Anche se non ufficiale, una mezza scissione nel PD c’è gia stata e, a ben vedere era quella che voleva Renzi. Vi è da dire che ormai quella minoranza composta dai leaders della vecchia guardia del PCI/DS non poteva più rimanere all’interno di un partito che non gli appartiene più di un partito che gli ha scippato gli ideali, quelli che sono sempre stati la ragione della loro vita politica poi, fondamentale, ormai l’inconciliabilità con Matteo Renzi, considerato dalla Ditta un corpo estraneo, addirittura un “usurpatore”.
Comunque, è’ una scissione a metà quella che si sta determinando nel Pd. Il fronte scissionista, infatti, perde pezzi importanti. Michele Emiliano, come era prevedibile, si pone in alternativa a Renzi, un po frutto degli appelli angosciati all’unità di Romano Prodi ed Enrico Letta, oltre ai sondaggi che mostrano la contrarietà della maggioranza degli elettori dem all’uscita dei bersaniani e dalemiani. E se Gianni Cuperlo,la testa pensante della minoranza, pur severamente critico nei confronti di Renzi (“ci ha dato tre anni di umiliazioni”) si schiera insieme a Damiano a sostegno della candidatura a segretario del ministro Orlando che scenderebbe in campo proprio per offrire una sponda anche chi vorrebbe uscire.
Il governatore della Toscana Rossi, che insieme a Speranza ed Emiliano aveva firmato il documento-diktat inviato al segretario dimissionario, non si è mai fidato del suo collega pugliese, dava per scontato che sarebbe rimasto nel Pd. L’onorevole Boccia, braccio destro dell’ex-magistrato, aveva già lasciato filtrare ottimismo sul rimanere nel Pd.
Pare, inoltre, significativo che ben due istituti, come Ipr e Technè, avevano effettuato , per “Porta a Porta “ un sondaggio tra gli elettori Pd, considerando tre candidature a segretario dei dem: Renzi, Orlando ed Emiliano, oltre ad altri interessanti dati.
L’ex-premier supera il 60% in ogni caso con punte del 67%. Orlando si attesterebbe al 30% se fossero stai unici candidati, in alternativa e al 12-15 con la presenza di Emiliano che otterrebbe il 21-25%. Resterebbe, comunque, da vedere se il ministro della Giustizia rimarrebbe in gara con la presenza di un terzo concorrente e, comunque, l’opposizione a Renzi potrebbe attestarsi sul 40%, contribuendo a limitare la perdita dei suffragi con una scissione diciamo a metà. Una scissione che il 7% degli elettori dem non vuole e che, senza una parte della minoranza, potrebbe diminuire il bacino dei potenziali voti: dall’8-10% al 5-6.5% di altri sondaggi. Voti che la nuova vittoria di Renzi potrebbero essere recuperati tra i moderati assenteisti dalle urne grazie anche – ed è quasi un assurdo- alla campagna contro l’ex-premier che Grillo ha iniziato a fare con un ironico appello a Renzi: “stai ricostruendo la DC. Non mollare: farò delle cose magnifiche per te sulla rete”. Forse il patron dei 5Stelle ritiene così di danneggiare l’ex-premier almeno a sinistra: Di certo gli farebbe recuperare e molto tra i molti che ancora rimpiangono proprio la DC.
Comunque, la soluzione del piccolo “giallo Emiliano” con la sua candidatura alla segreteria PD, ci porta a ritenere che, come tutto fa credere, nel prossimo futuro lo vedremo probabilmente a Roma, magari addirittura al governo.
Intanto, mentre s’avvia la macchina congressuale dei dem, con l’obiettivo di elezioni anticipate a settembre-ottobre, Silvio Berlusconi conferma di essere ancora tra i protagonisti della scena politica , trait-d’union a livello internazionale tra Trump e Putin, castigatore a livello italiano di Salvini, sino al punto da rispolverare, provocatoriamente, la vecchia idea di un Zaia candidato premier del centro-destra che, comunque, difficilmente avrebbe la maggioranza parlamentare e, quindi, accentuare il solco con il segretario leghista, irriso addirittura con la proposta di candidare Bossi nelle liste di una Forza Italia che, nei sondaggi, ha già superato la Lega. Chi, ad iniziare dagli scissionisti dem, si attendeva di vedere il Cavaliere ormai out avrà, quindi, una nuova delusione . E sarà cocente se, come tutto fa credere, la Corte di Giustizia europea lo riabiliterà, consentendogli di ricandidarsi per dare una decisiva mano alla creazione del Partito della Nazione.