A Santa Teresa, che confusione (Riceviamo e pubblichiamo)

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Sono un cittadino di Santa Teresa Gallura poco aduso ad mettere in gioco la mia persona e l’avrei evitato anche questa volta ma dopo aver visitato diverse volte il blog e visto che si occupa di politica ho voluto dire la mia su quanto sta accadendo in paese in preparazione delle elezioni amministrative che si terranno nel maggio prossimo.

Ho quasi sempre votato a sinistra, avrei votato ancora da quella parte e non si sa se non sia costretto a rifarlo. Se dovessi tener conto di ciò che ha fatto l’amministrazione uscente non dovrei aver dubbi. A Santa Teresa credo che pochi siano disposti a dare ancora fiducia ad una amministrazione inefficiente ed incapace. In cinque anni sono riusciti a far rimpiangere le peggiori amministrazioni che la storia del nostro paese riesca a ricordare. Credo, e non sono il solo, che si sia toccato il fondo.

Dalle prime battute di qualche mese fa mi era sembrato che si volesse cambiar musica. Mi era tanto piaciuta la mossa fatta dal PdL quella di costituirsi in un unico partito tra AN e Forza Italia, poi quell’incontro con il PD per uno scambio di vedute. Io non potevo certo pensare che si potesse arrivare ad una lista comune, i tempi, a mio parere, non sono ancora maturi. Chissà, forse un giorno sarà possibile ed allora Santa Teresa avrà raggiunto un tale grado di maturità che potrà aspirare a traguardi veramente importanti.

Senza continuare con le divagazioni, mi sono permesso di scrivere perché quanto si è avuto modo di sentire in questo ultimi giorni non possono passare inosservati al cittadino medio che vuole tenersi informato sugli accadimenti politici. Poi volevo fissare nella mia mente alcuni episodi.

Mi dispiace dire e constatare che purtroppo siamo alla politica da bar.

Ho seguito quanto avveniva a sinistra: sotto una apparente tranquillità, benché si siano sbrigati a comporre una bozza di lista, traspare una guerra sotterranea tra la vecchia guardia, dura a morire, e il nuovo del PD (che poi tanto nuovo non è), una guerra all’ultimo sangue, senza feriti ne prigionieri. Vincerà il gruppo che avrà determinato la sconfitta. Mi spiego: c’è una fazione che, pur di affermarsi non esita a servirsi dei mezzi più diversi pur di far perdere le elezioni alla classe dirigente che ha preso il potere locale, è disposta a far di tutto per far perdere le elezioni al Capolista e, quindi, ‘farlo fuori’ definitivamente, una volta per tutti.

Dall’altra parte sembrava che tutto filasse liscio: il PdL aveva condotto una politica che dava la sensazione potesse dare frutti insperati, aveva raggiunto un accordo di coalizione con i sardisti ed i riformatori sardi e tutto filava d’amore e d’accordo (almeno così si diceva) finchè non hanno parlato di capolista. Per il PdL, con qualche debole resistenza interna, l’uomo ideale a rappresentarli sembrava potesse essere il geom. Ogno. Di parere contrario i sardisti che, a loro volta avrebbero voluto candidare il geom. Loriga. I primi contrasti all’interno della coalizione. Nel frattempo i riformatori nella figura del loro rappresentante costruivano un identikit del capolista che veniva diffuso con un comunicato stampa: il “loro” capolista, tra i vari requisiti doveva essere possibilmente donna, che sapesse tutto di turismo (dalla biglietteria all’accoglienza) ed almeno la conoscenza di due lingue. Peccato che non è stato fatto cenno ne alle idee e tanto meno alla corretta conoscenza della lingua italiana (ma quella per i riformatori è cosa trascurabile).

In questo bailamme creatosi alla scadenza dei termini (se, come si dice, le elezioni saranno il 23 di maggio) si inserisce una nuova componente, quella dell’UDC. A Santa Teresa esistono due fazioni di questo Partito, una quella storica e l’altra composta da tre assessori dell’attuale maggioranza. Il dilemma che si pone subito è quale delle due fazioni scegliere per allargare la coalizione: il PdL, senza enfasi, sarebbe per quella storica, disimpegnata dalla amministrazione uscente; i sardisti ed i riformatori per quella degli assessori (questi ultimi appoggiati dall’On. Biancareddu che con lo stesso acume politico con cui sta trattando per la formazione della lista a Tempio Pausania, ritiene di poter dire la sua anche in casa d’altri) perché, secondo loro questi disporrebbero di una discreta fetta elettorale di carattere familiare (180 voti circa). Ma, secondo radio-bar, lo scopo sarebbe ben altro: l’inserimento dell’UDC degli assessori darebbe un peso maggiore nella determinazione del capolista che vorrebbero non essere affidata ad uomo/donna del PdL.

Il PdL fa leva sul suo peso elettorale ed insiste per essere lui a determinare la figura di chi dovrà condurre la lista. La situazione si imballa e, con un colpo di genio, i riformatori, con i loro 60, diconsi 60, voti elettorali esprimerebbero due nomi di persone esterne al territorio, entrambi rispettabilissime. Si tratta del dr. Vincentelli, stimabilissimo professionista che vive fuori paese così come sempre ha vissuto, e della Signora Donatella Bianchi, ottima conduttrice del programma televisivo “Lineablu” ma che di Santa Teresa, sicuramente conosce il suo compagno e tutto quanto si può sapere in un mese di vacanza estiva. La prima cosa che mi viene in mente sulla signora Bianchi, perché privarci di un bellissimo programma televisivo per un sindaco che avrebbe difficoltà a capire i problemi del nostro paese?

La cosa peggiore sarebbe la contrapposizione dei nomi che verrebbero messi in concorrenza e dei quali solo uno sarebbe quello scelto, ammesso che passi l’idea ?

Insomma, le acque sono torbide, come andrà a finire è difficile saperlo, al bar le congetture sono tante, intanto i soliti frequentatori informati da un po di tempo hanno notato la presenza a Santa Teresa del Prof. Pisotti che fu determinante cinque anni fa per regalare a Santa Teresa l’amministrazione guidata (si fa per dire) dal sindaco Bardanzellu, con tutte le conseguenze che ne sono derivate. Sull’affacciarsi di questa nuova presenza si vedono facce preoccupate, espressioni e gesti scaramantici, palpeggiamenti su determinate parti del corpo. I più maligni si chiedono cosa venga a fare Pisotti visto che, alla fine, la lottizzazione che lo riguardava direttamente è stata approvata?

Ho scritto di getto, qualcosa l’ho trascurata, i prossimi giorni saranno decisivi e pertanto infuocati. Se le cose continuano in questo modo, ho la sensazione che rinuncerò per la prima volta al voto, se sarò solo in questa decisione sarà poca cosa, ma se tanti arriveranno a pensarla come me, allora a costo di dare un dispiacere alla vecchia classe dirigente del PD locale, il sindaco sarà di sinistra con buona pace di tutti.

Mi sono rivolto a te che conoscendo la disponibilità alla pubblicazione degli scritti che ricevi. Se ritieni che la cosa sia valida e volessi divulgarla anche ad altri mezzi di informazione puoi farlo a tua discrezione.

(lettera firmata)

 

Ecco gli ultimi sentiment sulle elezioni regionali

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Venerdì 25 ottobre 2010

Finalmente si vota. Le Regionali sono un test politico per la maggioranza e le opposizioni. Fiducioso il Centrodestra nelle sfide chiave di Piemonte e Lazio. Pd quasi sicuro di vincere in Puglia e in Liguria. Tra i partiti si attende il boom della Lega, paura nel Pdl. Bersani spera di strappare qualche consenso a Di Pietro. Nell’Udc c’è preoccupazione, poche chance per comunisti e Verdi

Ci siamo. Dopo una campagna elettorale basata più su veleni e intercettazioni che sui programmi, si vota. Si tratta di elezioni regionali e amministrative ma la valenza politica della consultazione non sfugge a nessuno. Anche perché, salvo colpi di scena, poi fino al 2013 non ci saranno più appuntamenti rilevanti con le urne. Un test quindi per la maggioranza e i suoi equilibri interni e anche per le opposizioni. Nelle ultimissime ore è cresciuto l’ottimismo del Cavaliere e dei massimi vertici del Popolo della Libertà. Il sentiment che si respira nel Centrodestra è positivo sull’esito del voto. Contestualmente, nonostante le dichiarazioni ufficiali, si percepisce un po’ di preoccupazione nel quartier generale del Partito Democratico. Silvio Berlusconi è convinto che non ci sarà l’effetto Francia e che quindi l’astensionismo non penalizzerà il Pdl come è stato per l’Ump di Nicolas Sarkozy.

Gli occhi sono tutti puntati sul Lazio, dove a Roma e provincia non c’è la lista del principale partito italiano, a causa della mancata presentazione delle firme. Ed è qui che i dirigenti locali del Popolo della Libertà, nelle loro conversazioni private, sono praticamente certi che l’operazione di trasferimento dei voti direttamente su Renata Polverini stia funzionando. In sostanza gli elettori del Pdl, privi della propria forza politica (almeno nella capitale) si sarebbero convinti a votare direttamente la numero uno dell’Ugl, stando alle impressioni raccolte in ambienti della maggioranza. Un certo nervosismo invece si respira nel quartier generale del Pd e della leader radicale. Decisivo, forse, potrebbe essere l’appello al voto contro l’aborto dei vescovi. L’elettorato cattolico insomma potrebbe risultare determinante. E il premier incrocia le dita.

Ottimismo anche tra lo stato maggiore della Lega Nord per l’esito della consultazione in Piemonte. Roberto Cota, candidato del Carroccio e del Pdl, è convinto di avere la vittoria a portata di mano e di poter sconfiggere la presidente uscente del Pd, Mercedes Bresso, anche a causa della difficoltà degli elettori centristi di sostenere una candidata appoggiata dai Radicali e che storicamente è stata molto vicina a posizione laiciste (vedi la RU486). Le due Regioni chiave di questa competizione elettorale, appunto il Lazio e il Piemonte, suscistano quindi ottimismo nel Centrodestra e preoccupazione crescente nel Pd. C’è invece una moderata sicurezza di conservare la guida della Liguria da parte del Partito Democratico con Claudio Burlando. Difficile, ma non impossibile, la rimonta di Sandro Biasotti, stando al sentiment che si respira a Genova e non solo.
Convinto di vincere è anche Nichi Vendola in Puglia, dove sarà determinante – probabilmente – la corsa solitaria di Adriana Poli Bortone appoggiata dall’Udc. Pochissime le chance di Rocco Palese del Pdl, che però nelle ultimissime ore avrebbe ritrovato un po’ di ottimismo. E l’ex presidente della Regione, il ministro pugliese Raffaele Fitto non esclude un clamoroso colpo di scena. Il voto nelle altre Regioni sembra scontato.
A Pdl e Lega la Lombardia (con Roberto Formigoni) e il Veneto (con Luca Zaia). Al Centrodestra anche la Campania con Stefano Caldoro e la Calabria con Giuseppe Scopelliti, almeno secondo le previsioni dei politici di destra e di sinistra. Così come sarebbero sicure per il Pd e gli alleati la riconferma in Emilia Romagna (con l’uscente Vasco Errani), Toscana (con Enrico Rossi), Umbria (con Catiuscia Marini), Marche (con Gian Mario Spacca)     Basilicata (con Vito De Filippo). Tra i partiti è sempre più alto il livello di ottimismo nel Carroccio. Umberto Bossi è sicuro di superare il Pdl di una decina di punti circa in Veneto, diventando il primo partito nettamente della Regione. E di salire notevolmente in Lombardia, superando i Democratici. Ma l’ascesa leghista – stando al sentiment che si respira in Via Bellerio – ci sarà anche in Piemonte, Liguria e perfino nelle terre rosse come l’Emilia Romagna, forse un po’ meno la Toscana e un po’ di più le Marche e l’Umbria. Il Popolo della Libertà è preoccupato al Nord di vedere un calo del proprio consenso a favore dell’alleato padano.

Nel Centrosinistra il Partito Democratico spera di riconquistare una parte di elettori che alle Europee dello scorso anno aveva scelto l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro. Quest’ultimo difficilmente potrà bissare il record del giugno 2009. Grandi aspettative per Sinistra Ecologia Libertà di Vendola, il quale è convinto di ottenere più voti della lista comunista Prc-Pdci e di poter candidarsi ad essere uno dei futuri leader della sinistra italiana. Preoccupazione tra i vertici dell’Udc. Il bipolarismo è ormai un punto fermo per gli italiani e i centristi di Pierferdinando Casini temono di venire schiacciati tra i due blocchi e subire un ridimensionamento, senza essere determinanti dove hanno scelto di schierarsi (ad esempio con il Pd in Piemonte e con il Centrodestra nel Lazio). Attenzione al Movimento a 5 Stelle di Beppe Grillo, non sono escluse sorprese e potrebbe pescare nell’elettorato dipietrista. Pochissime chance di avere consiglieri regionali per la Federazione dei Verdi di Angelo Bonelli.

 

Vale per tutti la difesa dei valori “non trattabili” di Sergio Bindi

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Roma, 24 marzo – E’ quasi patetico il tentativo di certi sostenitori del centrosinistra, mass media in testa, di accreditare una specie di marcia indietro del cardinal Angelo Bagnasco rispetto alla prolusione  tenuta , lunedì, al Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana. Si sostiene, infatti, che, mentre in quella prolusione si invita i cattolici a non votare, nelle imminenti regionali, quei candidati favorevoli all’aborto ( di fatto un pollice verso nei confronti della Bonino e della Bresso candidate presidenti del centrosinistra rispettivamente nel Lazio e nel Piemonte), in un successivo documento di vescovi liguri, primo firmatario proprio il cardinale, si punta soprattutto sui temi sociali. Dunque, un passo indietro sul piano politico.
“Il presidente della Cei ha recepito le perplessità dei suoi “colleghi” e vara la mediazione per evitare squilibri filo Pdl” titola, con grande evidenza, il giornale-partito-Repubblica. Da qui  la tesi di un aggiornamento, mettendo i “valori non trattabili”, in testa l’aborto, ostici alla sinistra, alla pari di lavoro, ambiente, integrazione degli immigrati, lotta alle ingiustizie e alle diseguaglianze sociali, che sarebbero meno congeniali al centro-destra. A parte il fatto che questo schematismo non risponde alla realtà perché le posizioni sono assai più complesse fermo restando che Lega e Pdl hanno ribadito di rifarsi ai valori cristiani, magari non sempre seguiti nella pratica quotidiana da alcuni esponenti, non vi è stata alcuna marcia indietro del Cardinal Bagnasco che già nella sua prolusione aveva trattato anche i temi sociali. Che fanno parte integrante del pensiero della Chiesa, dei documenti pontifici e dei ripetuti interventi dello stesso presidente della Cei.Ovviamente, i mass media  avevano dato maggiore risalto al preciso invito a non votare chi sostiene l’aborto “delitto incommensurabile”, “un’ecatombe progressiva” resa ancor più facile, per i Vescovi, dall’uso della pilota abortiva  Ru486 tenacemente difesa, ad esempio, dalla Bonino, dalla Presso e dal Pd. E la “difesa della vita dal concepimento fino alla morte naturale” entra a pieno titolo  in quei “valori non trattabili” che sono condivisi anche nel documento dei vescovi ligurì, già pronto prima della riunione della Cei e divulgato solo  ieri  proprio per togliere spaio, nella comunicazione, alla prolusione del Cardinal Bagnasco che è  arcivescovo di Genova. Nessun “giallo”, dunque, nessuna marcia indietro, ma la conferma piena  di una linea che coinvolge tutta l’esistenza dell’uomo e trova le sue radici nelle Encicliche pontificie  e nella dottrina sociale della Chiesa.
“Nessuno deve strumentalizzare” le parole del presidente dei Vescovi italiani come dice Pierferdinando Casini palesemente sulla difensiva e un po’ in difficoltà visto che in Piemonte appoggia la laicista Bresso che  quei “valori non trattabili” ignora. Strumentalizzare no, ma nemmeno ignorare e proprio i politici che si definiscono cattolici dovrebbero saperlo. La Chiesa non parla certo a caso e se ha avvertito la necessità, sia con le dichiarazioni del cardinal Poletto arcivescovo di Torino, sia con quelle del cardinal Vallini, Vicario a Roma e ora con l’autorevole prolusione del cardinal Bagnasco  qualcosa vorrà pur dire  e sarebbe assurdo far finta di nulla.
Mi pare, in proposito, significativo che il presidente del partito di Casini, cioè Rocco Buttiglione, abbia firmato un documento con i pidiellini romani Gramazio e Gasparri, nel quale si afferma “esistono valori non negoziabili per cui i cattolici non possono votare certi candidati. Cioè un candidato ben preciso : Emma Bonino”. E’, questo, strumentalizzare le parole del presidente della Cei o non riferirsi alla realtà? Certo, Buttiglione non poteva riferirsi anche alla Presso visto che il partito che presiede la sostiene, provocando vivaci reazioni nel mondo cattolico piemontese.
Singolare, invece, che la finiana Fondazione Farefuturo abbia invitato a “non appiattirsi sulle posizioni della Cei e del Vaticano”, portando così acqua al mulino della Bonino e danneggiando la finiana candidata del centrodestra alla presidenza del Lazio, ossia la  finiana Polverini, chissà ?, forse colpevole d’essersi avvicinata troppo ai berlusconiani.
Comunque sia, rimane chiara la posizione della Cei e mi pare che il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani sia stato molto cauto nel commentare la presa di posizione del cardinal Bagnasco a differenza della sua candidato Bonino (“un intervento fuoriposto quello del presidente dei Vescovi”).Concesso qualcosa alla polemica politica (“la destra strumentalizza le parole del Cardinale”)  ha, infatti, detto : “Non sottovalutato che questo richiamo avviene in piena campagna elettorale e ribadisce le posizioni della Chiesa in modo più marcato sui temi etici e sociali : credo che la risposta tocchi ai candidati” . Quelli del centrodestra, nel famoso giuramento con Berlusconi in piazza San Giovanni a Roma, l’hanno anticipata quella risposta , richiamando la loro fedeltà ai valori cristiani. Dagli altri si attendono rispose . E forse non verranno, tolto quella negativa della Bonino. Di certo, c’è  che l’appello della Chiesa italiana è rivolto a tutti e alle parole , magari di sapore elettorale, debbono seguire i fatti. Inoltre la difesa di “valori non trattabili”  vale per tutti coloro che abbiano a cuore una società armonica e giusta. Dunque, anche per i laici intelligenti, ben diversi da quei “ cattolici adulti” che rivendicano un’autonomia impossibile sui temi eticamente sensibili.

Gli errori della Rai e del Pdl sui talk show

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di Sergio Bindi

Roma, 23 marzo – Hanno ripetuto lo stesso grave errore  commesso agli inizi della programmazione  di alcune trasmissioni diciamo egemonizzate dalla sinistra. Allora il direttore generale della Rai Masi  tenne in sospeso Santoro, Floris, la Dandini e Fazio. E ne fece dei martiri dell’informazione. Pareva addirittura che non volesse rimare il contratto a taluni collaboratori. Fino a pochi giorni della messa in onda non si sapeva cosa potesse accadere e la polemica fu al calor bianco con accuse ai presunti mandanti del dg Rai. Che, poi, firmò tutto, nessuno rimase a casa, tutto riprese come in passato. Allora perché quel tira e molla, quel sapore di censura che veniva avvertito anche dai moderati?
Il risultato fu tutto a scapito del centrodestra, diciamo la verità, almeno sul piano dell’immagine e i conduttori, a  mio avviso già prevenuti, ancor più “incarogniti”.
La storia s’è ripetuta in vista delle elezioni regionali con la decisione, a maggioranza, della Commissione Parlamentare di vigilanza  che ha proibito i talk show in periodo elettorale, ma solo per la Rai, non avendo competenza sui privati. I dirigenti del servizio pubblico radiotelevisivo si sono subito adeguati anche se il Tar  del Lazio ha dato ragione a chi aveva ricorso. Masi e il cda Rai avevano, quindi, l’occasione per tornare sulle loro decisioni, tanti saluti alla Commissione parlamentare. Invece no, nulla da fare, cancellati i talk show, compreso quello di Bruno Vespa. Che s’è adeguato, ma gli altri hanno reagito duramente, hanno continuato a fare i loro programmi su Tv private, su internet, ovunque fosse possibile e giovedì prossimo ci sarà il supershow a Bologna, organizzato da Santoro, ma ci sarà anche Floris , il tutto in onda su “Repubblica.it, Sky e Current, la tv di Al Gore. Bob ci saranno, certo, ascolti milionari, ma alla vigilia delle regionali è un tentativo per portare acqua al centrosinistra.
Intendiamoci, credo abbiano ragione quegli esperti secondo i quali la trasmissioni di un Santoro o di un Floris non spostano nemmeno un voto. Anzi ho l’impressione che, se fossero andate regolarmente in onda, avrebbero convinto possibili assenteismo di andare a votare per il centrodestra  perché la faziosità convince chi è già convinto e fa perdere gli incerti.
Comunque, che abolire quelle trasmissioni sia stato un errore è dimostrato anche al fatto che la Dandini e Fazio hanno giocato pesante. La prima ha rimandato in onda un’intervista nella quale Scalari se la prendeva con Silvio Berlusconi  e ha offerto un colloquio in diretta con Michele Santoro, quasi un comizio il suo. Il secondo ha ospitato a “che tempo fa” Giovanni Floris, facendogli da spalla. Tutto un sorriso, un ammiccare l’intervista  con il conduttore di Ballarò  che faceva l’angioletto, lui fa solo il giornalista, affronta un problema e chiama in causa destra e sinistra per avere la loro opinione. Ad ascoltarlo con quell’aria da finto ingenuo, da bravo ragazzo ben diverso da Santoro, del quale non condivide molte cose, c’era quasi da credergli se non vi fosse stata l’esperienza di aver visto numerose puntate della sua trasmissione. Primo:  la scelta degli ospiti non è mai equilibrata, tutta a vantaggio dell’opposizione sia come numero sia come personalità degli invitati. Secondo:  la faziosità nel porre i problemi considerati quasi sempre da un’angolatura di sinistra  e introdotti, sempre, dal bravo comico Crozza, notoriamente vicino agli ex- diesse. Terzo: la tecnica di interrompere, anche all’inizio dell’intervento, l’esponente del centrodestra o, comunque, chi non è in linea con l’impostazione di sinistra del problema.  Aggiungete le battute , il sorrisetto a metà guarda sempre nella stessa direzione ed avrete il quadro di quel che avviene a Ballarò. Che, certo, ha un conduttore meno aggressivo di un Santoro, ma forse più maligno nei confronti di quel potere cattivo, che nell’intervista con Fazio, è”fragile perché elimina il confronto”. E chi sia quel potere è facilmente intuibile: Silvio Berlusconi.
Floris, lì a “ che tempo fa”  s’è posto il problema di cosa sia un servizio pubblico e, in particolare, quello radiotelevisivo. A suo avviso dev’essere “serio, severo, rigoroso”, capace di “dare voce alla società senza preconcetti. E lui fa così, “io – dice – faccio il giornalista, non il politico, qui in Italia è tutto politica, come succede a Cuba. Ora paragonare l’Italia a Cuba, dove c’è una dittatura che manda in galera gli oppositori,  mi sembra sia la dimostrazione di avere un grave preconcetto verso il “potere” attuale, non  vi pare. Ed è la riprova che Giovanni Floris sarà anche un bravo giornalista, ma di parte. Nonostante tutta la prosopopea di frasi  sperate ad effetto e in  verità  scontate. No, nemmeno lui, come Santoro, riesce a spostare un voto, anzi lo fa guadagnare al centrodestra perché la faziosità, mascherata o no, non riesce a far comprendere la verità ai telespettatori. Accadeva anche nella prima Repubblica con “Radio Belva”, come chiamavano il Gr2 diretto da Gustavo Selva. Che, spesso, attaccava anche democristiani non graditi con il risultato di convincere coloro che erano già profondamente convinti e di far scappare chi qualche dubbio l’aveva.
Per tutto questo Pdl, i consiglieri e il Dg della Rai hanno commesso un grave errore nel proibire i talk show sotto le elezioni. La censura non è mai un buon affare e, questa volta, è addirittura a scapito di chi l’ha promossa.

 

Berlusconi: “E’ un nostro diritto non essere spiati” Cronaca di una sfilata

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Popolo della Libertà in piazza San Giovanni a Roma: “Più di un milione di persone”, secondo gli organizzatori. Duro attacco del premier alla sinistra “ammanettata a Di Pietro” e ai pm, che “sono persino peggio di loro” e hanno cercato di “distruggere il miracolo in Abruzzo”. Tra i tricolori e le bandiere del partito, tanti gli striscioni contro la candidata del Pd nel Lazio, Emma Bonino, l’ex governatore Piero Marrazzo, i giudici, il conduttore Michele Santoro e il leader Idv Antonio Di Pietro.Presente uno striscione tricolore di 520 metri realizzato per iniziativa del senatore Pdl Filippo Berselli.

A un certo punto del discorso del premier sul palco con Silvio Berlusconi è salito il leader della Lega Nord Umberto Bossi. “La nostra alleanza ha sempre tenuto, Umberto è uomo di grande misura e grande lealtà. Non c’è mai stato un episodio sul quale non siamo stati d’accordo. Ha gli stessi principi e gli stessi valori che abbiamo noi”, ha detto il premier, che lo ha definito “un amico a cui sono legato da profondo affetto”.

“Siamo le donne e gli uomini che amano la libertà e che vogliono restare liberi”. Così Silvio Berlusconi ha iniziato il suo comizio in piazza San Giovanni in Laterano alla manifestazione del Pdl a sostegno dei candidati del Centrodestra alle prossime Regionali. “Ci prendiamo la scena oggi – ha detto -, ma non per andare contro qualcuno, bensì per comunicare la nostra voglia di cambiare questo Paese con l’energia del consenso degli italiani. Non scendiamo quasi mai in piazza – ha sottolineato il Cavaliere -, ma quando ce vo’ ce vo'”.

“DIRITTO A NON ESSERE SPIATI” – Il capo del Pdl ha poi ribadito la richiesta “a garantire il diritto del voto qui a Roma e il nostro diritto a non essere spiati”. E ha ricordato la nascita del nuovo partito nato dalla fusione di Forza Italia e An sancita proprio da un raduno nella stessa piazza. Poi l’attacco alla sinistra “che dice di essere cambiata ma non è vero e che si è anzi scelta degli alleati che sono perfino peggio, si è ammanettata a loro”, con un esplicito riferimento ad Antonio Di Pietro e all’Italia dei valori. “La sinistra non ha mai imparato a fare e ad essere un’opposizione responsabile – ha aggiunto -, a questa sinistra manca del tutto il senso dello Stato”. Per questo, ha detto, “la scelta è ancora una volta tra noi e loro, tra il governo del fare che fa le riforme e una sinistra che sa solo dire no e diffondere pessimismo e catastrofismo”. Quanto all’esclusione della lista del Pdl nella circoscrizione Roma, il premier ha detto che “avrebbe dovuto essere la prima a chiedere elezioni regolari e se fossimo stati al loro posto noi avremmo fatto certamente così”.

“AVETE STUDIATO BENE” – Il Cavaliere ha infine riproposto il ‘giochino’ del sì e del no già utilizzato altre volte evidenziando quella che a suo parere è la propensione della sinistra a mettere nuove tasse e ad avere uno “stato di polizia tributaria”. E ancora: “Volete le intercettazioni su tutto e su tutti, essere spiati anche a casa vostra?”. Opure: “Una sinistra che spalancherebbe le porte a tutti gli estracomunitarie?”. E sui talk show: “Volete le risse e i pollai sulle tv pubbliche pagate con i soldi di tutti?”. E alle risposte scontate della platea ha replicato: “Avete studiato bene”.

“MAGISTRATURA DI SINISTRA” – Di nuovo poi ha attaccato “la magistratura di sinistra”, accusandola di avere inventato “una nuova Tangentopoli che non c’è” e di avere, con la complicità dell’opposizione e della stampa, “tentato di distruggere il miracolo compiuto in Abruzzo” e di avere “gettato fango su Bertolaso”. Ha poi ribadito che il caos delle liste sarebbe stato costruito ad arte “perché i nostri dirigenti hanno fatto le cose per bene”.

“Realizzeremo la religione della libertà: viva l’Italia, viva la libertà, viva il governo del fare e il Popolo della Libertà”, così il premier ha concluso il suo discorso. Poi Berlusconi ha chiamato sul palco uno a uno tutti i candidati del Pdl alle elezioni regionali. Dal palco Berlusconi e i candidati DEL Pdl hanno letto in coro il testo del “Patto per l’Italia”, promettendo di rispettarne i punti. Poi la canzone: “Presidente siamo con te, meno male che Silvio c’è”.

(da affaritaliani.it)

Berlusconi lancia la “rivoluzione liberale”?

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Rilancio sulle riforme dopo le Regionali a cominciare da quella della giustizia, delle intercettazioni e delle istituzioni con l’obiettivo di ottenere finalmente l’elezione diretta del premier. Affaritaliani.it svela che cosa ha detto il premier nel corso di una cena con i deputati del Pdl. Il Cavaliere si è scagliato anche contro le “talpe” responsabili della fuga di notizie dell’inchiesta di Trani. Poi una stoccata a Fini e gli ultimi sondaggi rassicuranti per il Centrodestra

 

 Rilancio sulle riforme dopo le Regionali a cominciare da quella della giustizia, delle intercettazioni e delle istituzioni con l’obiettivo di ottenere finalmente l’elezione diretta del premier. Ma si scaglia anche contro le “talpe” responsabili della fuga di notizie dell’inchiesta di Trani che hanno permesso la “vergognosa” diffusione delle intercettazioni del presidente del Consiglio.

Silvio Berlusconi, nel corso di una cena con i deputati del Pdl, ha affrontato diversi temi di stretta attualità politica. Poco dopo aver omaggiato le deputate con una croce d’argento impreziosita da un brillante, il capo del governo ha pronunciato un intervento piuttosto articolato. Subito dopo le Regionali ed entro la fine della legislatura, ha detto, faremo una “rivoluzione liberale” che consiste nel riformare il Paese: Berlusconi ha citato la riforma della giustizia (a cominciare da quella delle intercettazioni), la riforma istituzionale (ivi compreso il premierato con l’elezione diretta del capo del governo) e quella fiscale, da completare entro il termine del mandato.

 

Il Cavaliere ha quindi affrontato l’inchiesta pugliese sulle presunte pressioni sulla Rai attraverso un commissario dell’Agcom. Prima ha difeso il suo diritto a denunciare quella che ha definito la “faziosità denigratoria” di una trasmissione come Annozero, rivendicando il diritto di parlare con i commissari dell’Autorità per le comunicazioni messi lì dalla maggioranza. Ha quindi ribadito che le accuse dei pm sono “risibili” perché ciò che ha detto al telefono lo ha detto anche pubblicamente.

 

Ma soprattutto ha auspicato una “punizione esemplare” per quelle che ha definito “talpe” e cioè gli autori della fuga di notizie che ha consentito la pubblicazione delle intercettazioni sui quotidiani. Una vicenda “vergognosa” secondo il premier, che però stavolta “finalmente” vedrà scoperti i responsabili. A suo giudizio infatti, ad avere le carte poi diffuse ai giornali, erano poche persone: o i magistrati che indagavano o i finanzieri che intercettavano. In ogni caso, è sua opinione che l’inchiesta si tramuti in un boomerang anche da un punto di vista elettorale. Il leader della maggioranza ha infatti sostenuto che il Pdl, dopo aver perso consensi anche a causa del pasticcio sulle liste, è in ripresa: adesso si attesterebbe intorno al 38,9% con una crescita solo negli ultimi giorni di quasi un punto percentuale.

 

Anche il suo gradimento personale, almeno stando ai sondaggi che ha sul tavolo, sarebbe cresciuto. Dopo aver riconosciuto ed elogiato il lavoro dei tre coordinatori del Pdl, Berlusconi ha auspicato unità nel partito. La ricchezza di idee, ha ragionato, è un bene, ma quando questa ricchezza si trasforma in eccessive dichiarazioni e distinguo può diventare una malattia. Parole che qualcuno ha interpretato come un indiretto riferimento a Gianfranco Fini. Nel corso del suo intervento Berlusconi ha anche ribadito quanto più volte detto in passato e che cioè la sovranità rischia sempre più di essere nelle mani dei giudici: qualsiasi provvedimento del governo, ha argomentato, passa al vaglio o del presidente della Repubblica o della Corte costituzionale. Quest’ultima, ha aggiunto, nella maggior parte dei casi è influenzata da Magistratura democratica e alla fine cede alle pressioni di questa corrente di sinistra per boicottare le decisioni del governo. (Affaritaliani.it)

 

 

Berlusconi chiama i suoi alla piazza: «Manifestiamo per il voto e la privacy».

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ROMA -18 marzo- Silvio Berlusconi chiama a raccolta i suoi dai microfoni di Studio Aperto, il tg di Italia 1, e scalda i motori per la manifestazione del 20 marzo a Roma: «Andremo in piazza: non lo facciamo mai, ma a Roma dicono “quando ci vuole ci vuole”. Lo faremo per reclamare il nostro diritto al voto anche a Roma e per difendere la nostra libertà di parlare al telefono e di non essere spiati». Sulle elezioni regionali Berlusconi si dice ottimista: «È il gioco pericoloso della sinistra quello di spingere all’astensione, ma sono sicuro che i moderati andranno in massa alle urne». Il premier parla dell’inchiesta di Trani e attacca i magistrati: «È un grave segno di libertà mutilata e offesa. Le reiterate azioni della magistratura sono volte a sottrarre tempo all’azione del governo, anzi viene da pensare che la finalità di tali azioni sia impedire al presidente del Consiglio di lavorare». E gli ultimi avvenimenti «confermano l’esigenza di una riforma radicale giustizia che invece viene usata a fini di lotta politica dalla magistratura».

«ACCUSE A OROLOGERIA» – Poche ore prima il premier aveva stigmatizzato quella che definisce l’alleanza tra sinistra e magistrati in un messaggio indirizzato ai militanti dei Club della Libertà: «Da quando sono sceso in campo, alla vigilia di ogni sfida elettorale, l’alleanza ormai scoperta tra la sinistra e una parte della magistratura interviene indebitamente nella campagna elettorale per influenzare il voto dei cittadini – scrive -. Ci hanno provato in Lombardia e a Roma dove non hanno consentito la presentazione delle nostre liste e hanno cercato di far credere a tutti che la colpa fosse dei nostri delegati. Ci provano anche con le ormai consuete accuse ad orologeria enfatizzate dai giornali compiacenti. Di fronte a questo ultimo attacco, non possiamo rimanere indifferenti, dobbiamo reagire. Per questo motivo vi invito a mobilitarvi per il 20 marzo, quando manifesteremo in difesa del nostro diritto a votare, in difesa del nostro diritto alla privacy».

DI PIETRO E BERSANI – Antonio Di Pietro (Idv) risponde al premier: «Sono le ultime battute del regime al crepuscolo. Lo sproloquio di Berlusconi diventa sempre più imbarazzante. Il copione è il solito: un’opposizione malvagia e i giudici comunisti che non lo lasciano lavorare. Comprendo il suo imbarazzo sulle intercettazioni visto che ancora una volta è stato sorpreso con le mani nella marmellata in palese abuso di potere. Si dimetta, si faccia processare e la smetta di continuare a stravolgere le regole democratiche con le sue leggi ad personam». Pierluigi Bersani (Pd) invita Berlusconi a «smettere di alzare polveroni e concentrarsi sulle cose che contano per gli italiani».