QUANDO LE FAKE DIVENTANO BALLE – Il momento triste dell’uomo del nulla.

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Che tristezza leggere certi post dopo aver sentito l’uomo del nulla che ora è diventato talmente arrogante e tronfio da potersi permettere di sparare balle (parola che rende molto più l’idea che Fake) da quei, non più piccoli, schermi che rimbombano dentro le nostre case, in particolar modo in questi drammatici giorni di assedio da coronavirus.
Intanto è veramente superare ogni minima rappresentazione di educazione e buonsenso occupare spazi e approfittare per invadere le case dei cittadini con prepotenza, quelle case di quei cittadini che per poter tenere accesa la tv pubblica pagano profumatamente un canone che, sarebbe meglio definire “imposta” sulla TV di Stato.
L’uomo del nulla, ormai spavaldo, favorito addirittura dalla più grande disgrazia che ha colpito il nostro pianeta, è convinto che a lui tutto è permesso. Spesso i suoi sostenitori intervengono ovunque trovino un pochino di spazio considerando coloro che non la pensano come loro come “fascisti”: sciocchi, se avessero la facoltà di un briciolo di riflessione in quella loro mente ricorderebbero, o meglio, se andassero a vedere quella storia che tanto cara è al loro nuovo mentore, che il fascismo fu un partitino di minoranza in Parlamento e nel Paese, ed il suo capo, per elezione occupava uno scranno a seguito di un voto democratico e se riuscì a divenire ciò che è stato, lo si deve alla ignominia di coloro che divennero famosi come aventiniani.
Ma i nostri che tanto plaudono alla grande faccia di bronzo che ieri sera ha occupato circa mezzora del nostro tempo per, non solo raccontare pressochè nulla, ma addirittura insultare gli avversari raccontando quelle che pocanzi ho definito balle. Ma, la cosa più tragica è che alcuni, fra i tanti, che si dicono professori e giornalisti, si beano delle parole del nulla senza neppure andare fare un piccolo riscontro di date per verificare, sia l’uno che l’altro, che tutto corrisponda e non possano avere motivo di smentita.
Al giornalista che se lo è, consiglierei di leggersi almeno una volta velocemente il nostro codice etico, le notizie si verificano prima di divulgarle e per questo mi permetto, così, per suo uso esclusivo di riportare solo una piccola ricostruzione veloce dell’AGI (Agenzia Giornalistica Italia), augurando buona lettura.
AGI – Agenzia Italia
Qual è la storia del Mes e da quanti anni se ne parla
11:28, 12 dicembre 2019
di Pagella Politica Di Agi
Da quanti anni se ne parla? Abbiamo ricostruito la sua vicenda e come si è arrivati al dibattito di oggi. OIKONOMOU / AFP
L’11 dicembre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha tenuto in Parlamento le comunicazioni in vista del Consiglio europeo del 12 e 13 dicembre. Nel suo intervento (qui il testo integrale), Conte ha parlato della riforma del Mes (il Meccanismo europeo di stabilità, Esm nella sua sigla inglese) – criticata dalle opposizioni, e non solo – difendendo l’operato del suo governo.
Ma qual è la storia del Mes? Da quanti anni se ne parla? Abbiamo ricostruito la sua vicenda e come si è arrivati al dibattito di oggi.
La crisi del 2010
“Una nuova crisi economica, nata in casa, ha colpito l’Europa nel 2010, che già allora stava soffrendo l’agitazione finanziaria che era arrivata dagli Stati Uniti a causa della crisi dei mutui subprime del 2008-2009”. Esordisce così la sezione del sito ufficiale del Mes dedicata alla sua storia.
“I mercati iniziarono a dubitare di alcuni Paesi, chiedendo loro tassi di interesse più alti”, spiega il sito del Mes. “Alla fine, l’impensabile iniziò ad accadere nel 2010. Alcuni Paesi iniziarono a perdere l’accesso ai mercati. Avevano bisogno di un aiuto; la Grecia fu la prima a chiederlo. Lo Stato ricevette così prestiti bilaterali dagli altri Paesi dell’Eurozona”.
È quasi dieci anni fa, dunque, che si poggiano le basi di una delle questioni che sta agitando il dibattito politico italiano delle ultime settimane.
“I primi di maggio 2010, sull’onda dell’emergenza determinata dalla crisi del debito sovrano greco, l’Ecofin [il Consiglio europeo di Economia e finanza] delibera la creazione (…) di due strumenti temporanei di assistenza per gli Stati membri della zona euro in condizioni finanziarie critiche: il Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria (Efsm) e il Fondo europeo di stabilità finanziaria (Efsf)”, spiega un dossier del Senato di aprile 2012 sul disegno di legge per la ratifica del Trattato che, nello stesso anno, istituì il Mes e che analizzeremo meglio in seguito.
Vediamo prima brevemente che cosa erano questi due meccanismi temporanei, per capire meglio come si è arrivati alla creazione dell’attuale Meccanismo europeo di stabilità.
Gli strumenti temporanei pre-Mes
I due “strumenti transitori di stabilizzazione finanziaria” in questione – così come li chiama il dossier del Senato – sono stati istituiti in una riunione dell’Ecofin del 9-10 maggio 2010 per “preservare la stabilità finanziaria in Europa”, spiega il comunicato stampa dell’incontro avvenuto all’epoca a Bruxelles.
L’operatività di entrambi era stata pensata per durare tre anni, con risorse complessive pari a un massimo di 500 miliardi di euro.
L’Efsm (Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria) era un fondo europeo con una capacità massima di prestito pari a 60 miliardi di euro, la cui struttura patrimoniale era garantita dal bilancio comunitario dell’Ue. Queste risorse non andavano utilizzate in modo indipendente, ma nell’ambito di un pacchetto di prestiti erogati insieme all’altro strumento transitorio, l’Efsf (Fondo europeo di stabilità finanziaria).
Quest’ultimo ha invece una struttura patrimoniale garantita dagli Stati dell’Eurozona e una capacità di prestito pari a 440 miliardi di euro.
Entrambi questi strumenti erano nati come temporanei e sono intervenuti per aiutare Paesi come Irlanda, Portogallo e Grecia. Sono stati sostituiti appunto dal Mes, pensato invece come strumento permanente (anche se l’Efsf continua a esistere come entità legale e condivide con il Mes sede e personale).
La nascita del Mes
Inizialmente, come ricostruisce il dossier del Senato, l’idea di creare uno strumento che sostituisse quelli temporanei per gestire la crisi economica dell’Eurozona è arrivata nel Consiglio europeo del 28-29 ottobre 2010.
Come si legge nelle conclusioni pubblicate dal Consiglio al termine dell’incontro, l’intenzione era quella di introdurre un meccanismo permanente verso la metà del 2013.
“Nel luglio 2011, al termine di una fase di trattativa tra gli Stati aderenti, si giunge ad un accordo”, spiega il dossier del Senato. “Un accordo successivo ha riguardato l’anticipazione di un anno l’entrata in vigore del Mes, stabilendo che questi inizierà ad operare dal luglio 2012 (anziché nel 2013)”.
Il Trattato che ha istituito il Meccanismo europeo di stabilità (il Mes, appunto) è stato firmato il 2 febbraio 2012 dagli allora 17 Stati membri della zona euro (a cui si sono aggiunti poi Lituania e Lettonia), per poi diventare operativo l’8 ottobre 2012.
Questa firma era stata però possibile dopo una riforma dei trattati fondamentali dell’Unione europea. Il Consiglio europeo del 24-25 marzo 2011, infatti, era giunto all’accordo di cambiare il Trattato sul funzionamento unico dell’Ue (il Tfue), e in particolare l’articolo 136, a cui era stato aggiunto il seguente paragrafo: “Gli Stati membri la cui moneta è l’euro possono istituire un meccanismo di stabilità da attivare ove indispensabile per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme. La concessione di qualsiasi assistenza finanziaria necessaria nell’ambito del meccanismo sarà soggetta a una rigorosa condizionalità”.
Come spiega un dossier della Camera dei deputati del 29 novembre 2019, “qui sta l’originalità del Mes il quale, pur avendo la natura di organizzazione intergovernativa, trova comunque la sua base giuridica nel Tfue”.
I voti sul Mes
Vediamo che cosa successe in Italia. Il disegno di legge intitolato “Ratifica ed esecuzione del Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (Mes)” (qui il testo integrale) è stato presentato in Senato il 3 aprile 2012, due mesi dopo la firma del Trattato.
Il voto favorevole di Palazzo Madama è arrivato poi il 12 luglio 2012, mentre l’approvazione definitiva è stata data dalla Camera una settimana dopo, il 19 luglio 2012. All’epoca era in carica il governo tecnico di Mario Monti.
A Montecitorio, come ha tenuto traccia Openpolis, il via libera alla ratifica è stato dato con 325 voti favorevoli, 53 contrari, 36 astenuti e 214 assenti. Tutti i 168 deputati del Partito democratico presenti votarono a favore, così come 83 parlamentari del Popolo della libertà, 30 dell’Unione di Centro e 14 di Futuro e libertà.
La Lega (con Roberto Maroni segretario) fu l’unica a votare contro (51 no), insieme a due voti ribelli all’interno del Pdl (Guido Crosetto e Lino Miserotti). Il giorno della votazione, la futura leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, all’epoca deputata del Popolo della libertà, era invece assente.
Il dibattito sulla riforma
Le spinte degli ultimi anni per riformare l’Unione europea e alcuni suoi meccanismi hanno interessato, negli ultimi anni, anche il Mes, e questo è il motivo per cui se ne parla di nuovo ora, parecchio tempo dopo la sua istituzione. Il 6 dicembre 2017 – cinque anni dopo l’istituzione del Mes – la Commissione europea ha presentato una proposta di regolamento per trasformare il Mes in un Fondo monetario europeo (Fme).
L’idea, spiega il dossier della Camera, rientrava “nell’ambito di un pacchetto di misure volto a riformare l’Unione economica e monetaria”, ma è stata poi accantonata. Il Consiglio europeo del 13-14 dicembre 2018 ha deciso invece di dare il mandato all’Eurogruppo (un organo informale in cui si riuniscono i ministri degli Stati membri della zona euro) per trovare un accordo di riforma del Trattato sul Mes.
L’intesa è stata raggiunta circa sei mesi dopo, il 14 giugno 2019: il giorno dopo il quale il presidente dell’Eurogruppo Mario Centeno – e ministro delle Finanze del Portogallo – ha mandato una lettera al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, con i principali contenuti della riforma.
Una settimana dopo – il 21 giugno – si è incontrato poi il Vertice euro (che riunisce i capi di Stato o di governo dei Paesi della zona euro per fornire orientamenti strategici sulla politica economica della zona euro) che ha chiesto all’Eurogruppo di proseguire i lavori per trovare a dicembre 2019 un accordo definitivo e complessivo sulla riforma del Mes.
Dopo le critiche nate in Italia nelle ultime settimane (analizzate nel dettaglio in un nostro fact-checking del 21 novembre scorso), l’Eurogruppo ha deciso di rinviare questa scadenza a gennaio 2020.
Conclusione
Il Mes è nato ufficialmente nel 2012, ma già a fine ottobre 2010 si erano mossi i primi passi in sede europea per creare un meccanismo stabile di sostegno ai Paesi in crisi, che sostituisse due strumenti temporanei avviati per affrontare le difficoltà finanziarie di inizio 2010e trist