L’OPPOSIZIONE INTERNA PD MESSA ALL’ANGOLO, NON ESCLUDE UNA SCISSIONE

Standard

Pur non essendo un grande ammiratore/sostenitore del Festival di Sanremo devo,ammettere che è stata la Direzione del PD ad oscurare i riflettori del Festival. E’ stato, appunto, quel batti ribatti della pallina in una partita di ping-pong sulla coniugazioni di due verbi, uscire, restare.

In questa girandola di ipotesi, qualche osservatore ha addirittura immaginato una posizione della minoranza con gioco a rialzo e, come se si trattasse di sprovveduti della politica, senza rendersi conto che assumere questo atteggiamento avrebbe favorito la posizione di Renzi, ed infatti, tutto come previsto con un Matteo pimpante che si rilancia grazie ad  una relazione di indubbio spessore.

Non entro nel merito delle ipotesi  o delle previsioni dei vari osservatori che, come ritengo ovvio, sono attentissimi a queste vicende che significano il futuro immediato del Paese ed è proprio vedendo i risultati di quella Direzione, anche se ancora si rimane in un mare di incertezze, La cosa che è molto chiara è la road map  disegnata alla direzione del Pd: congresso anticipato con le vecchie regole, primarie per eleggere il nuovo segretario e per la data delle elezioni decideranno Parlamento e Capo dello Stato. Tradotto in modo comprensibile per i cittadini: due mesi e mezzo, non di più a partire dall’Assemblea convocata per il prossimo week end, conferma per Renzi e probabile voto politico anticipato, ma ad ottobre  dopo aver varato la nuova legge elettorale proporzionale corretta da una percentuale di collegi uninominali e da uno sbarramento tra il 3-4%.

Compatta la maggioranza che sostiene Renzi, ossia renziani, area dem di Franceschini, giovani turchi (dai quale di fatto è uscito il ministro Orlando che ha votato contro  perché non voleva il congresso) e sinistra del ministro Martina: 107 voti a favore della relazione del segretario, 12 contrari e 5 astenuti, mentre una parte della minoranza non ha partecipato al voto.

Nessuna concessione, per ora, dunque, agli oppositori, messi all’angolo e sfidati a decidersi: dentro o fuori e se rimanete dovete accettare le decisioni della maggioranza che emergerà dal congresso, basta con le risse. “Non voglio nessuna scissione .– ha precisato   Renzi –  Se deve essere  sia sulle idee, senza alibi, non sul calendario, non prendiamo in giro la nostra gente”.  Ed ancora: “Cari amici e compagni della minoranza, mi dispiace che mi consideriate il vostro incubo, Io non vi considero avversari nostri avversari sono fuori da queste nostre stanze.” Eppoi altre battute  ed i  continui riferimenti polemici soprattutto nei confronti di Massimo D’Alema che, in platea accanto a Speranza, non ha mosso un muscolo, ma nemmeno è intervenuto nel dibattito per replicare. In sostanza un Renzi all’attacco  e capace di affrontare, nella relazione, vari importanti temi, ad iniziare da un inedito esame di  una globalizzazione che ha tolto persone dalla povertà, ma ha distrutto il ceto medio in Europa e negli Stati Uniti ,facendo anche arricchire di più i già ricchi.

Bersani ed Emiliano, che aveva annunciato di candidarsi a segretario, l’hanno presa proprio male, evocando, ancora, venti di scissione. Nelle prossime ore, nei tre giorni che precedono il  week end dell’Assemblea  vedremo se è annuncio di tempesta inevitabile o tatticismo congressuale. L’impressione è che, ormai, da una parte e dell’altra ci sia la volontà di rottura .

Renzi ha giocato le sue carte sul fronte di un centrosinistra vecchia maniera e di un futuro governo di coalizione che, con l’alibi dello stato di necessità perché nessun schieramento ha la maggioranza in Parlamento, vedrà inevitabilmente l’alleanza tra il Pd, senza una parte della sinistra interna, Forza Italia, verso la quale stanno di nuovo guardando gli alfaniani, e  un gruppetto di centristi, sbarramento elettorale permettendo. In sostanza ecco il percorso per trasformare il Pd ed alleati nel Partito della Nazione che era alla base del Patto del Nazareno.

Riusciranno i nostri eroi nell’impresa? Finora, tutto sembra congiurare a loro favore. Probabilmente non avremo più un Renzi segretario del Pd e presidente del Consiglio, lui stesso ha detto che un ciclo politico  si è concluso, ma l’ex-sindaco di Firenze ed il Cavaliere  avranno, quasi  certamente, la loro rivincita.

e’ pur vero che i due dovranno mettersi d’accordo sulla data del voto, visto che Berlusconi ha più detto che anticipare il voto è pura follia. D’altra parte, Forza Italia ha necessità di tempi più lunghi se vuole schierare Berlusconi.