, il Marina Aquarius è stato un locale che oltre
alla ristorazione faceva anche musica e, per chi lo ricorda era ben
frequentato, riportarlo a quei tempi avrebbe come significato quello di fornire
un servizio, oltre, ovviamente, trarne l’utile dell’affitto. Ma, tutto questo a
chi lo diciamo?
Altro problema per la Silene, sempre in fatto di tcuriosità. Si fa un gran
parlare di stipendi d’oro per la dirigenza. Chissà se è vero. Il Presidente da
parte sua fa sapere di aver rinunciato ai suoi emolumenti (?), nulla è dato
sapere sul Direttore e il suo vice. Sarà per un fatto di privacy? Bò. Da parte
mia si tratta solo di curiosità e non mi permetterei mai di verificarne la
congruità. In fondo si tratta di quattrini pubblici, perché non far conoscere
come vengono spesi? Il Ministro Brunetta ha pubblicato quelli di tutta la
dirigenza dell’amministrazione pubblica, quindi dov’è sarebbe il problema?
Forse per dare risposta a tutti questi quesiti ci vorrà ancora un po di tempo
visto che fra pochi mesi ci saranno nuove elezioni e, a quanto si vocifera in
giro si sarà un nuovo cambio della guardia e, si spera che i nuovi siano meglio
dei vecchi, se no dobbiamo sempre contare sulla Guardia di Finanza che è un po
lenta ma alla fine arriva, chissà se così come per i pontili  non venga aperta
un’indagine anche su queste piccole cose?
Ciao, caro Blog, grazie per la tua pazienza e per l’ospitalità.     L.G. e
amici