Venti di guerra – l’Ucraina deve trovare soluzioni nella diplomazia

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“Stiamo andando verso il punto di non ritorno”, aveva detto Barroso, presidente uscente UE riferendosi alla crisi Ucraina. “Dobbiamo mandare in Ucraina truppe dell’UE” aveva tuonato il premier inglese Cameron, imitato dal segretario generale (uscente) della Nato. E l’opzione di soldati e mezzi Nato, ossia di una forza di pronto intervento, nella parte orientale dell’Europa, trova ulteriori sostenitori, provocando la dura reazione russa: “rivedremo la nostra strategia militare”. E Putin ha ammonito: “non ci faremo intimidire, siamo una potenza nucleare”.

Rullano, insomma, tamburi di guerra al punto che il segretario generale dell’Onu, Ban-Ki-Moon è stato costretto ad intervenire, dalla Nuova Zelanda dove si trova in visita, per richiamare all’ordine i 28 Paesi dell’Ue e gli Stati Uniti, di fatto tutto l’Occidente dicendo “non c’è una soluzione militare “ per la crisi Ucraina. Ed ha aggiunto “una soluzione politica è il cammino più giusto”. C’è da augurarsi se ne rendano conto i capi di Stato e di governo nel loro vertice di giovedì e venerdì, giorno quest’ultimo nel quale scade l’ultimatum alla Russia per nuove sanzioni nei settori finanziario, tecnologico e degli armamenti.

Non mi pare che la nuova Lady Pesc Ue (entrerà ufficialmente in carica a novembre), l’italiana Mogherini, abbia avuto un buon esordio attaccando la Russia, forse per far zittire quei critici che l’avevano definita troppo tenera con Putin. Ha, infatti, detto: “E’ colpa di Mosca se non esiste più come partner dell’Europa”. Forse la nostra giovane ministra non si è neppure resa conto del tono esagerato usato, così come non si è resa conto che la prima a rimetterci è l’Europa, come i fatti stanno dimostrando con i miliardi che stanno perdendo non solo i nostri agricoltori.

Si dice: le sanzioni sono un deterrente per convincere Putin a trattare. Se la storia ha un valore, allora, proprio noi italiano dovremmo ricordare che furono proprio le sanzioni imposteci a spingere l’Italia verso la Germania nazista. Quindi, ho l’impressione che sia un calcolo profondamente errato. Sì, perché, innanzitutto, ci saranno le ritorsioni russe bloccando altre importazioni dall’Ue e mettendoci ancor più in crisi economica. E se decidesse Putin di bloccare anche i rubinetti del gas? Inoltre, insistere in certi atteggiamenti significa gettare ancor più la Russia verso l’Asia, accentuando quella realtà eurasiatica che già sta trovando fatti concreti come l’accordo Cina-Russa per la fornitura di gas per molti miliardi di dollari a Pechino. Nè la ritorsione finanziaria europea rimarrà senza risposta, considerando già le premesse degli attacchi informatici contro le banche Usa.

No, stiamo portando avanti una politica sbagliata con la follia di rischiare una vera guerra nel cuore dell’Europa, Dio ce ne scampi, mentre già gli estremisti islamici costituiscono una minaccia evidente, una minaccia contro la quale dovremmo, semmai, chiedere anche l’intervento russo.

Non sarebbe meglio avanzare, giovedì o venerdì, una proposta concreta di mediazione per l’Ucraina, forti della nostra esperienza istituzionale sull’autonomia di area dove le minoranze nazionali sono maggioranza? L’esempio di regioni spagnole, delle nostre Alto Adige, Trentino e Val d’Aosta e di altre esperienze europee potrebbe costituire quella soluzione politica che il segretario generale dell’Onu invita a ricercare. Credo che Putin potrebbe accettare una simile proposta che l’Ucraina difficilmente sarebbe in grado di rifiutare.

Scomparirebbero, così, i minacciosi e assurdi venti di guerra, rilanciando – come la stessa Mogherini auspicava avvenisse- quel partenariato Mosca-Bruxelles che può portare solo vantaggio ad una Unione Europea che non riesce a scuotersi dalla morsa recessione-deflazione.

Le guerre di principio lasciamole fare agli americani, anzi diciamogli chiaramente di non intromettersi nei problemi che riguardano l’Europa, non lasciamoci coinvolgere ne emotivamente, ne per chiari scopi personali.

Per quel che riguarda la signora Mogherini, utilizzi la forza del suo dicastero per fini più nobili, conscia del valore del Paese che rappresenta, magari impegnando non solo la sua persona ma l’intero governo per riportare a casa i due marò, chiudendo quella vergognosa vicenda che ci sta portando verso il ridicolo di fronte a tutto il mondo.